Aspetti della vita marinara picena del secondo decennio del XIX secolo

(Cimbas n° 3-1992, pp. 7-17)

1. La luogotenenza di porto di San Benedetto e Giuseppe Maria Boccabianca.
All'atto del riordinamento degli ispettorati marittimi dopo la restaurazione dello Stato Pontificio, vengono istituite le luogotenenze di Porto d'Ascoli, San Benedetto, Grottammare e Marano.
Nel 1816 Grottammare viene assegnata a Giuseppe Maria Boccabianca, nobile di Ripatransone, cui nel 1821 sono affidate anche Marano e San Benedetto. A Porto d'Ascoli va Pietro Laureati.
Poi "Marano fu segregata per sovrana disposizione, avendovi nominato luogotenente Antonio Valentini", così che al Boccabianca rimangono San Benedetto e Grottammare. In questa località tiene ufficio e residenza per alcuni mesi, per poi trasferirsi nell'altra.
Insoddisfatto della sistemazione, provoca una ridistribuzione degli incarichi, a seguito della quale Porto d'Ascoli, "luogo di pochissima entità", è tolta al Laureati che viene spostato a Grottammare, ed assegnata al Boccabianca, che conserva San Benedetto pur rimanendo ufficialmente titolare della luogotenenza di Grottammare.
Possiamo conoscere quali fossero la consistenza e gl'impegni di lavoro dell'ufficio retto dal Boccabianca grazie ad una lettera dell'estate del 1824, da lui indirizzata al cardinal Camerlengo per ottenere la concessione di un aumento di paga o di un coadiutore per far fronte alle accresciute incombenze.
A sostegno delle sue richieste, egli riporta infatti un lungo elenco dei propri compiti, che stralciamo dall’originale.
Premesso che «la sud.a marina è la più forte ed esigente delle altre tutte di Sottomonte, contando n° 60 fra legni di commercio, da pesca e di barche terriere, oltre una marineria di circa 400 individui (…) le operazioni che egli sostiene sono le seguenti:
- Tenuta del registro de’ Legni sud.i: ed altro de’ Marinai; tenuta di 3 registri di Legni che entrano e sortono, e de’ diritti marittimi; stati di regola quindicinale de’ Legni entrati e sortiti e de’ diritti percetti; formazione trimestrale de’ ruoli d’equipaggio; liquidazione trimestrale de’ ruoli d’equipaggio; liquidazione trimestrale de’ conti di ciascun’equipaggio; conciliazioni ed ammissioni di laudi delle contestazioni, le quali richieggono una indefessa occupazione, iscrizioni ipotecarie, certificati, e prove di fortuna; giornaliere variazioni sugli imbarchi, e sbarchi; vidimazione: permessi d’imbarco; permessi di sortita, stato semestrale dell’esistenza de’ Legni e loro variazioni: registro de’ passaporti, e di ricevute, duplicati stati quindicinali di essi; corrispondenza; protocollo; ed altre infinite imprevedute incombenze che sogliono non di rado accadere.
»
Tutto ciò per 10 scudi al mese, cui vanno aggiunti altri 8 scudi per le spese d'ufficio e 12 per il locale (che gliene costa 20) e "privo affatto di qualunque inserviente. Nè potendo dar sfogo a tutte le addossategli incombenze è costretto di servirsi dell'opera altrui a proprie spese", mentre il Commissario alla sanità, con impegni e responsabilità molto minori dei suoi, ha un soldo di 15 scudi mensili, oltre a 28 scudi per spese d'ufficio e 24 per il locale. Inoltre è "assistito da 2 Fanti e 4 Alunni".
Chiede perciò "un soldo proporzionato alle sue incessanti fatighe, ed un Commesso che possa ajutarlo nelle sue non interrotte brighe."
L'ispettore Maggiori, interpellato dal Camerlengo, ridimensiona in parte il quadro disegnato dal Boccabianca, precisando che "quella marina è di una qualche maggiore entità di solo riflesso, che è favorita di pochi Legni di più in confronto delle altre Luogotenenze.
La riunione però del solo Porto d'Ascoli a Sanbenedetto riesce anzi di sollievo al Sig. Boccabianca, essendogli invece stato tolto Grottamare e Marano, tantochè non vi è titolo per di lui parte di chiamarsi ora gravato di fatiche per tal nuovo compartimento giurisdizionale.
Le operazioni poi, che egli dice di dover sostenere, meno le prove di fortuna, che sono attualmente devolute ai Giusdicenti locali, sono comuni a tutti gli altri Luogotenenti, e le medesime altre son fisse, ed altre eventuali per cui non così frequenti quest'ultime.
"
Secondo l'Ispettore, esistono effettivamente delle situazioni cui da solo il Luogotenente non è in grado di far fronte e perciò propone, come già aveva fatto in passato, di concedergli "un Ordinanza", che lo possa sostituire o rappresentare in molti casi, scegliendo a tal scopo un idoneo individuo del posto, da retribuire con non più di 3 scudi al mese.
Muove anche un rilievo: "trovo poi inopportuno, che esso trascenda a discutere le incombenze, che ha da sostenere ciascun Commissario di Sanità: quali e quante sieno, e quali le responsabilità de' medesimi, egli non può conoscerle, e però non vedo con qual raggione egli sia passato ad investigarne il merito."
Per concludere, suggerisce di procedere allo scambio di sede tra il luogotenente di Civitanova, Gasparini (o Gasparrini), e il Boccabianca.
In linea di massima il Camerlengo è d'accordo con l'ispettore, ma non concede l'ordinanza, pur ritenendola non inopportuna, e quindi fa proporre al Boccabianca lo scambio col Gasparini "essendo le molteplici incombenze degli Ufficiali di Marina in parte eventuali e più nojose pel minuto dettaglio che indaginose per la difficoltà e l'importanza loro."
Il Boccabianca, appreso il deludente esito della sua istanza, il 5 settembre scrive di nuovo al Camerlengato: "non per petulanza, ne per temerario ardire, ma soltanto, per intima persuasione dell'Em.za V.ra mi sia permesso di nuovamente esporre, che questa Luogotenenza racchiude senza paragone maggior brighe delle altre, come potrà degnarsi di rilevare dall'Elenco dei Passaporti marittimi, e dal Registro de' Legni da Commercio, da Pesca e Barche Terriere esistenti presso il di Lei dicastero, che in tutti ascendono al N° di 63.
D'altronde ho l'onore di accertarla, che tre anni sono trovandomi per Sovrano comando Luogotenente dei tre riuniti Porti, non aveva quello di Grottammare più di tredici Legni, e quello di Marano più di otto. Da quell'Epoca in poi devono essersi o di poco accresciuti o diminuiti. Essendo tutti addetti al Commercio non presentano a quei Luogotenenti, che un travaglio eventuale, che non arriva in tutto l'anno a Cento Movimenti Marittimi per ciascuno. Non così avviene in questo Porto, dove le Barche si accrescono sempre più, le variazioni sono continue, i movimenti settimanali per cui giungono al migliaio circa, e multiplici gli affari giornalieri (...)
".
Chiede perciò almeno un aiuto, visto che non è possibile ottenere un aumento di paga.
Il Camerlengo interessa di nuovo il Maggiori per appurare se sia possibile trasferire il Boccabianca a Grottammare: "siccome si sforza Egli di mostrare la differenza che passa tra il travaglio annesso a quella Luogotenenza e l'altro tanto minore quando era nella stessa qualità nel Porto di Grottamare, così mi fo a richiedere V. S. Ill.a se credesi opportuno traslocarlo in quel Porto e se questa providenza potesse o per parte sua, o per parte dell'attuale Luogotenente di Grottamare incontrare ostacolo."
Da parte sua il Maggiori replica che «quelle medesime cose, che deve egli esaurire, sono comuni a tutti gli altri Luogotenenti: quel porto di San Benedetto ha soltanto qualche Legno di più degli altri, né tutto questo può aggiungergli un impegno considerevole. L’Ispettorato non può non essere convinto di questa verità incontrovertibile.»
D’altra parte si era già fatto molto per venirgli incontro, come abbiamo già messo in luce precedentemente. «In seguito di tali variazioni, egli non dovea, che confessare di essere stato allegerito di fatiche, e (invece) inutilmente si sforza di provare altrimenti (...) Il Laureati poi (...) sentirebbe di molta mala voglia di essere traslocato ed a me consta chiaramente, chè per effetto di una tal quale etichetta egli richiede di entrare a Grottammare, in tale ipotesi io non crederei affatto adattato il Laureati per Sanbenedetto, perchè appunto Marina un poco più forte, particolarmente perchè abbondante di Barche Pescarecce. La traslocazione io la vedrei conciliabile soltanto col Gasparini Luogotenente a Porto Civitanova (...) Quello però che io crederei necessario sarebbe l'istallazione di un Ordinanza almeno per le Luogotenenze di maggiore entità, come Porto Fermo, Sanbenedetto, Porto Civitanova e Porto Recanati."
Il Camerlengo risponde: "riconosco per le informazioni fattemi da V.S. Ill.ma (...) sulla nuova rimostranza fattami dal Luogotenente di Sanbenedetto che esagerate sono le di lui pratiche, non accresciute per le avvenute variazioni di giurisdizione, e che non sarebbe con buon esito del servizio pubblico che si deve sopra ogni cosa avere in riguardo, eseguibile la traslocazione in Grotta a mare da esso richiesta." Chiede perciò di sapere cosa pensino gl'interessati dello scambio di sede tra Civitanova e San Benedetto, mentre riconosce "lodevole il progetto" dell'ordinanza "ma non essere in questo momento opportuno."
Il Maggiori ragguaglia il Boccabianca in merito e, avutane la risposta, la comunica a Roma.
Sono trascorsi quasi 5 mesi dall'inizio della pratica, quando il 2 dicembre da Fermo parte la lettera conclusiva: "Il medesimo mi fa conoscere,che, rispettando le disposizioni prese (...) (poiché non potrebbe secondarsi con buon esito del Servizio pubblico la di lui domanda diretta ad essere traslocato a Grottamare (...) non ama affatto di essere traslocato a Porto Civitanova od altra qualunque Luogotenenza."

2. Considerazioni
Grazie alle statistiche sul traffico dei porti del 1° circondario dell’Adriatico negli anni 1825-1833 è possibile conoscere il movimento dei singoli scali, riassunto nelle tabelle 1 e 2, dal cui esame risulta che San Benedetto è interessato soprattutto all’attività peschereccia.

(*) Per l’attendibilità dei dati relativi a Porto Recanati cfr. A. SILVESTRO-S. SILVESTRO, Da Ancona a Napoli, via Grottammare, con Raffaele Pontremoli, pittore di battaglie. E qualcos’altro ancora, ALDA Grottammare 1991, da cui sono tratte le presenti statistiche.

A titolo puramente indicativo eal solo fine di disporre di un termine di raffronto cui riferire le affermazioni del Boccabianca e del Maggiori, si ricorda che, secondo le statistiche ufficiali sopra riportate, di poco posteriori a quest'episodio, nel 1830 le unità da pesca attive a San Benedetto sono 26 paranze, 11 bragozzi, 7 sciabiche e 2 caicchi, pari a circa un terzo del totale circondariale (84 paranze, 15 bragozzi, 36 sciabiche e 19 caicchi) mentre, nel campo della pesca, in testa è Porto Recanati con 11.486 arrivi di barche della portata di 71.594 tonn. (questo dato è poco attendibile secondo il Luogotenente di porto in carica 3 anni dopo), contro 4.275 arrivi e 57.145 tonn. a Porto di Fermo e 1.841 arrivi e 28.077 tonn. a San Benedetto.
Invece, per il movimento commerciale in arrivo nel paese, si contano 50 navi con 1.155 tonn. di portata, cioè il valore più basso del circondario: sul totale di 403 arrivi e 14.804 tonn., primeggiano Porto Civitanova (113 navi e 4.600 tonn) e Grottammare (74 navi e 4.102 tonn.).
La fondatezza delle lamentele del Boccabianca va quindi valutata approfondendo questo aspetto particolare che caratterizza il porto trentino ma, in questa sede, ci si limita ad esporre soltanto considerazioni di carattere generale.
Innanzitutto va ricordato che, nel periodo in cui regge le luogotenenze di san Benedetto, Grottammare e Marano, il Boccabianca è costretto a frequenti spostamenti per svolgere le sue funziono nelle diverse località che, inevitabilmente, appesantiscono le condizioni in cui opera.
E’ indubbio inoltre che, a parità di tonnellaggio delle unità in arrivo e in partenza in/da un determinato sito, il carico di lavoro della locale luogotenenza aumenti con il numero di esse. Per San Benedetto, a fronte di una stazza media delle navi mercantili di 26,4 tonnellate, quella dei pescherecci è di 17,05 tonnellate.
Poiché il numero dei componenti dell’equipaggio non è in rapporto diretto con le dimensioni delle navi, esso è proporzionalmente maggiore per le unità più piccole. Ne consegue che in un centro peschereccio di rilevante importanza è presente una massa di marinai superiore a quella di un equivalente porto a prevalente caratteristica commerciale.
Anche la frequenza degli approdi – altro fattore che accresce il lavoro della luogotenenza – è molto superiore nel caso delle barche da pesca, che solitamente fanno ritorno alla loro sede dalla quale sia allontanano per periodi più brevi di quanto non facciano le navi da piccolo cabotaggio.
A tutto ciò va aggiunta la gestione della gente di mare, che impone l’espletamento di svariate funzioni e la compilazione di alcuni documenti periodici, che possiamo ricordare usando in parte le stesse espressioni del Boccabianca: tenuta del registro de’ Marinai, formazione trimestrale dei conti di ciascun equipaggio, controversie tra marinai ed armatori, rilascio dei passaporti e delle lettere di comando, ecc.
Tali incombenze gravano esclusivamente sulla persona del luogotenente, sprovvisto di collaboratori. In questo quadro l’ispettore Maggiori rimprovera al Boccabianca di porre a confronto le proprie responsabilità e retribuzioni con quelle di altri funzionari, anch’essi attivi nel settore portuale. Non gli si potrebbe dar toro, se le regole dell’amministrazione fossero di valore universalmente rispettate. Non si può negare, però, che esista una evidente disparità di trattamento a sfavore del Boccabianca di proporzioni tali che, se a quei tempi fossero esistiti, i sindacati molto probabilmente avrebbero scatenato aspri conflitti tra le varie componenti della gerarchia portuale, con proclamazione di scioperi, bianchi e non. Va rilevato, tra l’altro, che le lamentele del luogotenente di San Benedetto sono rivolte contro i funzionari della Sanità marittimi e che egli non fa cenno dei doganieri, che senz’altro godono di emolumenti più soddisfacenti dei suoi, pur trascurando i proventi più o meno incerti connessi alla loro specifica professionalità.
Va inoltre considerato che, proprio nel 1824, si verifica un’emigrazione in massa di pescatori sambenedettesi nel Regno di Napoli. Il fenomeno, protrattosi per una diecina di anni, crea notevoli problemi soprattutto all’ispettore dei porti del 1^ circondario ed al luogotenente di San Benedetto. Ne tratteremo con maggiore ampiezza in altra occasione.
Sulla base di quanto abbiamo esposto, si può ritenere che il patrizio ripano abbia pienamente ragione nel richiedere un tangibile riconoscimento dell’onere cui era sottoposto nella gestione della luogotenenza di san Benedetto ma, per valutare correttamente la figura e l’operato del luogotenente di porto, e del Boccabianca in particolare, sarebbe necessario estendere la ricerca alla problematica globale della marineria, mercantile e da pesca, impresa non sostenibile per il momento dallo scrivente.

3. Conclusioni
Il carteggio, del quale abbiamo riprodotto i brani più importanti, mete in luce solo alcuni aspetti delle difficili condizioni in cui si trovavano ad operare gli ufficiali di porto in quegli anni, in cui la marina pontificia è afflitta da una gravissima crisi.
In tale situazione, però, le critiche e le rivendicazioni avanzate dal Boccabianca non devono essere assolutamente interpretate come espressioni di un individuo frustrato e negligente nel servizio.
Da una lettera del conte Maggiori scritta nell’anno 1834 appare infatti quanta stima egli nutrisse nei confronti del suo collaboratore: «i soppressi Luogotenenti agivano con fermezza ed il sig. Giuseppe Boccabianca in San Benedetto luogo limitrofo al Regno di Napoli, era il primo anello della Catena regolata dasgli Ispettori la quale teneva in equilibrio la nostra Marina nell’Adriatico.»

Fonti archivistiche
Archivio di Stato di Roma, Camerlengato, p. II, tit. IX, Marina, b. 36, fasc. 53.

Appendice documentaria
A)
Nota delle somme esatte dal Luogotenente dal primo a tutto il 15 Gennaro 1832 a titolo di tassa dei Passaporti marittimi a termini del circolare dispaccio dell’E.mo e R.mo Cardianl Camerlengo in data del 22 Dicembre 1827.
(per esigenze espositive si omettono dallo specchio i dati relativi alle tasse riscosse che ammontano a 24 scudi, 67 Baiocchi e 5 Decimi)

Dall’Ufficio della Luogotenenza di Sanbenedetto 16 Gennaro 1831
L’Autorità del Porto
Giuseppe Boccabianca

B)
Prospetto dimostrativo del Numero de Legni Nazionali ed esteri che hanno esercitato la Pesca nel primo Circondario dell’Adriatico durante gli anni 1829-1830, la qualità del pesce pescato e del prodotto in denaro non depurato di spese coll’istituzione del confronto sulle risultanze
(le sigle stanno per: P = paranze, B = baragozzi, S = sciabiche, C = caicchi)
(Denaro in scudi)

(Si sono omessi i confronti tra i dati del riepilogo ed analoghi elementi a livello nazionale in quanto risultano di scarsa significanza statistica e storica)

C)
Prospetto delle salagioni verificatesi negli anni 1829 e 1830
(Il pesce preso in considerazione è costituito da Sgombretti, Sardelline, Mindole, Alici, Cefali e Sardoni)

(nelle “Osservazioni”)
Durante l’anno 1830, riferibilmente al Porto di Civitanova un tal Giuseppe Pettirossi impiegato nella Sopraintendenza de Sali e Tabacchi nella qualità di Pesatore de Sali riconosce che ha eseguito una certa quantità di Salazione. Non si sa peraltro comprendere a quale condizione abbia potuto levare il Sale giacchè senza l’autorizzazione dell’Ufficio Marittimo giusta il disposto dell’Art. 3 della Notificazione di S. ecc.za Rev.ma Mons. Tesoriere 1° Maggio 130.
Il detto Pettirossi oltre all’essere Pesatore de Sali ha supplito nel detto anno 1830 anche all’impiego del Controllore durante l’assenza di questi per due mesi circa.
Fermo lì 26 Gennaro 1831 L’Ispettore dei Porti F.to Maggiori.

D)
Prova d’esame per lettera di comando (AS Roma, b. 594, fasc, 264)

Governo Pontificio
Porto di Fermo oggi 3 Novembre 1828
Visto il venerato dispaccio pp n° 38410 dell’Ecc.mo e Re.mo Sig. Cardinal Camerlengo di S. C. che abilita la Commissione a sottoporre agli esperimenti il Marinaro Nicola La galla di Sanbenedetto.
Riunitasi la Commissione medesima oggi stesso in una delle Camere dell’Ispettorato di Sanità al Porto sudetto in conseguenza di precedente invito a cui si è dato corso dal Sig. Conte Ispettore di Sanità de’ Porti.
Adunatisi pertanto li Signori
Conte Saverio Maggiori Ispettore Presidente
Marchese Giacomo Nannerini Luogotenente di Marina Membro
Amico Franchi- Cap.no Mercantile - idem
Domenico Nocelli - idem - idem
Vincenzo Antonacci - idem - idem
Francesco Morroni - Negoziante - idem
Domenico Pizzica - Pilota - idem
Domenico Trionfi - idem - idem
Quantunque non abbia acceduto l’altro negoziante Signor Giacomo Vecchi poiché indisposto, non ostante il Sig. Presidente ha dichiarato aperta la seduta ed ha ordinato che si passi ai convenienti interrogatori.

Interr.: Un Capitano Direttore di Legno Mercantile che parte del Porto di Fermo con vento di Ponente veleggiando per Greco dove va a finire?
Risp.: Va a riferire per la parte di Sirocco sotto Melata.
Interr.: Sortendo fuori Melata se gli dà una scontratura dova ve ad appoggiare?
Risp.: Veleggiando per Ponente va a prendere il Porto di Ancona per salvarsi.
Interr.: Se prima di entrare al Porto di Ancona dasse una scontratura da Ponente come si regola il Navigante?
Risp.: Deve cercare di prendere la riva sotto il Monte; non potendosi deve mettersi in corso per Sirocco Levante onde prendere le isole di tremiti o Manfredonia.
Interr.: Partendo da Manfredonia per tornare in Dalmazia per che vento deve andare?
Risp.: Avendo vento in Poppa deve andare per Greco Tramontana
Interr.: Viaggiando per Greco Tramontana dove si va a prender Porto?
Risp.: Cercar si deve di prender porto all’isola di Liscia e se il vento scarseggiasse dovrebbe mettersi la Prora per Garbino onde mantenersi sopra Vento.
Interr.: Approdato il navigante a Liscia carica di cento barili di pesce salato per Ancona. Durante il viaggio per suo destino soffre burrasca, e patisce il carico appena giunto al suo destino in Ancona cosa è obbligato di fare per salvare l’interesse sui e quello della Mercanzia?
Risp.: Arrivato al destino ed appena presa pratica deve portarsi all’Officio Marittimo appuntarci la prova di fortuna. Peraltro se si trattasse di piccolo danno, prima di cavarne la copia, a risparmio di spesa, deve cercare di convenire all’amichevole col Proprietario del carico.
Interr.: Partendo con carico per Corfù, viaggio facendo, se succedesse una rissa nell’Equipaggio con ferite qual passo deve fare un Navigante giunto appena in detto Porto?
Risp.: Giunto inanzi l’Officiale Sanitario deve denunciare l’accaduto, indi dopo presa pratica deve fare altrettanto col Rappresentante Pontificio.
Interr.: Allorquando un Direttore riceve i Colli di Mercanzie a Bordo della Barca e che ha convenuto il noleggio col Proprietario cosa deve fare a sua garanzia?
Risp.: Deve fare la Perizia di carico.
Interr.: Cosa deve contenere di più essenziale la Poliza di carico?
Risp.: Deve contenere il numero de Colli e notare la natura delle mercanzie col nolo convenuto.
Interr.: Se i Colli fossero chiusi come firmerà la Poliza il Direttore per non incontrare responsabilità?
Risp.: Essendo i Colli chiusi dovrà firmarsi con la parola “affermo” in quanto al Neero, ed in quanto alla qualità “disse di essere”.
Interr.: Se fra i Colli ricevuti il Direttore della barca entrasse in sospetto che vi fosse racchiusa una merce di privativa di Governo nel Porto in cui approda, quando sarà a fare il suo Costituto nell’Officio di sanità come darà la sua denuncia per non rimanere compromesso?
Risp.: Avendo ricevuti i Colli chiusi dovrà assegnarli colla medesima assertiva con cui li avrà ricevuti.
Interr.: Avendo il Direttore fiduciato sull’assertiva del Mercante, se riconoscesse poi di essere stato ingannato poiché vi si trova provenienza sospetta e per questo motivo non gli si accordasse la pratica e fosse conseguenza diretto a Lazaretto come farà in questo caso per garantire i propri interessi?
Risp.: Dovrà recarsi innanzi al Tribunale competente per fare le sue proteste contro chi di ragione per tutti i danni.
Interr.: Qual è l’incarico di un Piloto di un Naviglio?
Risp.: E’ quello di guidare la Barca secondo il viaggio che vuol fare il Capitano.
Appresso tutto ciò il Sig. Presidente avendo creduto di disporre che abbia termine gli Interrogatori ha proposto di deliberare sulla idoneità dell’esaminato a Voti segreti mediante l’uso del bussolo, ed avendo ciascuno della Commissione posto il suo Voto è stato il La galla riconosciuto idoneo, di eseguire la navigazione al piccolo cabotaggio, e passando quindi ognuno de Membri a firmare il presente Verbale è stata dichiarata sciolta la seduta.
Atto, fatto letto e chiuso il presente Verbale nel giorno mese ed anno suddetto da rassegnarsi poi all’Ecc.mo e Rev.mo Sig. Cardinal Camerlengo per le sue superiori deliberazioni sulla sirte dell’esaminato.
F.to S. Maggiori Ispettore Presidente
M. G. Nannerini L.e M.a
Am.o Franchi Cap.° Mercantile
Dom.co Nocelli Cap.° Mercantile
Vincenzo Antonacci Negoziante Cap.no Mercantile
Francesco Morroni Negoziante
Domenico Vezzica Pilota
Domenico Trionfi Pilota
(timbro con la dicitura “Ispettorato di Destra . Fermo”)

(Tutte le fotoriproduzioni sono tratte dall’Archivio di Stato di Roma – Fondo Camerlengato, tit. IX, Marina, per le quali è stata rilasciata specifica autorizzazione all’autore, al n° 5 del 1992)

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