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Inaugurazione mostra antologica
Francavilla a mare, 24 gennaio 2004
Presentazione critica:
prof. ANNA DELL'AGATA
docente di Storia dell'Arte, Critico e Artista
Ringrazio tutti i presenti, le autorità ospitanti di Francavilla e il capo di casa, Dott. Aldo Gnoli, direttore di un Museo così prestigioso, scrigno di due grandi capolavori di Michetti, bello per spazi e posizione sul mare, che merita la massima considerazione delle Istituzioni, per valorizzare il suo notevole potenziale. In tal senso formuliamo auguri speciali.
Ringrazio l'artista, Claudio Bonanni, senza la cui opera non saremmo ora qui riuniti e la funzionaria della Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea, Dott.ssa Angela Rorro, che me lo segnalò in primavera, come artista tecnicamente originale e interessante; lei avrebbe voluto essere qui oggi, ma è dovuta partire in missione per Arte Fiera a Bologna. A monte di tale contatto, c'è un geniale maestro della storia dell' Arte e amico, Corrado Maltese, di cui Angela è stata allieva, il quale, come molti sanno ha dedicato studi e ricerca innovativi nella tangenza Arte Scienza, per cui in baricentro c'è proprio il discorso sulla tecnica e la cultura materiale. Ringrazio infine la sig.ra Anna Cutilli per quella felice frase: "Nelle vene del legno, la linfa dell'arte" titolo di un suo articolo ripubblicato nel catalogo e divenuta sigla della mostra attuale.
Originale è la tecnica, che ha incuriosito tutti e di cui abbondantemente si parla nel catalogo e nelle sale, dove è leggibile la nota "Pittura a risalto" dello stesso pittore, originale è l'evento e originale anche è il mio ruolo qui di critico, che per troppo amore dell'arte e umile, da una vita la vuole abbracciare a 360 gradi.
Un distinto signore, che non si è mai interessato di Arte e non mi risulta che se ne stia interessando, in età matura converge le sue energie ed esperienze di restauratore di mobili e armi antiche, per creare i suoi quadri, in maniera del tutto inconsapevole, inventando con la tecnica un suo stile. Un autentico náif, ma su questo torneremo a riflettere.
Quello che dobbiamo riconoscere prima di tutto è che l’oggetto prodotto, con l'assemblaggio e trattamento pittorico, con colori specifici e tinture impregnanti, di legni pregiati fino alla laccatura finale, dà una garanzia di durata nel tempo praticamente illimitata, a meno che non intervenga un'accetta intenzionale o un fuoco divoratore. Sicuramente gli esegeti del terzo millennio conserveranno gelosamente queste opere, che, nell'era della rivoluzione informatica e del virtuale, testimoniano la sopravvivenza della pazienza e abilità del lavoro manuale, che scavalca la logica consumistica contemporanea. Sottolineiamo con un certo respiro questa garanzia di solida durata, di fronte alle mode del precario e del brutto, in molti rami estenuati della secolare tradizione delle avanguardie, del concettuale, degli happening, eventi senza oggetto, di fronte alla civiltà informatica, moderno eden del bene e del male, che nutre la più ampia libertà di menzogna e moltiplica in funzione esponenziale trash e banalità, in poche sinapsi di autentico e Vero.
Ho detto nel testo del catalogo, che Bonanni è un artista nel senso classico ed etimologico del termine: la radice ar in sanscrito significava fare, arte come fare speciale, equivalente alla técne dei Greci. Per abbreviare, mi cito, alla fine di pag .1: "Posto di fronte alla costruzione di un quadro figurativo, l'artista, per prima cosa, fa un disegno, perciò già vincola il risultato a quella definizione mentale e grafica, diversamente da gran parte della tradizione artistica moderna, in cui l'artista inventa e modifica facendo, (Picasso dirà che il quadro è il risultato di distruzioni) e perciò l’artista?artifex Bonanni si inscrive in un concetto classico del fare e non romantico, per semplificare interessanti discorsi di critica, estetica e storiografia per cui non abbiamo qui spazio e tempo.". Rispettare fino alla fine il progetto, nel suo disegno originale, significa non ammettere pentimenti; infatti la stessa tecnica con le lacche è irreversibile nel suo farsi, poiché la lacca impedisce ulteriori assorbimenti. Un'altra cosa è originale e leggo nella prima pagina: "... possiamo dire che l'artista, salvo l'iniziale omaggio ai cani, percorre in senso inverso il più comune iter di ricerca, partendo dall'astratto per approdare al figurativo..." paesaggi e satira di costume e sociale.
Ancora di sapore classico è la qualità del suo comporre; torno al mio testo: "Nei paesaggi lo spazio è ampio e nello stesso tempo ben controllato su una centralità che organizza la composizione nella ritmica dei piani convergenti o in fuga (pag 2 a metà)., e ancora: "..compone in modo semplice e questa composizione, negli elementi del racconto, è sempre equilibrata, legata nei piani intermedi da un buon rapporto.". Perciò anche per questo, Bonanni è un naïf originale. Mentre le stereotipie lo inquadrano chiaramente, certi quadri possono non distinguersi da un fare arte più comune e consapevole. Ho invitato qui una pittrice naïve di Atri, Giuseppina Corradi, la quale è talmente consapevole della sua scelta naïve, di stilemi riduttivi a fantocci in maschera espressionista, da accompagnare, in doppio messaggio, ogni quadro con una poesia; anche per lei l'ambiente dei suoi sceneggiati è per lo più l'antico mondo rurale.
Dando un'occhiata alle voci pertinenti della Enciclopedia Universale dell'Arte , penso che la storiografia sui naïfs debba ancora maturare per inquadrare e orientare gli amanti del genere. Nella voce Primitivi, è riunito un ventaglio differenziato di ambiti e correnti: naïfs veri e propri, cioè pittori della domenica, pittori francesi e tedeschi innamorati del mito del buon selvaggio, Fauves e quelli di Kandinsky del Cavaliere Azzurro, artisti colti e raffinati, che, suggestionati dalle nuove teorie psicanalitiche, vanno a copiare i disegni dei bambini, (Paul Klee), l'arte esotica africana dei cubisti, (siamo nella prima metà del XX secolo), l'arte popolare; poi ci sono i naïfs americani dal settecento, cui accennammo sabato scorso, capitolo nuovo e tutto da scoprire, c'è Rousseau, grande maestro della pittura, assolutamente personale, ribelle ai canoni del naturalismo accademico e per questo amato da Apollinaire, Picasso e altri; la tradizione dei naïfs jugoslavi, anni '70, con la sua vocazione al decorativo gioioso, memore delle profonde radici bizantine dei Balcan. A proposito del rapporto negrismo?cubismo, voglio ricordare il geniale compianto Nicola Ciarletta, il quale per spiegare lo spirito classico del cubismo, echeggiante i codici dell'arte africana, niente affatto selvaggi, ma rigorosi ed essenziali nella costruzione dei volumi in diedri, citava il quadro di Ingres, pittore neoclassico, “Il sogno di Ossian”, composto nei ritmi geometrici di una asciutta dicromia onirica.
Dovendo piazzare Bonanni nell’area naïve, possiamo senz'altro opporlo ai naïfs gioioso decorativi, per avvicinarlo meglio a uno stile naïf di sapore nordico espressionista; basta considerare le sue figure tagliate squadrate dai coltellini nel tiglio, con facce di maschera a ghigno, quasi sprizzassero un veleno esistenziale. Leggo nell'ultima pagina del mio testo: "... un quadro impressionante: "Gli Spiriti": in una stanza, a parallelepipedo aperto, disegnati in dicromia bianco marrone scuro, tre spettri spaurano, come mummie in bozzoli.". Claudio Bonanni diventa più lirico, quando esce dalla satira di costume e sociale e lascia le sue "marionette" agitate e contratte nel teatro del mondo, quando descrive paesaggi e i grandi eventi della natura, acque, valli, monti e astri. Vi leggo solo un punto, a pag .2:"Gli orizzonti sono più spesso luminosi di sfumature abbracciate di rosa e aranci, come nella pittura veneta e i cieli salendo trascolorano in grigi caldi o da violetti ai verdi turchesi; le grandi distese d'acqua sono d'un blu azzurro terapeutico, che distende e cattura, reso ancora più prezioso dalla lacca, …Ne "L'alba", un cielo giallino e poco rosa avanza su un blu inchiostro chiaro, mentre nei campi le venature del legno dicono di coltivazioni rosso lacca.".
Recuperando l'interrogativo che Bonanni mi poneva mesi fa: “Ma sono veramente naïf?" vorrei ora passare a lui la parola con altri due interrogativi:”Lei, come artista, nel fare, vive una gratificazione di piacere, una sublimata libido sensoriale delle forme e dei colori?" e ancora: "Come è cambiato il rapporto interpersonale nel sociale e nel privato, presentandosi ora come pittore, invece che rappresentante e capitano d’industria nel commercio?".
Rinvio su alla mostra, davanti alle opere, altri discorsi e osservazioni.
Alla fine dell'inaugurazione e presentazione dell'artista Bonanni, la musicista Astrea AMADUZZI ha omaggiato il folto pubblico presente con un canto medievale.
Istantane inaugurazione del 24 gennaio 2004
(cliccare sulle foto per ingrandirle)
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