Cenni sugli scambi commerciali tra il Fermano e le Puglie nel Medioevo

1. Premessa
Come noto, i documenti a nostra disposizione concernenti gli insediamenti portuali nel Fermano, e le correnti di traffico facenti capo a loro, non sono per niente numerosi né per il medioevo né per i secoli successivi, almeno fino al '700.
Hagemann ha messo in luce un documento della biblioteca di Fermo, già segnalato da Tabarrini ma trascurato per lungo tempo a causa della classificazione impropria attribuitagli. (1)
Si tratta dell'ormai ben noto trattato del 1225 tra Fermo e Termoli, che trae spunto dalla definizione del contenzioso relativo alla sparizione di beni e merci appartenenti a mercanti termolesi e stabilisce un vero e proprio accordo commerciale tra le due città.

2. Il trattato tra Fermo e Termoli
Gli studiosi di cose grottammaresi devono molto ad Hagemann che, con la divulgazione di questo accordo, ha permesso di stabilire che, in quegli anni, le navi termolesi dirette nel Fermano potevano fare scalo soltanto a Grottammare e a Porto S. Giorgio.
Per ragioni di spazio, si stralcia solo il passo riguardante direttamente gli approdi piceni: "Conventum est inter eos (i contraenti) quod nullum portum Termulenses faciant a Trunto usque Potentiam, nisi in Gruptis et in Sancto Georgio". (2)
Alcune frasi del commento di Hagemann sono molto significative. Dopo aver illustrato la situazione politica dei territori litoranei della Marca Anconitana tra il Tronto e il Potenza, su cui Fermo esercitava un dominio orgoglioso e insofferente di qualsiasi limitazione, l'autore riconosce che "mancano informazioni precise sull'ampiezza del commercio fermano e sulle merci acquistate e vendute nel traffico con l'oltremare" (3), e che alcune notizie sulla materia sono rintracciabili in documenti dell'Archivio di Stato di Venezia, peraltro pubblicati da Cessi e da Schaube. (4)

3. I quaderni del portulanato di Barletta
Notizie frammentarie, ma pur sempre utili alle nostre Ricerche, si possono desumere dalla consultazione di documenti originati in altri territori, in particolare nel Regno di Napoli, anche se, purtroppo, molti di loro sono andati perduti a causa degli eventi bellici che hanno provocato la distruzione delle carte della Cancelleria Angioina, già conservate nell'Archivio di Stato di Napoli.
Si ha modo d'integrare il materiale, cui si riferisce Hagemann, ricorrendo al volume di Nicolini, che fornisce un contributo particolarmente interessante per il nostro assunto.(5)
Questo autore, infatti, ha avuto modo di consultare i fondi archivistici angioini prima che venissero distrutti e li ha parzialmente trascritti. L'operazione si rivelò molto difficoltosa, a causa delle mediocri condizioni di conservazione degli originali, due quaderni del portulanato di Barletta. Le pagine presentavano molte corrosioni e screpolature, la scrittura spesso era inintelligibile. Nicolini non è più riuscito ad effettuare la revisione della trascrizione, a causa della distruziona dell'archivio, e nel 1972 ha dato alle stampe i testi copiati anni prima.
Si ritiene opportuno tornare ancora a ciò che scrive Hagemann: "Per i successivi decenni dei secoli XIII l'Archivio Diplomatico di Fermo ci offre materiale piuttosto ricco sul commercio svoltosi nell'Adriatico, specialmente con Venezia e coi possedimenti veneziani sull'altra sponda, p. e. con Zara, ma purtroppo ci mancano documenti sulle relazioni commerciali con il Regno di Sicilia." Soltanto alcuni atti dell'epoca di Manfredi ci permettono di arrivare alla conclusione che certamente, anche se manca la relativa documentazione, i legami commerciali tra Fermo e le città costiere dell'Abruzzo e delle Puglie non s'interruppero mai." (6)

Una conferma, sia pure parziale, di queste parole si ricava proprio dai quaderni del portulanato di Barletta, dove sono registrate le principali indicazioni relative al commercio di quel porto dal 27 marzo 1303 al 24 aprile 1304.
Sono passati circa 80 anni dalla data di stipula del trattato citato da Hagemann. (7)
Si ha così notizia sulla data dei movimenti, sui nomi dei mercanti, sulle quantità e sulle destinazioni delle merci imbarcate, sui battelli impiegati per il trasporto e sui nomi dei fideiussori delle operazioni. Tra le merci prevale il grano, ma non mancano orzo, fave, ceci, olio ed altre merci "licite". Tra le navi impiegate sono menzionate la galea, il panzone, il panzoncello, la barca, la marsiliana, la terida, la terida parva. (8)
I commercianti per la maggior parte sono veneziani, ma non mancano fiorentini, ragusei e regnicoli. Il traffico è rivolto soprattutto a porti della Serenissima, sia sulla costa orientale sia sulla occidentale del golfo di Venezia.
Non mancano registrazioni di scambi con alcune località della Marca. Se ne contano 11, delle quali ben 7 interessano i porti del Fermano. Li trascriviamo:
- 8.6.1303: da Barletta partono 142 salme di frumento, dirette a Romanum, Civitanova e Cervia;
- 21.6.1303: da Barletta partono 295 salme di frumento, dirette a Romanum, Ravenna, Cervia, Fermo, Trieste, Venezia, etc.;
- 27.6.1303: da Barletta partono 445 salme di frumento, dirette a Fermo;
- 12.8.1303: da Barletta partono 60 salme di frumento dirette a Fermo e a Grieculam (?);
- 22.3.1303: da Barletta partono 50 salme di orzo dirette a San Benedetto;
- 4.11.1303: da Barletta partono 100 salme di frumento dirette a San Benedetto e a Gertulam;
-16.11.1303: da Barletta partono 100 salme d'orzo dirette a San Benedetto.
Nessun dubbio di lettura per quanto riguarda Fermo, Civitanova e San Benedetto. Per Romanum Nicolini suggerisce l'interpretazione Rimini. Nulla invece propone per Grieculam, cui fa seguire un punto interrogativo, e Gertulam.
In realtà la decifrazione era stata tanto difficoltosa da indurre Nicolini a chiedere la collaborazione di altri studiosi per dissipare alcuni dubbi.
In proposito si ritiene plausibile proporre Gructam come toponimo corrispondente a Grieculam e a Gertulam. La proposta scaturisce da considerazioni di vario genere:
- Filologiche: tra le tante possibili e probabili deformazioni di Gructam (o Gruttam), dovute alla pessima scrittura dello scrivano ed alle cattive condizioni dei quaderni, sembrano accettabili sia Grieculam, sia Gertulam.
- geografiche: Grieculam e Gertulam sono abbinate a Fermo e a San Benedetto per due spedizioni tra le più modeste di quelle segnalate, tanto da far supporre che la località sia ubicata nei pressi delle altre due;
- commerciali: è stato ricordato in precedenza il trattato fra Termoli e Fermo, che prevedeva lo scalo di barche regnicole solo a Gruptis e a Sancto Georgio: a Gruptis potevano far capo anche altre correnti di traffico provenienti dal basso Adriatico. Da qui discende l'identificazione di Gertulam e Grieculam con Grottammare, che nei tempi passati è stato appellato Crypta, Cryptae Picenae, Le Grotte, Le Grotte a mare, la Grotta a mare, Gruptae, Gructae, ecc.
Purtroppo non è possibile verificare il testo ormai perduto. Si cercherà di supplire speditivamente con altri due controlli.
Il primo è basato sulla lettura di alcune delle tante carte nautiche medievali disponibili: vana risulta la ricerca di Gertulam e Grieculam, nonché di altri toponimi assimilabili, eccetto Grutta e simili. In fig. 1 riportiamo la riproduzione della costa adriatica tratta da una carta del XV secolo. (9)
Il secondo è invece basato sulla consultazione di alcuni testi di corografia e geografia italiana. Non si reperisce nessun riferimento utile per identificare i due toponimi in Cluviero (10) e in Lovisa. (11) Lo stesso dicasi per Martusciello, autore dell'ottocento che abbiamo preso in esame perché fornisce molti dettagli sui luoghi che illustra. (12)
Si può perciò tranquillamente affermare che le due località indicate come Gertulam e Grieculam debbono essere lette Gructam o Gruttam, cioè Grottammare.

4. Uno scambio commerciale con Venezia
A complemento di quanto sopra riportato, anche se il Medioevo è ormai trascorso, si ritiene utile accennare alle vicende di un mercante veneziano del '400, Andrea Barbarico, il cui agente a Fermo è Troilo Pacaron. (13) I rapporti tra i due sono improntati a fiducia e correttezza reciproca, che però vengono a mancare alla morte di Trailo. Andrea sarà costretto a citare gli eredi per avere quanto gli spetta, ed alla fine della vertenza incasserà una buona somma di denaro. Lane cita in particolare una transazione iniziata nel febbraio 1432. Barbarigo incarica Troilo di comprargli 1.000 staia di frumento marchigiano e invia alcuni lingotti d'argento. Il commercio del grano è però soggetto a imprevedibili decisioni restrittive dei governi, conseguenti alle maggiori o minori disponibilità di cereali per motivi legati alla produzione, alla politica e a esigenze commerciali. Di conseguenza il suo prezzo è molto variabile. Due settimane dopo aver dato l'ordine, Andrea, appreso che il prezzo è cresciuto, modifica le disposizioni impartite e chiede a Troilo di destinare parte della somma disponibile per acquistare pellame.
In questa operazione il veneziano investe i ricavi che ha ottenuto con la vendita di stoffe e peltro effettuata nel 1431 in Inghilterra. Il grano dovrebbe essere venduto a Venezia, Bergamo e Brescia. Il pellame, invece, in Fiandra.
Pacaron, che per proprio conto mantiene rapporti con Bologna ed altre piazze, riceve dal suo corrispondente panni inglesi e lingotti d'argento.
Non disponiamo di altri dettagli sull'operazione, né di riferimenti ai porti marchigiani su cui gravitavano gli affari di Barbarigo e Pacaron. Possiamo solo supporre che facessero capo a Porto di Fermo e ad altre località del Fermano.

5. Considerazioni
Prima di concludere, si ritiene opportuno esporre alcune sommarie riflessioni su quanto abbiamo finora esposto.
In passato la Marca Anconitana è stata paese produttore ed esportatore dì frumento. Particolari situazioni potevano però trasformarla in paese importatore, come risulta dai documenti barlettani. A meno che l'acquisto di cereali non costituisse una fase di una transazione complessa, destinata a svilupparsi e concludersi con scambi di altre merci, come quella sopra riferita.
Per quanto riferisce Nicolini, i trasporti che interessano la Marca avvengono con le barche di Ortona e di Ancona. Non si ha alcun'indicazione sull'impiego dì barche del Fermano.
La spedizione del 4 novembre 1303 è effettuata per conto di Leonardo da Termoli, che invia 100 salme di frumento a Grottammare e San Benedetto: è da presumere che il patto del 1225 non fosse rispettato sempre o che fosse ormai superato.
S'incontrano alcune difficoltà ad esprimere con misure moderne le salme di Barletta. Infatti Martini per Napoli risale soltanto fino all'epoca di Ferdinando I d'Aragona e non cita la salma tra le unità di capacità per aridi in uso nel napoletano, che pure contavano una salma per olio di 161,2976 litri, né tra quelle d'Ancona, Ragusa e Venezia. (14) La si trova invece a Palermo, capitale del Regno di Sicilia, e quindi anche delle Puglie al tempo degli Svevi, dove era impiegata prima del 1809, con valore diverso a seconda della materia in oggetto:
- salma per orzi, legumi e frutta secche = 343,861 litri;
- salma per frumenti = 275,089 litri.
Risulta perciò che 100 salme di frumento corrispondono a 27,5 metri cubi, equivalenti a circa 20 tonn., mentre 100 salme d'orzo equivalgono a 34,4 metri cubi ed a circa 23,3 tonn.
Il risultato così ottenuto, sia pure approssimativo, fornisce indicazioni sulla capacità di carico dei legni impiegati nel cabotaggio adriatico, che appaiono compatibili con le caratteristiche del naviglio dell'epoca.

6. Conclusioni
Da quanto abbiamo detto scaturisce una conferma, sia pur limitata, della persistenza del traffico tra Marche e Puglia nel Medioevo, postulata da Hagemann.
Si ritiene inoltre che Grottammare e il suo porto, già oggetto nel 1225 d'interesse da parte della città di Fermo e legato nel 1303 ai traffici in partenza da Barletta, abbiano svolto nei secoli passati un ruolo, di cui sarebbe interessante determinare le caratteristiche e l'effettiva importanza.
E' perciò molto importante proseguire l'opera di ricerca e d'individuazione delle fonti e dei testi da cui trarre la maggior copia possibile di dati relativi al commercio tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli, sia nell'epoca medievale sia in quelle successive.

NOTE
1 - W. HAGEMANN, Un trattato del 1225 tra Fermo e Termoli finora sconosciuto, in Studi in onore di Riccardo Filangieri, voll. 3, Napoli, 1959. Per quanto attiene Tabarrini, v. Vol. I, pp. 175-176.
2 - W. HAGEMANN, cit., vol. I, pp. 185 e segg.: " (...) et quacumque barca vel lignum de ista senaita (confine) a Tenna ad civitatem Firmanam et usque ad castrum S. Benedicti apblicabit et scarcabit et traheret res in terram ad portum Termul(arum) et a portu Termul(arum) usque ad Campomarinum (...) Item conventum est inter eos, quod nullum portum Termolenses faciant a Trunto usque Potentiam, nisi in Gruptis et in Sancto Georgio (...) Ex parte Silvestri nomine et vice communi Termul(arum) conventum et pactum est Gentil(i) Bonifilii recipienti pro commune Firmi et perditoribus Firmi, quod quicumque de Termulis per terram ad Gruttas et Sanctum Georgium vel ad civitatem Firmi vener(it), ut supra dictum est de Firmanis, et quacumque barca seu aliud lignum ad predicta loca, scilicet ad portum Gruttarum et Sancti Georg(ei), cum omnibus similibus mercibus et in predictum modum applicabit, secundum quodä superius scriptum est (...) "
3 - W. HAGEMANN, cit., p. 179.
4 - W. HAGEMANN, cit., p. 179 nota 15.
5 - N. NICOLINI, Sui traffici navali barlettani dal marzo 1303 all'aprile 1304, estratto da Studi di storia pugliese in onore di Giuseppe Chiarelli, vol. I, Galatina 1972.
6 - W. HAGEMANN, cit., pp. 183-184.
7 - N. NICOLINI, cit., p. 608.
8 - N. NICOLINI, cit., pp. 611-632. Opere sulle barche adriatiche sono state curate da M. MARZARI.
9 - K. KRETSCHMER, Die Italienische Portolane des Mittelalters, Berlino, 1908.
10 - P. CLUVIERO, Italia Antiqua ... contracta opera I, BUNONIS, 1665.
11 - D. LOVISA, Il proprinomio historico, geografico e poetico, Venezia, 1713.
12 - F. MARTUSCIELLO, L'Italia illustrata, voll.3 Napoli, 1871.
13 - F. C. LANE, I mercanti di Venezia, Torino, 1982. Sarebbe interessante appurare se questo Pacaron appartenesse alla famiglia dei conti Paccaroni, tra i quali ricordiamo Francesco, promotore della costruzione della raffineria di zucchero a Grottammare nel 1825.
14 A. MARTINI, Manuale di metrologia, Torino, 1883 (ma Roma, 1976, edizione anastatica).

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