Una ipotesi di lettura della scritta nella facciata della
chiesa di S. Agostino a Grottammare
(Sambenedetto oggi n. 138-29.04.1955, p. 12)
Quante volte ho osservato una pietra incisa, posta nello spigolo sinistro (per chi guarda la chiesa) della facciata di S. Agostino, e mi sono chiesto quale significato avessero quelle lettere apparentemente prive di senso!
Da tempo Vittorio Rivosecchi mi racconta che il senatore Giuseppe Speranza, forse a fine '800, aveva informato l'amico archeologo Gian Francesco Gamurrini dell'esistenza di questa epigrafe enigmatica. Pare anche che ve ne fosse una traccia nel loro epistolario. Ma quando sarebbe stata scritta e dove potrebbe essere oggi una tal lettera ?
Quasi rassegnato a rimanere nell'ignoranza, prima di rinunciare definitivamente a risolvere il mistero ho tracciato le lettere su un pezzo di carta, con una certa approssimazione, e le ho mostrate ad un amico di Perugia che conosce i segreti della paleografia.
La sua risposta, pur deludente, mi ha messo in grado di trovare una soluzione. Mi ha spiegato, infatti, che la materia è pertinente più all'epigrafia che non alla paleografia e che avrei fatto bene a consultare qualche testo specialistico.
Le sue parole mi hanno spinto a prendere in mano un volumetto della benemerita collezione dei manuali Hoepli: il Dizionario di abbreviature latine ed italiane di Adriano Cappelli, giunto alla sesta edizione nel 1961. Non è certo un testo di epigrafia, ma tratta pur sempre una materia affine.
Contro ogni mia aspettativa, in pochi minuti la prima riga ha trovato un senso. La seconda, invece, forse per la trascrizione poco felice, ha opposto una resistenza insormontabile in corrispondenza della terza delle 5 lettere che la compongono. L'ultima, infine, l'avevo già interpretata quest'estate e, a fine agosto, ne avevo parlato con don Natale, che si era dichiarato quasi d'accordo.
Insieme avevamo anche provato a decifrare gli altri segni, ma senza successo. Per le ultime due lettere della prima riga il parroco proponeva MG, cioè l'abbreviazione di Magister (maestro). Ipotesi da non trascurare ma che, ora,
non mi sembra più accettabile.
La lettura che propongo è la seguente:
Si potrebbe discutere se la prima riga possa considerarsi come una dedica al santo eponimo della chiesa, nel qual caso sembrerebbe appropriato l'uso del dativo e non del nominativo, ma le due ultime parole non concorderebbero più con le prime. Ciò potrebbe far supporre che il personaggio che si nasconde nella seconda riga non sia l'architetto o il capomastro, ma un vescovo. Per sapere se nella diocesi di Fermo ci sia stato un vescovo riferibile a Campli basta consultare il Catalani o l'Ughelli. Ho scorso le pagine del secondo volume di quest'ultimo autore. Nel '400 nessun vescovo fermano può vantare particolari legami con Campli.
Però ci sono tanti vescovi appartenenti alla famiglia Capranica e le prime tre lettere del loro cognome potrebbero ben collocarsi ai primi tre posti della scritta.
Se così fosse, sarebbe opportuno andare a curiosare nell'archivio notarile di Fermo, alla ricerca di un documento probatorio, che potrebbe anche essere il contratto relativo alla costruzione della chiesa. E forse questa è la strada migliore da seguire, perché allora Grottammare apparteneva all'episcopato fermano.
Se il tentativo fallisse, il caso impiegato nella prima riga sarebbe il nominativo, il che può farci più o meno piacere, ma non risolve il problema di individuare l'artista. Si potrebbe svolgere un'indagine nei libri dedicati all'architettura abruzzese del '400, alla ricerca di un nome accettabile, e poi verificare se effettivamente abbia lasciato delle tracce a Grottammare. A Campli in quel secolo operò il pittore Giacomo da Campli che, secondo Luigi Braccili, era nativo di Ripatransone. La vicinanza di questa città a Grottammare potrebbe indirizzare le ricerche su tale nominativo per accertare, innanzitutto, se abbia lavorato anche in architettura e, poi, se sia stato presente alle Grotte alla fine di quel secolo, quando sembra sia stata costruita (o modificata?) la chiesa di cui ci stiamo occupando. In tal caso bisognerebbe andare a scavare almeno negli archivi notarili di Grottammare (ora ad Ascoli), di Ripatransone e di Campli.
Per concludere, i risultati finora raggiunti devono essere completati e convalidati. Nell'impossibilità di farlo direttamente in breve tempo, mi auguro che altri appassionati intervengano sull'argomento e contribuiscano a risolvere l'enigma.
A meno che non si tratti di una pietra recuperata da una costruzione precedente.
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