Censori all'opera
L'11 febbraio 1840 la Delegazione Apostolica di Fermo informa il cardinal Lambruschini, Segretario di Stato, che «dato in luce dal Tipografo Jaffei di Ripatransone, con i debiti permessi, il Dramma sull'assedio di quella Città sostenuto nel Secolo XV, mi affretto di umiliarlo all'Eminenza Vostra Reverendissima, nell'atto stesso, in cui ho ordinato a quel Governatore locale di non permetterne la ripetizione su quelle Scene, per le cose che si dicono, e si scorgono asteriscate. Ove poi l'Eminenza Vostra Reverendissima nella somma sua Saggezza non ravvisasse necessaria l'adottata misura, attenderò di conoscere le Superiori sue determinazioni per uniformarmivi (...) » (1)
Il presule riconosce che «saggia è stata la disposizione data da V.S.I. perche non fosse permesso di ripetere nelle scene in Ripatransone il Dramma nell'assedio sostenuto da quella Città nel secolo XV (...) » ed approva la decisione del Delegato fermano. (2)
Immediata e ovvia la reazione, come appare dalla lettera firmata dal consigliere conte Giacomo Bulgarini: «Il Capo-Comico Filippo Schiavone, a mezzo del Governatore di Ripatransone, mi ha chiesto il permesso di dare alla stampa, e fare rappresentare dalla Comica Compagnia da lui diretta in quel Teatro Comunale, la Tragedia, che mi affretto di umiliare all'Eminenza Vostra Reverendissima, la quale benchè licenziata dalla revisione Ecclesiastica, nulla meno per le cose che in più luoghi si dicono, non ho trovato di annuire alla dimanda dello Schiavone, senza prima conoscere le Superiori determinazioni dell'Eminenza Vostra Reverendissima, alle quali mi uniformerò soltanto (...)» (3)
Probabilmente la risposta alla prima lettera, dalla quale abbiamo tratto lo stralcio soprariportato, non era ancora arrivata a Fermo, perché Bulgarini aggiunge soltanto qualche notizia su chi si era fatto promotore della rappresentazione e della stampa della tragedia ma non fa cenno dell'approvazione del suo operato già espressa dalla Segreteria.
Lambruschini, prima di rispondere a quest'ultimo foglio, invia il dramma al Governatore di Roma, che è anche il Direttore Generale di Polizia, per avere un suo parere. (4)
La risposta è abbastanza sollecita ma non consente la diffusione di quello scritto, come si rileva da due paginette intitolate "Osservazioni sulla Tragedia Virginia Ripana" ed allegate alla lettera spedita dal Governatore di Roma, Vannicelli: «Che-che ne dicano i Libri Conciliari di Ripatransone, e oltre il Colucci, gli altri storici contemporanei, Francesco Sforza, Signore di Fermo prese con inganno Ripatransone (Cupra-Montana). Lo storico Colucci poi narra purtroppo il fatto della Giovane (nuova Virginia) uccisa dal proprio Padre per sottrarla alla violenza degl'invasori, ciò che ha somministrato argomento alla Tragedia, che ho l'onore di ritornare. Secondo il Colucci non era purtroppo allora Incursione Spagnola in Italia; ma sì bene trovavansi alcuni spagnoli commilitanti al soldo dello Sforza; e non erano false lettere di Leone X. chiamanti l'Esercito spagnolo in Italia. Mà sussistendo pure istoricamente ambedue questi avvenimenti principali, in causa de quali nascesse l'incidente tragediato, io in quanto a me tanto meno reputo espediente sotto il rapporto politico accordarne il permesso per la stampa (...) » (5)
Il cardinale Lambruschini concorda con il censore: «Dall'esame che è stato fatto dalla Tragedia che ritorno a V. S. I. qui unita si è rilevato che con tutta ragione Ella si è ricusata dell'annuire alla domanda del Capo-Comico Filippo Schiavano di darla alle stampe e di farla rappresentare nel Teatro Comunale di Ripatransone (...) Rendo li ben dovuti elogj al di Lei zelo (...) » (6)
E' stata presa in esame la busta 402 dell'Archivio Storico Comunale di Ripatransone. (7)
Considerazioni
- L'autore
Dalla corrispondenza esaminata risulta che l'autore del dramma censurato è Filippo Schiavone. Nelle opere biobibliografiche sulla letteratura italiana consultate non s'è trovata nessuna notizia su di lui. (8)
Ne fa cenno, invece, Gaetano Moroni nella voce dedicata a Ripatransone nel suo monumentale Dizionario: «Nel pontificato di Leone X una forte armata spagnola diretta dalle Marche verso il Regno di Napoli, che Colucci dice sotto la condotta del duca di Borbone, ad onta delle precauzioni prese dal comune (di Ripatransone), cadde in errore di crederla amica del Papa, e vere le sue lettere per le quali fu accordata ospitalità a' 27 ottobre. Invece la truppa dopo essere stata lautamente trattata dai ripani, riscaldata forse dal vino si abbandonarono ad eccessi di ogni sorte. Fu depredato il Monte di Pietà e le Case dei Cittadini, alcuni de' quali furono uccisi, ed altri portati via per ostaggio ad oggetto di carpir denaro. Vi fu un infelice padre, che non potendo togliere dalle mani dei militari l'unica sua figlia nubile, preferì di ucciderla anzichè vederla vittima della loro insolenza, rinnovando la terribile catastrofe colla quale L. Virginio immolò la propria figlia Virginia romana bellissima, per liberarla dalle infami voglie di Appio Claudio decemviro, argomento di celebre tragedia d'Alfieri. Per tale esempio fu composta una tragedia per l'eccidio della ripana da d. Vincenzo Boccabianca, e da Filippo Schiavoni romano, il quale la pubblicò col titolo: Virginia Ripana, tragedia, Ascoli 1840 (...) »
Per quanto riguarda il capo comico, il cognome Schiavoni indicato da Moroni, anche se alterato in Schiavone e Schiavano nelle lettere trascritte sopra, trova conferma in altra operetta stampata con approvazione dallo stesso Jaffei nel medesimo anno. Si ritiene quindi che sia quello esatto. Nonostante le ricerche condotte in varie biblioteche, per ora non si dispone di altre notizie su di lui.
Nessuna notizia è stata rintracciata su una Virginia scritta da d. V. Boccabianca, che però ha trattato un tema strettamente collegato a questo nel suo Santoro Pucci.
- Le opere
Non è possibile per il momento pronunciarsi sull'effettiva pericolosità del testo incriminato, in quanto ancora non n'è trovata copia.
Non si può neppure sapere se risponda a verità l'esistenza di due edizioni, quella ascolana del 1840 citata da Moroni e quella ripana del 1840, ricordata dai censori.
Va rilevato però il grande interesse che i drammaturghi di varie epoche hanno dedicato a questo tema, come risulta dall'elenco delle opere conservate nella biblioteca del palazzo del Burcardo a Roma.
Si ritiene utile dare un breve sommario del dramma citato alla nota (9), un esemplare del quale è posseduto da chi scrive.
Vi si narra una vicenda occorsa all'epoca dell'assedio di Ripatransone posto da Francesco Sforza. I difensori ormai allo stremo, sono guidati da Santino Tanursi, coadiuvato da Piersante Mosca, i quali attendono ansiosamente l'arrivo di rinforzi guidati dal loro condottiero Santoro Pucci. Inoltre sono scoraggiati dalla penuria di viveri e di armi e dall'atteggiamento rassegnato della popolazione, che non sembra più in grado di difendersi con vigore. Sopraggiunge Emilia, figlia di Leonardo Benvignati, che è riuscita a fuggire da Acquaviva insieme alla sorella Ildegarde, grazie all'aiuto che è stato loro prestato da Giorgio Albano, soldato sforzesco che le aveva difese dalle insidie e dalle violenze degli abitanti del paese e dei militari. Tempo prima Emilia era stata promessa in sposa proprio a Mosca ma adesso cerca in tutti i modi di non mantenere il patto. Mosca si adira perché crede che la ragazza non lo ami più. Emilia ha trovato un messaggio diretto a suo padre, infilzato su una freccia, e cerca di spiegarne il senso, che non appare chiaro. All'improvviso nel palazzo irrompono molti armati che trascinano un prigioniero, di cui chiedono la morte. Emilia riconosce in lui il suo salvatore e, mossa dalla gratitudine, cerca in tutti i modi di salvarlo. Mosca invece, straziato dalla gelosia, vuole che Albano sia ucciso. Santino, più umano, ordina che il soldato venga imprigionato. Intanto il condottiero degli sforzeschi, Balduino Mauruzi, giunge a Ripatransone come ambasciatore per conseguire la liberazione e la restituzione del prigioniero. Non l'ottiene. Riprendono i combattimenti e Santino cerca di salvare Giorgio Albano il quale, consapevole che la sua liberazione metterebbe a serio rischio la vita di Emilia, rifiuta l'offerta del milite ripano. Balduino tenta ancora di liberare il suo gregario e propone ai nemici di battersi in duello con uno dei loro più valenti soldati. Invano, perché nel frattempo le schiere guidate da Santoro sono giunte in vista della città e si riaccende furioso il combattimento. Giorgio viene liberato. I difensori escono dalle mura, attaccano i nemici e, grazie all'arrivo dei rinforzi, li sconfiggono duramente. Emilia, che nel frattempo ha rivelato a Santino di amare ancora Mosca e di averlo respinto perché in Acquaviva aveva implorato la salvezza dal Cielo facendo voto di monacarsi, ora confessa al suo uomo che non ha mai cessato di amarlo e promette di unirsi a lui.
La tragedia, scritta in endecasillabi sciolti piuttosto retorici e sonori, non presenta particolari attrattive. Si ritiene utile stralciare qualche passo della premessa indirizzata "Agl'Illustrissimi Signori COMPONENTI LA MAGISTRATURA MUNICIPALE DI RIPATRANSONE": «La dedica, che io vi offro, o Illustrissimi Signori, di un meschino Drammatico lavoro abbisogna di tutta la vostra magnanimità, ora che venendo alla luce co' tipi, e sulle Scene di pubblico diritto si rende. La critica non mi atterrirebbe qualora giusta, e moderata si fosse, ma potrò io essere sicuro dai venefici strali di severi, ed anco maligni censori? Ed ancorchè i vostri Concittadini, o per rispetto verso l'argomento, o per generosità verso l'Autore accogliessero con aura favorevole questo mio componimento, chi li difenderà dai colpi, che mi avventeranno gli abitanti di altro paese appo cui per avventura giungerà il mio incoltissimo Dramma? L'egida sola del vostro patrocinio, la validità dei vostri auspicj soltanto mi garantiscano dalle conseguenze a cui potrebbe spingermi incontro il desio di offrirvi un tributo di mia devozione, e che altri attribuire vorranno ad eccedente audacia, o a stolta presunzione (...) »
Per accertare la veridicità degli episodi che hanno ispirato il trageda è necessario ricorrere agli antichi testi, agevolmente consultabili perché raccolti prima dall'abate Colucci nelle sue Antichità Picene ed ora, anche se non completamente, dal prof. Perazzoli.
Panfilo dedica parecchi versi a Ripatransone e, in particolare, ai conflitti che la opposero a Francesco Sforza. Ricorda come si arrivò alla sua sottomissione al tiranno ed all'uccisione della giovane fanciulla cui è dedicata la tragedia caduta sotto la scure del censore. Ne traiamo solo un verso significativo: Altera Virginia hic, Virginiusque fuit.
Garzoni narra la devastazione della città dopo l'occupazione di F. Sforza senza entrare in particolari. Ricordiamo alcune sue parole: «Quae subsecuta sint, silentio praetereo. Piget referre Oppidi direptionem, miseram civium captivitatem, Templorum expolationem (...) » Egli esalta ampiamente l'opera svolta da Santoro Pucci per ristabilire la libertà di Ripa. Tra gli uomini illustri cita anche Persante Mosca e Santino Tanursi.
Quatrini fa menzione della distruzione di Ripatransone nell'ottobre 1442 (20); della vittoria dei Ripani sugli sforzeschi; della vittoria dei Ripani sugli spagnoli il 16 febbraio 1521. Non parla esplicitamente dell'uccisione di Virginia, che potrebbe essere avvenuta nell'ottobre 1515 in occasione degli scontri tra ripani e spagnoli sui quali l'autore preferisce restare in silenzio: Quae subsecuta sint sileo.
Gaetano Tanursi si ispira largamente alle storie di Garzoni ma pone l'uccisione di Virginia nel 1442, a seguito degli aspri combattimenti tra i cittadini di Ripatransone e i soldati sforzeschi, molti dei quali erano nativi di Fermo tradizionale nemica di Ripa. Gli aggressori della fanciulla erano però spagnoli al soldo di Sforza. Tra le conseguenze della devastazione della città ricorda la fuga a Roma di Santoro Pucci, che si reca dal Papa ad implorare soccorso. Lo ottiene, ma non subito, e in un anno non precisato da Tanursi riesce a liberare la patria con l'aiuto del Piccinino. Più avanti, siamo nel 1521, il capitano spagnolo Garzia Marriquez assale Ripatransone ma viene messo in fuga dai cittadini.(4)
Nell'elenco dei cittadini illustri si ricordano Santoro Pucci e Santino Tanursi.(4)
Le notizie desumibili dalle lettere dell'ASV inducono a ritenere che Schiavoni abbia datato al 1442 l'uccisione di Virginia.
Naturalmente questi fatti trovano riscontro anche nelle opere storiche moderne.
Secondo G. Settimo la cronaca del Garzoni non è molto attendibile, soprattutto per quanto riguarda l'importanza del ruolo di Santoro Pucci, parente di Giovanni Paci amico dello storico. L'episodio di Virginia si sarebbe verificato nel 1521.(4)
A. Polidori preferisce narrare gli episodi con tono romanzesco e, seppure molto fedele a Garzoni e Quatrini, pone l'episodio di Virginia nel giorno della resa di Ripatransone, il 21 settembre 1442.(4)
R. Perazzoli, con il primo dei due volumi da lui pubblicati, reca un notevole contributo alla conoscenza della vita e delle opere di G. Garzoni e G. Paci. Sulla base dei manoscritti conservati a Bologna emenda i testi anticamente pubblicati, ma senza conseguenze sulla cronistoria dei fatti e riconosce che « (...) si può ben affermare che il De rebus Ripanis, pur essendo opera storica breve e di relativo valore documentario, possiede questi due grandi pregi: di essere stato redatto in un bel latino da uno dei maggiori umanisti e di aver dato inizio alla storiografia locale.»(4) Nel secondo volume, invece, propone i testi rivisti e corretti degli antichi cronisti, da cui si desume che l'episodio di Virginia secondo Panfilo e G. Tanursi accadde nel 1442 e, secondo Quatrini, nel 1515.(4)
L'uccisione di Virginia ha ispirato il pittore Giuseppe Ruffini che, nell'Ottocento, l'ha dipinta sul sipario del teatro di Ripatransone, allora intitolato al Leone e ora a Luigi Mercantini.(4)
- A proposito di alcune rappresentazioni al Teatro del Leone
Nella Biblioteca Comunale di Ripatransone sono conservati alcuni volumi miscellanei rilegati, ricchi di notizie su vari aspetti della cultura cittadina. In uno di essi sono raccolti numerosi componimenti poetici in lode di attori e attrici esibirisi sul palcoscenico e di moltissime locandine di spettacoli tenuti nella sala.(4)
Ricordiamo in particolare, senza entrare troppo nei particolari:
- la locandina segnata col n. 344, che annuncia che « (...) PER LA SERA DI GIOVEDI' 19 MAGGIO 1881 (...). Avrà luogo il Dramma patrio, tolto da Cenni Storici della Città di Ripatransone dal Sig. F. Schiavoni (...) dal titolo:
L'INVASIONE DEGLI SPAGNOLI
A RIPATRANSONE
OVVERO
VIRGINIA RIPANA (...) ».
Si noti che il titolo prende posizione sulla data dell'accaduto perché, come abbiamo già messo in evidenza, l'invasione degli spagnoli va datata al 1515 o al 1521. Non è possibile dire nulla in merito senza aver consultato il testo, purtroppo per ora irreperibile;
il seguente
« (...) DISPACCIO DRAMMATICO
Questa sera Martedì 31 Maggio 1881
Compagnia recita fatto Patrio scritto V.
Boccabianca nobile ripano - Atti 8:
SANTORO PUCCI
O
RIPATRANSONE LIBERATA
CON FARSA
LA COMPAGNIA»,
segnato col n. 347;
- la locandina, segnata col n. , per lo spettacolo straordinario della sera di sabato 7 giugno 1884, con la compagnia diretta dall'artista Giuseppe Piemontese che rappresenta
«DONNA BIANCA DI RIPA
OSSIA
L'EROINA DELLA PATRIA
Dramma storico spettacolare in un Prologo 4 atti ed un quadro allegorico scritto dal Comico ALESSANDRO MARTINEZ ...
»
Risulta quindi che, a distanza di un venticinquennio dall'episodio che abbiamo narrato, la raggiunta unità nazionale aveva naturalmente cambiato completamente l'atteggiamento delle autorità sui temi teatrali, tanto che oltre alla riesumazione della Virginia Ripana di F. Schiavoni, si riporta sulle scene anche un dramma ancor più datato, il Santoro Pucci di V. Boccabianca e si lancia una novità che decanta le gesta di Bianca de Tharolis.
La ricorrenza di tali spettacoli legati a momenti dolorosi della storia cittadina ci offre una testimonianza indiscutibile dell'attaccamento degli abitanti di Ripatransone al glorioso passato della loro patria.
Conclusioni
Probabilmente i cronisti più antichi, certi della nazionalità spagnola degli aggressori di Virginia ma dubbiosi se i fatti fossero accaduti al tempo di Francesco Sforza o nel 1515 e nel 1521, hanno scelto di seguire la versione fornita da Panfilo o quella di Tanursi, sulla base di criteri che a noi sfuggono.
E' evidente che le discordanze rilevate non possono essere eliminate a sentimento ma solo sulla base di documenti certi. In mancanza di questi non si può far altro che esporre la situazione senza propendere per l'una o l'altra versione.
Per quanto riguarda l'intervento dei censori nel 1840, si ribadisce che non se n'è trovata traccia nelle opere a stampa consultate. Non si esclude però che documenti complementari a quelli esaminati possano emergere da investigazioni in altri fondi archivistici.
Note
(1) ASV, Segreteria di Stato b. 250.
(2) ASV, ibid., fg. 15864 del 22.2.1840.
(3) ASV, ibid., fg. 67 P.S. della delegazione Apostolica di Fermo del 26.2.1840.
(4) ASV, ibid., fg. 15897 del 7.3.1840. Non si esclude che presso l'ASR si possa rintracciare qualche carta connessa a quelle dell'ASV.
(5) ASV, ibid., fg. 14 del 15.3.1840.
(6) ASV, ibid., fg. 15924 del 19.3.1840.
(7) Cfr. E. TASSI-W. MICHELANGELI, L'archivio storico comunale di Ripatransone 1801-1859. Repertori e Indici, Amministrazione Comunale di Ripatransone 1993, p. 94.
(8) Sono stati consultati: A. PAGLIAINI, Catalogo generale della libreria italiana dall'anno 1847 a tutto il 1899, Kraus Reprint ltd Vaduz 1964, vol. P-Z, p. 470; AA. VV., vari volumi della serie CLIO, pubblicati dalla Editrice Bibliografica di Milano. Interpellata dallo scrivente, la casa editrice ha dichiarato di non avere in programma aggiornamenti di tali tomi.
(9) G. MORONI, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, vol. LVIII Venezia 1852, p. 39. V. Boccabianca è ricordato in G. M. BOCCABIANCA, Le famiglie nobili ripane,
Ripatransone A. Barigelletti 1029, pp. 25-26: «Vincenzo sacerdote, frate rocchettino, poeta e drammaturgo che insieme al fratello PACIFICO, con Filippo Vulpiani e pochi altri difese nel 1799 la fortezza di Acquaviva assediata da Sciabolone. Presi prigionieri, condannati a morte e condotti in Ascoli per l'esecuzione, ebbero salva la vita per l'intervento della cittadinanza ascolana.(21) - (21) Cfr. Guida della Provincia di Ascoli Piceno, 1889, pp. 161 e seguenti.» Vincenzo è autore di un dramma - Santoro Pucci o Ripatransone liberata - che si conserva nella Biblioteca ripana.
(10) F. SCHIAVONI, La forza della riconoscenza nell'assedio di Ripatransone del secolo XV, Jaffei Ripatransone 1840.
(11) L'unica notizia su uno Schiavoni attore romano interprete di Shakespeare, Antonio però e non Filippo, si desume da A. G. BRAGAGLIA, Il teatro popolare romanesco, Colombo Roma 1958, p. 481 nota 1: perseguitato perché patriota, ed emigrato in Argentina, si uccise a Rosario di Santa Fé nel 1889. Per accertarsi se costui fosse legato da parentela a Filippo sarebbe necessario svolgere ricerche presso l'Archivio del Vicariato di Roma, presumibilmente di lunga durata. Sono state condotte indagini negli archivi dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, senza successo. Per il momento si preferisce non dar corso a ricerche anagrafiche.
(12) Nel più antico catalogo per soggetto ivi conservato sono presenti le schede delle seguenti
opere, direttamente o indirettamente legate alla Virginia romana:
- B. ACCOLTI, Virginia, Venezia 1563;
- N. TAGLIAPIERA, Virginia pentita e confermata, Venezia 1625;
- CAPISTRON, Virginie, Lyon 1703.
- G. ANNUTINI FARNABIO, Virginia, Roma 1732;
- G. BIANCHI, Virginia, Roma 1761;
- S. PANSUTI, Virginia, Roma 1763;
- P. BICCHIERAI, Virginia, Firenze 1767;
- D. DURANTI, Virginia, Brescia 1768;
- G. DEL MARE, Virginia, Genova 1770;
- CRISP, Virginia, a tragedy, London 1778;
- G. F. FATTIBONI, Virginia, Napoli 1790;
- V. ALFIERI, Virginia, senza indicazione di luogo e di anno di stampa;
- F. SALSI, Virginia bresciana, Brescia VI° R. F.;
- C. G. LEOPOLD, Virginie, pubblicata in Svezia nel 1829;
- A. ZAPPOLI, Virginia Galluzzi, Firenze 1842;
- L. PLONER, Virginia Galluzzi o Bologna nel secolo XII, Bologna 1854;
- D. BOLOGNESE, Virginia, con musica di E. PETRELLA, Napoli 1861;
- S. CAMMARANO, Virginia, con musica di S. MERCADANTE, Napoli 1866;
- L. MURATORI, Virginia ovvero un'imprudenza, Roma 1867;
- L. PULLE' (Leo di Castelnuovo), Virginia, Milano 1887;
- C. STAZZONE, Virginia, Palermo 1889.
(13) Si tratta di un libricino di 60 pagine, con copertina spuria, acquistato a Roma nel novembre 1982.
(14) Si ricorda qui, per opportuna conoscenza, il significativo e spietato giudizio espresso da Silvio d'Amico sui tragedi italiani dell'Ottocento, nella sua Storia del teatro drammatico, voll. 4, Rizzoli Milano 1939-40, in particolare v. vol. III p. 488: «are dunque il bilancio del teatro italiano di prosa nel lungo periodo, che dall'insuccesso delle tragedie manzoniane arriva al terz'ultimo lustro del secolo XIX, si può rimanere con un senso di delusione. Alla passione del pubblico, alla valentia spesso grande degli attori che riportarono trionfi in tutti i paesi del vecchio e anche del nuovo continente, non sempre corrisponde una "produzione" adeguata, almeno per qualità. In molti drammaturghi italiani di quel periodo, fatta eccezione per i "labili" goldoniani e per il rude Cossa, è visibile l'influenza francese: l'abbiamo riconosciuta nel Giraud, come nel Giacometti, nel Ferrari come nel Cavallotti. Di qui il succedersi delle lamentele, deplorazioni, rimpianti e proposte di riforme e di innovazioni, che autori e attori e storici e critici ripetono in tutti i toni e in tutte le sedi, su articoli e giornali e su saggi di riviste, in relazioni ufficiali e in discorsi al Parlamento, durante l'intero secolo.(1)- (1) Il lettore volenteroso ne troverà l'elenco, se ci tiene, in un libretto su la Crisi del Teatro, ed. in Roma da Critica fascista nel 1931.viamente Schiavoni non viene menzionato da d'Amico e neppure in M. APOLLONIO, Storia del teatro italiano, voll. 2., Firenze 1981.
(15) Si riportano i riferimenti bibliografici:
- G. COLUCCI, Antichità Picene, tomo XVI, Fermo 1792 (ora Maroni, Ripatransone 1989, anastatica): F. PANFILO, De Laudibus Piceni.
- G. COLUCCI, Antichità Picene, tomo XVIII, Fermo 1792 (ora Maroni, Ripatransone 1989, anastatica): F. M. TANURSI, Memorie storiche della Città di Ripatransone, con note e giunte del figlio Gaetano; G. GARZONI, Ripanae Historiae; T. QUATRINI, Additiones in Johannis Garzoni Ripanam Historiam; AA.VV., Uomini illustri di Ripatransone, le cui brevi notizie si sono estratte dai Mss. inediti del Lancellotti e del Tanursi, composti con ordine alfabetico dai loro autori;
- R. PERAZZOLI, L'umanista bolognese G. Garzoni e il teologo ripano G. Paci, Archeoclub d'Italia sede di Ripatransone 1999, in particolare pp. 54-55.
- R. PERAZZOLI, Storie ripane. Dagli scritti di Garzoni, Quatrini e Francesco e Gaetano Tanursi, Archeoclub d'Italia sede di Ripatransone 2000, passim.
(16) I versi dedicati a Ripatransone sono nel citato tomo XVI del Colucci, pp. CLI-CLII.
(17) Cfr. ibid., tomo XVII p. 55.
(18) Cfr. ibid., tomo XVII p. 56.
(19) Cfr. ibid., tomo XVII pp. 119-120.
(20) Cfr. ibid., tomo XVII pp. 155-156.
(21) Cfr. R. PERAZZOLI, Storie ripane ... , cit., p. 184.
(22) Cfr. G. COLUCCI, Antichità ..., cit., tomo XVII pp. 157-161.
(23) Cfr. ibid., tomo XVII p. 175.
(24) Cfr. ibid., tomo XVII p. 182.
(25) Cfr. ibid., tomo XVII pp. 182-183.
(26) Cfr. ibid., tomo XVII p. 145.
(27) G. SETTIMO, Profilo storico di Ripatransone, Cesari Ascoli Piceno 1979, pp. 130-138 e 161-162. Sarebbe utile riscontrare anche quanto riportato da G. Boccabianca nelle sue opere su Ripatransone.
(28) A. POLIDORI, Storia di Ripatransone, Fermo La Rapida, 1974, pp. 65-72.
(29) R. PERAZZOLI, L'umanista bolognese ..., cit., in particolare pp. 54-55.
(30) R. PERAZZOLI, Storie ripane ... , cit., p. 212 e nota 29, p. 251.
(31) PRO LOCO RIPATRANSONE, Ripatransone, guida storico-artistica, Fast Edit Acquaviva Picena 1997, con testi del prof. A. Giannetti, p. 31. Si coglie l'occasione per ringraziare il prof. Giannetti per la cortese, assidua e proficua assistenza prestata nel corso delle ricerche.
(32) Sono stati consultati i volumi con le seguenti collocazioni A 549, a 550, A 551. A 552, A 632, A 633, A 634. Le locandine sono raccolte nell'A 550, intitolato sie profane MiscellaneaII.
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