Nel numero2-2004 del Bollettino comunale di Grottammare è apparso un mio articolo sulla famiglia de Nardis.
Ne sono derivate due conseguenze.
La prima felice, perché, grazie a Pigi Fonzi, dopo molti anni ho ripreso contatto con Balduccio de Nardis.
La seconda infelice, perché ho commesso un gravissimo errore: ho attribuito al Capitano di Fregata Mainardo de Nardis, padre di Balduccio, l’incarico di Comandante in seconda dell’incrociatore Alberico da Barbiano anziché dell’Armando Diaz, come giustamente ricordato da Ninì Aloysi.
Chiedo scusa dell’errore commesso a Balduccio e a tutti i lettori, cui ripropongo l’articolo corretto.
Allego copia della motivazione della medaglia d’argento alla memoria concessa al comandante de Nardis.
L’Ufficio storico della Marina Militare ha pubblicato numerosi libri sugli eventi bellici della seconda guerra mondiale: vi si possono trovare molte notizie sul Diaz.
Recentemente sono apparsi due articoli sulla fine del Diaz:
- G. D. F., Diaz, l’incrociatore scomparso. Pescatore fa scoprire il relitto, Corriere della Sera 11.11.2004, p. 20;
- Pietro Fagioli, Abbiamo vinto la guerra dei convogli (e non lo sapevamo), Focus n. 146 dicembre 2004, pp. 40-50.
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Ricordare? Pure
Il 21 dicembre 1998 al Kursaal, dalla tarda sera a notte inoltrata, venne presentato il libro
Leggenda e coraggio della marineria grottammarese
nel corso di uno spettacolo vario ed articolato, comprendente rievocazioni storiche, dibattiti su diversi argomenti trattati nel volume, partecipazione di gruppi canori, musicali e d’intrattenimento, sotto la guida di Maria Teresa Antonelli.
Anche io partecipai alla stesura del libro ed alla sua presentazione. In particolare, quella sera, ricordai brevemente il comandante Mainardo De Nardis, caduto in guerra. Al termine della riunione Vittorio Rivosecchi mi fece una delle sue note ramanzine perché, nel libro, non c’era nulla a proposito del de Nardis, che ha dato il nome alla via dove sorge la sua casa.
Ogni mio tentativo di difesa fu vano. Inutile dirgli che proprio quella sera avevo ricordato la lapide con il suo nome, murata nella cappella dell’Accademia navale per volontà dei compagni di corso.
Da allora sono passati sei anni. Nel 1999 Vittorio ci ha lasciato. Oggi – sicuramente troppo tardi – cerco di soddisfare quel suo desiderio. Forse perché, come ho cercato di esprimere nel titolo, per un ufficiale di Marina non solo è necessario navigare, ma anche ricordare i colleghi morti combattendo per la patria.
La famiglia de Nardis – citata in varie edizioni del Libro d’oro della nobiltà italiana, da cui ha ampiamente attinto Ninì Aloysi per arricchire il suo Cuprae Fanum – è originaria dei dintorni dell’Aquila. Trasferitasi in città, fu ascritta a quel patriziato e investita del feudo baronale di Prata nel 1634. Molti dei suoi esponenti furono accolti come cavalieri del Sovrano Militare Ordine di Malta e dell’Odine di Santo Stefano che, soprattutto in mare, si opponevano ai Turchi ed ai predoni barbareschi in tutto il Mediterraneo.
Nel 1896 Vincenzo de Nardis sposò Maria Eugenia Laureati, della famiglia marchionale insediata a Grottammare da più di due secoli. Dall’unione nacquero, all’Aquila, tre figli. Trasferitisi a Grottammare, vissero a lungo nella casa sulla via Adriatica, fatta costruire dal vescovo Bacher nei pressi del ponte lungo, poi comprata da Gioacchino Laureati e ora passata ad altri proprietari.
Gennaro de Nardis, il primogenito, intorno al 1940 acquistò un bel villino, all’angolo tra viale Garibaldi e il lungomare, dove abitò per molti anni. Fu il primo sindaco di Grottammare, dopo la liberazione nel 1944.
Mario, il secondogenito, continuò ad abitare nella casa ex Laureati. Anch’egli fu primo cittadino di Grottammare.
Mainardo, nato nel 1903, frequentò l’Accademia Navale e intraprese la carriera di ufficiale di Marina. Si sposò nel 1931 con la nobildonna Alagia della Torre. Dall’unione nacquero, a La Spezia (dove il padre risiedeva spesso perché imbarcato su navi ivi dislocate) Balduccio e Leonardo, che trascorsero molti anni dell’infanzia e dell’adolescenza a Grottammare. Sono vissuto a Grottammare dal 1940 al novembre 1943 e almeno cinque mesi ogni anno fino al 1953. Così ebbi modo di stringere amicizia con Balduccio (ricordo ancora il suo pattino giallo chiamato Pip) e Leonardo, detto Loy.
Nel 1939, con il grado di capitano di corvetta, Mainardo era imbarcato sul cacciatorpediniere Castelfidardo e comandava la 6^ Squadriglia di CC.TT. Nel dicembre 1941 era comandante in seconda dell’incrociatore leggero Armando Diaz, affondato il 25 febbraio 1941.
Notizie da www.www.regiamarina.net
Nave R.N. Castelfitardo:
(classe)Curtatone, (cantiere)Orlando, Livorno, (impostata)01/01/1920, (varata)01/01/1922, (completata)01/01/1923, Catturata il 01/01/1943.
R.N. Armando Diaz:
(classe)Condottieri tipo Cadorna, (cantiere)Odero-Terni-Orlandi (O.T.O.), La Spezia, (impostata)28/07/1930, (varata)10/07/1932, (completata)29/04/1933, Affondata, 25/02/1941 (durante la scorta ad un convoglio diretto a Tripoli, viene silurato e affondato presso la costa orientale tunisina dal sommergibile inglese Upright).
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