Vicente PALMAROLI GONZALEZ

(in L’Arancio n. 9-2003, pp. 11-14, poi rimaneggiato e aggiornato)

stemma dei Palmaroli

Notizie biografiche
Vicente, figlio di Gaetano (Cayetano) Palmaroli e Juana González, nasce il 5 settembre 1834 a Zarzalejo, dove i genitori, dopo essere stati respinti dagli abitanti dell'Escorial timorosi del contagio, si erano trasferiti per sfuggire al colera che imperversava a Madrid. (1)
Dimostra precoce inclinazione per la pittura nella quale ha come primo insegnante, largo di ammaestramenti e d’incoraggiamenti, suo padre.
Negli anni 1841-1848, quando Gaetano torna in patria con la famiglia, Vicente impara l'italiano e sente crescere in sé un vivissimo desiderio di vivere in Italia.
Rientrato in Spagna all'età di 14 anni, inizia a frequentare i corsi degli studi superiori della scuola di San Fernando diretta da un amico del padre, José de Madrazo, una delle più eminenti personalità del suo tempo. (2)
Secondo Araujo y Sánchez, suo amico, compagno di studi e biografo, in quell'epoca numerosi giovani brillanti e ricchi d'ingegno si dedicano allo studio dell'arte in Spagna: tra i suoi compagni di studio alcuni acquistano in seguito buona fama, come León Bonat, Victor Manzano, Eduardo Rosales, Luis Alvarez e Alejo Vera.(3)
Nel 1853, alla morte del padre, deve assumersi il carico di mantenere la famiglia. Grazie all'intervento di Federico de Madrazo y Kunz, figlio di José e suo maestro, viene accettato al Museo Reale come litografo e presta la sua opera anche nel laboratorio del suo protettore, come copista di quadri.
Pochi anni dopo riesce finalmente ad esaudire il desiderio di tornare in Italia. Grazie all'aiuto economico dell'amico e condiscepolo Ventura Miera il 19 agosto 1857 parte infatti con lui e con Luis Alvarez Catalá. Strada facendo si trattiene alcuni giorni a Pisa ed un mese e mezzo a Firenze. Giunto a Roma, lavora insieme ad Eduardo Rosales nello studio di Luis Alvarez Catalá in via della Purificazione, unito da un saldo legame di amicizia ai suoi colleghi, con i quali costituisce un gruppo noto nell'ambiente romano come la "Trinidad”.(4)
Poco tempo dopo Palmaroli riceve una pensione annua di 12.000 reales dal re consorte Francisco de Asís, che gli permette di seguire i suoi studi senza preoccupazioni di carattere economico.
I primi mesi del soggiorno romano sono dedicati prevalentemente alla conoscenza ed all'ammirazione dei capolavori esistenti nella città, soprattutto delle opere di Michelangelo, ma i giovani artisti non trascurano di frequentare l'Accademia Chigi per interessi di studio e il caffè Greco per trascorrere piacevoli pause in compagnia dei tanti artisti che affollano quel locale.(5)
Insieme agli amici soggiorna a Napoli per seguire da vicino l'attività di Domenico Morelli, allora in grande voga.(6) Nel 1861 si trasferiscono a Firenze, dove entrano in contatto con Stefano Ussi, specialista della tematica storica, che lascia una impronta duratura sull'opera di Vicente. Partecipano anche all'esposizione fiorentina. Nel 1862 spedisce all'Exposición Nacional de Madrid "Los cincos Santos", che viene premiato con una medaglia di seconda classe, e "La Pascuccia", che ottiene un grande successo e merita una medaglia di prima classe.(7)
Va notato che molte delle opere presentate a quell'esposizione erano degne di rilievo e, quindi, i riconoscimenti e la fama conseguiti allora da Vicente meritano giusta considerazione.
In quella circostanza rientra a Madrid e vi si trattiene alcuni mesi. Mette a buon frutto il suo tempo, perché dipinge alcuni ritratti ed acquisisce diverse importanti amicizie. Tra esse quelle del duca di Fernán-Nuñez, che acquista "La Pascuccia", e della contessa di Velle che, grazie ai generosi e disinteressati suggerimenti di Vicente, procura una borsa di studio a Rosales per completare i suoi studi a Roma.
Nel 1863 torna a Roma e vi si trattiene fino al 1866, allontanandosene spesso con meta Firenze e Napoli.
Poi rientra a Madrid e vi resta fino al 1868, mantenendo uno studio prima in calle de San Agustín, poi nella calle de La Flor Baja.
All'esposizione di Madrid del 1866 ottiene una medaglia di prima classe con "El sermón en la capilla Sixtina durante una función solemne", quadro dipinto in Italia, che gli procura anche una medaglia d'oro all'esposizione tenuta a Parigi l'anno seguente.
Nello stesso anno sposa Sofia Reboulet. Da lei ha un unico figlio - cui impone il nome del nonno, Vincenzo - il quale nel 1897 è vice console di Spagna a Cardiff e tiene corrispondenza epistolare con la contessa Piera Palmaroli Santacroce di Grottammare, a proposito degli eventuali rapporti di parentela esistenti tra le rispettive famiglie.(8)
Nel 1868 soggiorna per un breve periodo in Marocco. Il duca di Fernán-Nuñez aveva bandito un concorso per celebrare la vittoria nella battaglia di Wad-Ras, e Vicente pensa bene di raccogliere sul posto gli elementi necessari alla elaborazione di un quadro da presentare. I risultati gli danno ragione perché la sua opera, "La Batalla de Tetuán en 4 de Febrero de 1860", viene premiata nonostante le riserve espresse da molti critici.(9)
Nello stesso anno è nominato professore della Escuela de Arte y Oficios de Madrid e Accademico della Real Academia di S. Fernando, ma accetta quest'ultimo incarico solo quattro anni dopo, il 7 aprile 1872. Nell'occasione legge una relazione su "La antigua y moderna pintura y escultura".(10)
In quegli anni si dedica intensamente alla ritrattistica, non trascurando però gli obblighi dell'insegnamento. (11)
Nel 1873 decide di tornare in Italia. Aveva già preso in affitto una casa in via Margutta 37 a Roma quando, per timore del colera che allora v'infierisce, cambia programma e si reca a Parigi seguito dalla famiglia e da alcuni allievi: Eduardo Garrido, Ramiro Santacruz, Joaquín Pallarés e José Alcázar Tejedor.
A Parigi pone lo studio prima nel boulevard Rochechouart e poi nella rue de La Rochefoucauld 64, vicino al paesaggista Hebutt ed al miniaturista Knaif.
Seguendo la moda del tempo il locale viene arredato con moltissimo lusso e diviene meta d'illustri personaggi, tra i quali ricordiamo: l'attrice Sarah Bernhardt; la cantante dell'Opéra madame Krauss; Jeanne Samary della Comédie Française; le pittrici Rosa Bonheur, Cecilia Savouré e madame Leroy d'Etioles; Amalia Gioia, una delle più famose bellezze parigine; varie modelle che frequentano l'atelier per motivi professionali o per amicizia: madame Perrete, la piccola Alice, Agathe, la Ronsotte, madame Legouve e la sorella, la grande Bertha ed altre ancora; Henri Bertoud, naturalista e letterato; Francisco de Asís, re consorte di Spagna; il duca di Fernán-Nuñez, allora ambasciatore a Parigi; d. Segismundo Moret; il musicista Aranda; Julio Ferry; il generale Saussier; l'ambasciatore italiano Menabrea; i Goupil, padre e figlio; Stevens; Georges Ohnet; François Coppé e i due Coquelin.
E' un periodo caratterizzato da un'attività molto intensa, che però non da' completa soddisfazione a Vicente sul piano professionale: nel suo intimo aspira a raggiungere altri traguardi, diversi da quelli limitati che potevano essere attinti da un pittore alla moda.(12)
D'estate trascorre alcuni giorni a Trouville con la famiglia ma, di solito, è occupato a mantenere relazioni di società ed a svolgere la sua attività di pittore di successo. Al Salone del 1881 ottiene la croce della Legion d'Onore.
Nel 1882, su proposta del duca di Fernán-Nuñez e di Federico de Madrazo, gli viene offerta la direzione dell'Accademia Spagnola di Belle Arti a Roma. Pensando di trattenervisi non più di due o tre anni e di fare poi ritorno a Parigi, Vicente accetta e il 1 luglio assume l'incarico. Le cose però non vanno come egli aveva previsto.
Trasferitosi a Roma nella nuova sede di S. Pietro in Montorio e dipinti due quadri alla maniera parigina con cui praticamente chiude la sua attività commerciale, si dedica interamente alla promozione delle attività dell'Accademia. Propone e fa approvare lavori di ristrutturazione, adattamento e restauro, segue assiduamente gli allievi sia nei loro studi sia nelle loro necessità e negli impegni professionali, organizza a Roma ed altrove periodiche mostre delle loro opere. I suoi sforzi non sempre vengono ripagati con gratitudine e simpatia. (13)
Con il passare del tempo riprende i pennelli, mostrando però di aver subito un'involuzione: torna infatti alla sua maniera iniziale e si dedica alla tematica religiosa, dipingendo santi e madonne. I modelli preferiti sono Ignazio, che già aveva posato per lui in passato, ed una certa Checca.
Nell'ottobre 1886 fa un primo viaggio ad Assisi con Meissonier e vi torna spesso negli anni successivi, anche in compagnia dei pensionanti dell'Accademia.(14)
Partecipa con molto trasporto alle manifestazioni religiose in Vaticano, mantiene stretti contatti con i rappresentanti diplomatici spagnoli presso la Santa Sede e visita di frequente i musei romani, in particolare quelli Vaticani.
Per migliorare le sistemazioni logistiche, didattiche e museali dell'Accademia - che era un vecchio convento in mediocri condizioni - promuove una serie d'interventi per cui ottiene un contributo parziale dal governo spagnolo. Per portare a termine i lavori contribuisce personalmente al finanziamento con oltre 10.000 pesetas che non gli saranno mai restituite.
Nell'organizzazione delle mostre delle opere degli allievi prende a modello quanto si fa all'Accademia di Francia, ma introduce anche alcune innovazioni, presto imitate dalle altre istituzioni: è infatti il primo ad adottare l'abitudine di accompagnare le esposizioni con concerti eseguiti dai pensionanti del collegio di musica.(15)
Le preoccupazioni e le cure connesse allo svolgimento del suo incarico comportano inevitabilmente una profonda modifica delle sue abitudini di vita. Pur non trascurando di coltivare le numerose e prestigiose amicizie che ha conservato dai precedenti soggiorni romani od ha allacciato negli ultimi anni, sacrifica la vita di società che aveva intensamente coltivato a Parigi ed a Madrid a favore di riposanti conversazioni con i frati della vicina chiesa e di passeggiate a villa Pamphili.
Nel 1887, per i suoi meriti professionali, viene nominato accademico di merito dell'Accademia di S. Luca. In quell'occasione scambia alcune lettere con il presidente Andrea Busiri, ancora conservate nell'archivio dell'Istituto. (16)
Nel 1889, è designato all'unanimità quale presidente dell'Associazione artistica internazionale. In tale veste, tiene molte conferenze confortate da buon successo presso il pubblico e da grandi soddisfazioni personali.(17)
Colpito da una bronchite che lo mette in pericolo di vita, il 1 novembre 1892 abbandona i suoi incarichi ufficiali, ma si trattiene a Roma ancora due anni. Poco prima di lasciare la carica di Direttore riceve la nomina ad Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, onore che egli attribuisce soprattutto al prestigio che l'Accademia Spagnola aveva acquisito a Roma.(18)
Nel 1894 rientra a Madrid, come segretario del Museo del Prado, diretto dal suo amico e protettore Federico de Madrazo, cui subentra alla morte avvenuta nel 1895.(19)
Mette studio nella calle di Carranza 18, non lontano dal cimitero di San Luis dove è sepolto il padre.
Nonostante la salute sia minata da una emiplegia, malattia che già era stata fatale al genitore, continua la propria attività e porta a termine diversi ritratti nello studio privato, ma non ha il tempo di mettere a frutto la propria esperienza nella direzione del Museo. Muore infatti il 25 gennaio 1896. Gli vengono tributati gli onori e i riconoscimenti dovuti alla sua posizione ufficiale ma, nell'ambiente artistico, la scomparsa di Vicente passa quasi inosservata. Era ormai un pittore accademico, superato da giovani desiderosi di affermarsi ed avviati su nuove strade.
Negli ultimi decenni, inoltre, la sua permanenza in patria era stata saltuaria ed estranea al mondo dell'arte viva.
Nulla viene fatto per l'artista scomparso.(20)
La vendita dei bozzetti e delle poche opere rimaste nello studio non frutta grosse somme.
Nell'atrio dell'Accademia Spagnola a Roma una lapide ricorda i direttori che si sono succeduti nell'incarico dall'inizio dell'attività ad oggi. Purtroppo Vicente non ha avuto fortuna nemmeno in questa occasione: il suo cognome era stato storpiato in Parmaroli, v. fig. 4, e solo recentemente è stato corretto.

4.2 Opere di Vicente Palmaroli di cui si è rintracciata notizia
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Va precisato, innanzitutto, che molte opere già in possesso del Museo del Arte Moderno o del Museo Romántico, divenute ora proprietà del Museo del Prado, sono state accentrate nel Casón del Buen Retiro (più avanti indicato con la sigla CdBR), sede della collezione della pittura spagnola del XIX secolo. Non è stato possibile identificare con certezza le opere che appaiono nei repertori delle vendite: pertanto esse non sempre sono state inserite nell'elenco che segue. Sono stati invece inseriti i numeri di catalogo, desunti da un inventario fornito dal Casón del Buen Retiro, e i riferimenti alle illustrazioni del libro della Pérez y Morandeira pubblicato nel 1971.

1858 - El escultor Pedro Collado de Tejada (Jaen, Museo; n° cat. 4541; RPyM n° 6, p. 50)
1861 - Ritratti di donne albanesi e ciociare
1862 - La Pascuccia (Madrid, Duquesa Vda. de Fernán-Nuñez; RPyM n° 8, p. 50)
- La intercesión (Madrid, Palacio de Oriente), cfr. Goya n. 15
- Los cincos santos Santiago, Santa Isabel, San Francisco, San Pio V, San Ildefonso (la Intercesión) (Aranjuez, Palacio Real; RPyM n° 5, p. 49)
- D.a Filomena Fdz. de Henestrosa (?, Antigua colección Martorell)
1863 - D.a Inés de Blake (Madrid, D. J. L. Muñoz de Baena)
- Alcuni ritratti eseguiti a Madrid
1864 - Biagio descansado (Bayona, Museo Bonnat; RPyM n° 9, p. 50)
1865 - Hersila Castilla (Madrid, CdBR; n° cat. 7254; RPyM n° 12, p. 51
- La Infanta Isabel (Madrid, CdBR; RPyM n° 13, p. 51)
- Ritratto del Priore Giuseppe Maria Gallucci, (Napoli, Museo nazionale di San Martino) (21)
- El sermón en la capilla Sixtina durante una función solemne (RPyM n° 11, p. 50 - esposto e premiato alla Esposizione universale di Parigi nel 1867; la rivista Apuntes pubblicó la riproduzione di alcuni disegni preparatori, uno dei quali è al CdBR)
1866 - El pintór Ventura Miera (Madrid, CdBR; n° cat. 4534; RPyM n° 14, pa. 51)
1866/78 - El Cardenal Cisneros mostrando sus poderes á los grandes de España
- Una sonata (Danimarca, propr. sconosciuto; RPyM n° 29, p. 53)
- Alcuni ritratti
- Alcuni quadretti di costume
- Retrato de Gustavo Baüer de un año de edad
- Retrato de José Hurtado de Améroga (San Sebastian, collezione Marquesa de la Roca)
- D. Manuel Carranza (Madrid, Sra. Vda. de Muguiro; RPyM n°16, p. 51)
- D.a Isabel Mac Crohon de Carranza (ib.; RPyM n° 17, p. 51)
1868/72 - Quadri di costume
1869 - Coqueteria (Madrid, D. Javier de Muguiro; RPyM n° 28, p. 53)
- D. Angel de Carvajal y Téllez-Girón (Madrid, Condes del Valle de Orizaba; RPyM n° 21, p. 52)
1870 - La batalla de Tetuán (Madrid, Museo del Ejército; RPyM n° 18, p. 51)
- D.a Dolores Crooke de Comyn (Madrid, Condesa Vda. de Albiz; RPyM n° 15, p. 51)
- Doña Ida Baüer (Madrid, collezione Baüer; RPyM n° 20, p. 52; cfr. Goya n. 15)
- La niña de la rosa (Madrid, Doña Maria Arnús de Muguiro; RPyM n° 24, p. 52)
- Retrato "de la Srta R. M."
- Retrato de Doña E. L.1871
- Los enterramientos de la Moncloa en 1808 (El 3 de mayo de 1801) - premiato con medaglia di 1^ classe all'Exposición Nacional de Madrid 1871; RPyM n° 19 pp. 51-52; cfr. Goya n° 15; fig. 331 Ars Hispaniae - (Madrid, Ayuntamiento)
- Una transtiberina
- Estudio para el retrato de Amadeo de Saboya (Madrid, Museo Municipal)
1872 - Retrato del niño José Hurtado de Amézaga y Zabal a los cuatros años, hoy
Marqués del Rascal, (San Sebastián, collezione Duquesa de la Roca; RPyM n° 25 p. 52; cfr. riproduzione in Goya n. 15)
- El rey Amadeo I de Saboya (Gerona, Museo Balaguer de Villanueva y Gel. Tru.; n° cat. 6704; RPyM nn. 22-23, p. 52)
1873 - Retrato de la duquesa de Abrantes
- Retrato de D. Pio Gullón y su señora
- Retrato de Mr. E. Layard
- Retrato de D. Juan Eugenio de Hartzenbusch (Madrid, Ateneo; RPyM n° 26, p. 52), v. fig. 5.1. (22)
- Altri ritratti
- Una recepción de las corporaciones nel Palacio (incompleta)
1876 - La maja de la guitarra (già proprietà di don Florencio Milicua, Barcelona. Ora Las Arenas, D. Antonio Bilbao; RPyM n° 34, p. 53.) - La figura della suonatrice presenta molte attinenze con l'analogo personaggio del quadro "El concierto", cfr. riproduzione in Goya n. 15
1880 - El concierto (Musica di Camera, Tertulia de Confianza, Una reunión galante) (Madrid, CdBR; n° cat. 4551, senza data; RPyM nn. 1 e 33, pp. 49 e 53)
- Mujer sentada (Madrid, Collezione Galeria Studio)
1880/81 - Blanca de Navarra (esposto al Salon di Parigi del 1881 con il titolo Ave Maria)
- Dos bailarinas sentadas (Madrid, d. José Entrecanales; RPyM n° 38, p. 54)
1881 - La niña de la manzana (Madrid, Doña M. Payá de la Peña; RPyM n° 39, p. 54)
- En el estudio (Madrid, CdBR; RPyM n° 3, p. 49)
1882 - En el estudio (Madrid, CdBR, RPyM n° 2, p. 49)
- La carta sorprendida
- El drama nuevo
- I pagliacci
- Le petit Marquis
- ¿Qué le diré?
- Retrato de Sarah Bernhardt
- Retrato de Segismundo Moret
- Concierto en el estudio (Buenos Aires, Galerias Le Passé"; RPyM n° 36, pp. 53-54) - tra 1874 e 1883, periodo parigino
1882-83 - A orillas del mar (?; RPyM n° 37, p. 54)
- Meditando junto al mar (?; RPyM n° 37, p. 54)
1883 - La confesión (già nella collezione Baüer, ora Madrid, CdBR; n° cat. 4537; RPyM n° 37, p. 54) - Il ragazzo rappresentato è Vicente Palmaroli Reboulet, allora quattordicenne
- La leçón de danse
- La leçón de chant
- La tentación
1884/94 - Dedicado a Minerva (in collezione privata cilena; RPyM n° 41, p. 54)
- Mater Salvatoris (La Virgen y el Niño) (RPyM n° 47, p. 53)
- Mater Amabilis (RPyM n° 47, p. 53)
- San Francisco de Paula
- Les pigeons de Saint Marc
1885 - Ofelia, Estudio para Ofelia (Madrid, CdBR; RPyM nn. 39-40, p. 54)
- Doña Angeles Roca de Togores (Madrid, Marqués de Santa Cruz; RPyM n° 4, p. 49)
1886 - Concierto de arpa (collezione privata, cfr. Gonzalez Martí)
- Doña Sofia Reboulet esposa del artista (Sofia Reboulet esposa del pintór) (Madrid, CdBR; n° cat. 4535; RPyM n° 43, p. 55) cfr. riproduzione in Goya n. 15, v. fig. 5.2
- Tre cantanti
- Retrato de la Marquesa de Pidal - esposto a Madrid nel 1892
- Le tre arti nobili (allegoria per sovraporta dell'Ateneo di Madrid)
- Tavola con tre teste di cantanti
- Descanso (Madrid, Museo de Arte Contemporaneo; RPyM n° 38, p. 54)
1888 - Retrato de doña Maria Groizard y Coronado (Madrid, D. Luis Groizard; RPyM n° 45, p. 55)
1889 - Doña Concha Miramón de Duret (Conchita Miramón), (Madrid, CdBR; n° cat. 4536; RPyM n° 44, p. 55)
- ritenuto "excelente" da Gaya Nuño, cfr. riproduzione in Goya n. 15) (23)
- Escena dieciochesca (ibidem)
- La modelo Herminia (A la ventana) (Madrid; RPyM n° 42, p. 55)
- Meditación (riprodotto in Goya n. 15 e in EUILA p. 396)
- La botilleria (Un café de principios del Siglo XIX, Un café del tempo del Directorio) (Bilbao, Museo de Bellas Artes; RPyM n° 31, p. 53) - riprodotto anche in COMUNE DI ROMA, Capolavori del Museo di Bellas Artes di Bilbao, Palazzo delle Esposizioni, 3 luglio-10 settembre 1991.
- Bozzetti di teste (La Coruña, Museo Provincial de Bellas Artes)
- Una dama (Granada, Museo Provincial de Bellas Artes)
- Ritratti vari
- Gustavo Adolfo Bécquer en su lecho de muerte (ibidem)
1890 - La modelo Amelia (Madrid, CdBR; RPyM n° 46, p. 55)
1892 - Musica sagrada (Madrid, Marqués de Pidal; RPyM n° 46 b, p. 55)
1893-96 - Retrato de la Marquesa de Santa Cruz
- Retrato de la Duquesa de San Carlos
- 2 ritratti di Alfonso XIII fanciullo, solo e con la madre (Roma, Ambasciata di Spagna presso la S. Sede), v. figg. 5.3, 5.4, 5.5, 5.6.
- Opere varie
1895 - El martirio de Santa Cristina (Jaen, Museo; n° cat. 4540; RPyM n° 48, p. 55)
s.d. - Una Ciocciara (Madrid, Duca di Fernán-Nuñez)
- La buenaventura (?, già coll. del marchese di Portugalete; RPyM n° 30, p. 53) - prima del 1883
- La pesca - per il commerciante londinese Wallis
- Italiana (studio)
- Retrato del Ministro de Fomento Alcalá Galiano (Madrid, Ministerio de obras publicas; n° cat. 3909)
- Retrato del Sr. Marqués de Pidal (Madrid, Congreso de los Deputados)
- Retrato de D. J. F. Pacheco (Madrid, Congeso de los Deputados)
- Retrato del Sr. Mayans (Madrid, Senado)
- Retratos de la familia Mayans
- Ritratti vari: della Contessa di Villapaterna, dei figli di D. José de Ceriola, della figlia dei conti di Campo-Alange, del Marqués de Molins
- La Noche, (Madrid, Café de Madrid)
- !Madre mia! (Un entierro en Valencia) - per il sig. Dupcas
- Gustos de una dama del tiempo de Carlos IV.
- Primera recepción del Rey Amadeo I en el Palacio de Madrid (già propr. reale)
- José Collado y Mata (Cabeza de viejo) (Madrid, CdBR; n° cat. 4532; RPyM n° 27, p. 52) - intorno al 1871
- Apunte de bailarinas (ibidem; n° cat. 4542)
- Modelo en el estudio di un pintor (ibidem; n° cat. 4533)
- Estudio de cabeza masculina laureada (ibidem, n° cat. 7183)
- Estudio de cabeza femenina (ibidem; n° cat. 4549)
- Retrato de niño (Gerona Figueras, Museo Municipal; n° cat. 6067)
- Retrato de caballero (ibidem; n° cat. 6068)
- Una escena musical (Doña Juana la Loca en Tordesillas) (Madrid, Cuartel general de la Marina; n° cat. 3980)
- Una maja (prop. Baüer)
- El mundo, el demonio y la carne (RPyM n° 32, p. 53)
- La dama del libro rojo (Albiz, Condes de Albiz; RPyM n° 35, p. 53)
- Paleta con cabeza femenina laureada (Malaga, Museo; n° cat. 4543)
- Mujer pintando (ibidem; n° cat. 4550)
- Una calleja (Jaen, Museo; n° cat. 4544), v. fig. 5.7
- Apunte de paisaje de otoño (sul retro v'è Dibujo de mujer sentada leyendo, Boceto para Desdémona) (ibidem; n° cat. 4539)
- San Francisco (sul retro v'è Boceto de hombre) (ibidem; n° cat. 4552)
- Retrato de señora (ibidem; n° cat. 4541)
- Estudio de mujer (ibidem; n° cat. 4546)
- Interior de una iglesia (ibidem; n° cat. 4545)
- Salon de porcelanas del Palacio Real (ibidem; n° cat. 4548)
- Estudio de cabeza (Granada, Museo de bellas Artes; n° cat. 6571)
- Retrato de señora (ibidem, n° cat. 6572)
- En vue (ibidem; n° cat. 6573).
- Estudio de mujer en mantilla blanca (sul retro v'è Boceto de jardin) (Malaga, Museo, n° cat. 4538)
- Cabeza de estudio, 2 pezzi (La Coruña, Museo; nn. cat. 6624-6625)
- Retrato de señora (ibidem)

Si fa presente inoltre che:
- nella guida d'Europa, Spagna e Portogallo (TCI Milano III/1967), l'indice degli artisti a p. 425 cita Palmaroli y González, Vicente, da Zarzalejo (Spagna) P. 1834-1896, p. 175: "Casón del Buen Retiro, ospita una sezione staccata del Museo del Prado, con esposizione permanente di pitture e sculture, in particolare spagnola, dei secoli XIX, XX (...) V. Palmaroli (...)";
- nel Salone dei Cardinali del Palazzo di Spagna a Roma "valiosas obras de arte se suceden sobre los muros de este sector. Sus autores fueron, entre otros, Mario de Fiori, Mengs, Wildens, Nattier, Madrazo y Palmaroli"; (24)
- nell'elenco delle vendite di opere d'arte riportato da Bénézit, op. cit., vol. 8° p. 96, si trovano citati i seguenti quadri di V. Palmaroli:

4.3. - Giudizi sull'opera di Vicente Palmaroli.
Riportiamo succintamente i giudizi espressi da alcuni autori seguendo, finché possibile, l'ordine cronologico desunto dalla data d'edizione del volume consultato.

1866 - J. CRUZADA VILLAAMIL (27)
«El cuadro que en la Exposición más se admira, el que cada vez que se contempla más encanta, el que presenta más dificultades vencidas, más dulce entonación, mayor agrado, es el cuadro nm. 316, Sermón en la Capilla Sixtina. !Qué color, qué entonación, qué variedad, qué exquisito gusto en las reposadas actitudes de tantas y tan preciosas figuras! ¡Qué ambiente, qué distancias las de aquella capilla, qué perspectiva tan digna de ser copiada y estudiada por los que hasta ahora han brillado en el género de interiores!»

1871 - M. CAÑETE (28)
«Apreciables son los retratos de este pintor madrileño, pensionado largo tiempo en Roma por la munificencia de S. M. el rey don Francisco de Asís de Borbon, que constantemente le ha protegido y honrado; y si bien no emulan todos aquella suprema distinción y elegancia, dote característica en los de su maestro don Federico de Madrazo, ni logran por otras condiciones hombrearse con los de ciertos pintores antiguos, tampoco deben confundirse entre la multitud de retratos medianos que fatigan estérilmente á quien visita la Exposición (...) No contento con haber sobresalido anteriormente en cuadros de asunto religioso, de historia y de costumbres, el señor Palmaroli aspira en la actual Exposición al lauro de pintor de interiores (...) Ménos feliz ha estado el artista al trasladar al lienzo una de nuestras pocas lazañas contemporáneas. El cuadro que representa la Batalla de Tetuán (...) es una verdadera desdicha (...) Pero la obra capital de Palmaroli en la actual Exposición es (...) Los enterramientos de la Moncloa el dia 3 de Mayo de 1808 (..). Al abandonar la rutina y desarrollar su pensamiento separándose del patron á que se suelen ajustar los pintores que tratan esa clase de asuntos, Palmaroli ha dado muestras de un vigor imaginativo, de una sensibilidad que jamás habia desplegado hasta ahora. Utilizando en su cuadro el elemento de belleza que consiste en la poesía de los contrastes, ha tenido la delicada inspiración de poner junto al dolor y la muerte las risueñas flores campesinas, gala y esmalte de la primavera.»

1871 - R. CARRION Y CAMPO ARANA (29)
«Palmaroli. - Fusilamientos del 3 de Mayo de 1808.
La montaña del Príncipe Pio,
palacio á la izquierda, San Francisco allá;
me podrá usted decir, señor mio,
qué huracan es ese que soplando está?
Blancas nubes arrastra en montones,
que cubren del cielo el límpido azul,
ráudo agita dos sendos faldones ...
y deja tranquilo un velo de tul!

El mismo. Interior de un salon del Palacio Real.
Lo ha pintado con escoba,
pero es precioso el salon
y merece que le demos
la enhorabuena al autor.

El mismo. - Dos retratos.
¿Como se hace mediano un buen artista?
Basta con que se meta á retratista.
El mismo. - Una transtiberina.
Una jiganta.- Entrada un real;
niños y soldados cuatro cuartos.


1872 - ANONIMO (da LIEyA) (30)
«Lugar destinguido debe ocupar ne la seccion biográfica de LA ILUSTRACION ESPAÑOLA Y AMERICANA el retrato de nuestro querido amigo don Vicente Palmaroli y González, cuyos excelentes cuadros le han dado en breve tiempo universal nombradía (...) Bien jóven era cuando empezó á llamar la atención por sus obras, áun imperfectas, pero que tenian impreso cierto carácter de originalidad y buen gusto, que anunciaba la aparición de un artista (...) Palmaroli, jóven de talento, ocupa ya un lugar muy señalado en los anales del arte, pero su pincel magotable nos dará todavia nuevas obras dignas de aplauso.»

1883 - A. SIRET (31)
«V. Palmaroli, élève de Madrazo.»

1887? - G. STOPITI (32)
«Il Comm. Prof. Vincenzo Palmaroli (...) una delle illustri e benemerite individualità artistiche, che essendo ancora nel bel verde degli anni, sapranno certo raccogliere, intorno al proprio nome, novelle fronde di onore, ed essere di più splendido vanto alle due nazioni sorelle Spagna ed Italia. Sotto la luce del paterno esempio crebbe il figliuolo, cui pur si accese nell'anima l'amore del bello, del vero, del grande, e nella mente di buon'ora tumultuarono gli estri potenti del genio. Anch'egli era nato per l'arte e studiò pittura (...) eccelso suo merito eziandio nei ritratti.»

1897 - C. ARAUJO Y SANCHEZ (33)
« Palmaroli (...) era un gran artista (...) y tenía un corazón de oro (...) El color y el dibujo de este cuadro son excelentes, como lo fué siempre en todos los del autor (qui si tratta del quadro Enterramiento de los fusilados). La ejecución, muy buena tambièn, no es la adecuada á lienzo tan grande. Pintó tambièn algunos cuadros de costumbres elegantes de principios de siglo (...) cuya idea principal era representar mujeres hermosas é interesantes, como pocos han sabido hacerle (...) Palmaroli tenía un alma que no tienen todos, logrando reunir en sus creaciones á un mismo tiempo los atractivos de la pintura, de la poesía y de la musica (...) (Nei ritratti Palmaroli) favorecía ennobleciendo, acentuando lo que había de más grandioso en el modelo, sin desfigurar en nada que lo constituye el carácter del retratado, que, como está sorprendido y queda fijo, se comprende mejor que en la movilidad del original (...) Si todo el que se pone á pintar fuera un gran pintor, la pintura sería cosa de poca monta, y tal lo hace creer el vocerío y exageraciones del momento, producidos por la lucha por la existencia; pero cuando los tiempos pasen, la niebla se disipe y nuestra época sea juzgada con un criterio artístico elevado, serán muy pocos los que queden en primera línea, y entonces Palmaroli no formará entre los ultimos de éstos: porque, lo repito por última vez, como elegancia, como poesía y como sentimiento místico, aquí y fuera de aquí, muy pocos habrá que le igualen. Su ejecución, con estar al lado de los primeros, es nada al lado de tales condiciones. Si él no merece este recuerdo no lo merece nadie.»

1904 - BRYAN (34)
«Some of his works found appreciation in London.»

1907 - G. GAROLLO (35)
«3) Vicente (1835-25.1.96), di Madrid, figlio del pittore Gaetano di Fermo (1801-53), fu pittore di storia.»

1920 - ENCICLOPEDIA UNIVERSAL ILUSTRADA EUROPEO-AMERICANA (36)
«Ya con suficiente conocimientos artisticos marchó á Italia, en donde acabó sus mejores obras.»

1922 - WOERMANN (37)

«A la cabeza de la pintura española moderna de costumbres, desenvuelta y amplia, se halla Vicente Palmaroli quien además, tomó muchas veces argumentos históricos como pretexto de sus cuadros, de esmerada ejecución.»

1925 - SOCIEDAD ESPAÑOLA AMIGOS DEL ARTE (38)
«En 1858 marchó a Italia, en cuya nación hizo sus mejores obras ... Hizo numerosos retratos de positivo mérito.»

1932 - P. LAROUSSE (39)
«Élève de Madrazo, il fut directeur de l'Académie espagnole à Rome.»

1955 - UN SIGLO DE ARTE ESPAÑOL (40)
«El triunfo internacional de Mariano Fortuny, aportándole dinero y fama a manos llenas, parece que debería haber cambiado las metas y rumbos de los pintores españoles, desvíandoles hacia el cuadrito miniado y gracioso, de venta más fácil y propaganda más segura que los telones destinados a dormir en dependencias administrativas del Ministerio de Fomento (...) Enrique Lafuente Ferrari ha distinguido entre dos generaciones decimonónicas de pintores de historia. La primera, la de los que alcanzaban su madurez hacia 1870, agrupa, entre otros muchos nombres, los ya resaltados de Rosales, Casado del Alisal, Gisbert y Palmaroli. No sólo consiguieron los más notables resultados en el falsísimo género, sino que, cronológicamente, éste casi era perdonable. Y decimos casi porque una de las últimas grandes reconstrucciones históricas pergeñadas en la pintura francesa, Los romanos de la decadencia, de Thomas Couture, data de 1847, esto es, de nueve años antes de que comenzaran en España las Exposiciones Nacionales (...) (La llamada segunda generación) es la de los hombres que maduran por 1880 y 1890 no pocos de ellos con prolongada gestión dentro de nuestro actual siglo. Aunque parezca inverosimil, se trata de los contemporáneos de Gauguin, Van Gogh y Toulouse Lautrec. Y hasta de Matisse. Son los contemporáneos de una nueva y fresca etapa, rejuvenecedora del color y de la forma. Pero nada de esto llegó a sus oídos ni a su sensibilidad, prefiriendo seguir aferrados a una temática que iba perdiendo cualquier especie de serenidad y de contención (...) (ibid., dalla scheda relativa a V. Palmaroli): (En El 3 de Mayo de 1808) la luz del amarillo de la joven que se arrodilla y el blanco del de la muerta descentran la atención para dar movilidad dramática al conjunto de los grises valores cromáticos. El sólido dibujo de Palmaroli, sin perderse ni reblandecer sus cualidades, se conmueve por la agilidad de la ejecución y la valentía de la pincelada. La materia es densa. El recuerdo de Goya se halla presente en la realización. Esto es indudable en las figuras esbozadas detrás (...) (Retrato de Doña Concha Miramón de Duret) Factura sólida y muy desenvuelta. Hecho todo con gran sobriedad de medios, con certero concepto rosalesco.»

1955 - A. MARICHALAR (41)
«Palmaroli, Gisbert, Casado del Alisal, mantienen en sus retratos cierta rigidez que se perderá con Rosales, Mercader, Martí Alsina.»

1957 - R. PEREZ Y MORANDEIRA (42)
«Esta atrayente figura de nuestro XIX, cuya vida se inicia, proféticamente, bajo los auspicios del Romanticismo, para concluir en piena oleada idealista de fin de siglo (...) Dos características de genuina raigambre purista presiden desde entonces su obra: un dibujsmo llevado a veces a extremos de exagerado primor, y un contenutismo entre lirico y místico, que constituye la clave de su personalidad de artista (...) Si su obra es, como consecuencia (dei suoi soggiorni all'estero) bastante heterogénea, en toda ella late un mismo romanticismo intimista, melancólico y tranquilo, sólo ausente de la Capilla Sixtina (1865) y contadas obras mas (...) Palmaroli, pintor poeta, tiende con su obra un puente entre el purismo y las nuevas corrientes idealistas de la fin de siglo (...) profesaba el culto del natural y admitía la entrada de lo feo expresivo en el arte (...) La exaltación de la mujer, en gracia, en belleza y en espiritualidad, es la tónica predominante en la obra de Palmaroli, no sin caér alguna vez en una afectación (...) la mujer es para Palmaroli, como para Bécquer, la encarnación de la poesia (...) Lirismo bécqueriano que se acentúa aún más en sus últimos años, cuando su adhesión al movimiento idealista de fin de siglo le hace recaer en la órbita de lo gérmanico (...) El lirismo de su temperamento explica tambièn su peculiar actitud ante la pintura de Historia, que rehuyó en sus comienzos por resultarle antipática (...) la elegancia de su estirpe italiana, siempre manifiesta, avalora en especial sus retratos ... aparte de toda preocupación ideológica o sentimental, Palmaroli domina su oficio hasta el virtuosismo (...) Exquisito colorista (...) Venecia está presente en muchos de sus cuadros de épocas tempranas. Goya y Velázquez tambièn lo influyen, ocasionalmente, pero es Fortuny quien ispira por más tiempo su paleta (...) Sin haber sido un innovador, Palmaroli tuvo originalidad suficiente para salvar su personalidad, y una personalidad tanto más atrayente cuando menos acusa el lastre de su formación o las imposiciones sociales (...) Por esto, lo que hoy más se estíma en su arte son sus dibujos - algunos de sorprendente seguridad y precisión - y bocetos, en que acercase a Rosales (Conchita Miramón, 1889).»

1958 - G. ROUCHÉS (43)
«Le romantisme a marqué surtout les tableaux d'histoire. Comme les Français, les espagnoles évoquent leur passé (...) Les souvenirs de la guerre de l'Indépendance restaient vivants. Palmaroli (1835-1896), Italien d'origine, qui, pour débuter, avait figuré sur le modèle des Sacre Conversazioni de son pays les saints patrons d'Isabelle II et de don François d'Assisi, son mari, donna une suite à Goya, un mélodramatique Ensevelissement des fusillés de la Monchoa, le 2 mai 1803. A Rome, il s'était lié avec deux autres boursiers qui allaient s'illustrer, chacun par une oeuvre unique.»

1966 - J. A. GAYA NUÑO (44)
«(Vicente Palmaroli) no fue menor artista (di Casado del Alisal ed i soggiorni a Roma, Firenze e Napoli) darán cierto matiz italiano a buena parte de su producción (...) (nel corso della sua vita ha prodotto) obra no numerosa ni homogénea, pero siempre dotada de los donos de un verdadero maestro (...) En ningún caso por ningún motivo debiera haber continuado la experiencia despuès de Gisbert, Casado del Alisal, Palmaroli y Rosales. Se acababa de superar el género (della pittura storica); pero los mediocres no tomaron cuenta de ello y continuaron afljiendo las exposiciones nacionales con cuadros cada día más enormes, cada vez más tristes, aynos(?), truculentos, sanguinosos hasta llegar a lo repugnante, a una repugnancia premeditada y sobada desagradabile y espantosa.»

1971 - R. PÉREZ Y MORANDEIRA (45)
«La pintura española del siglo XIX vuelve a estar hoy, otra vez, de moda y los coleccionistas se interesan nuevamente por estos cuadros que todavía no hace mucho se contemplaban, en el mejor de los casos, con indiferencia. Vicente Palmaroli no fue entonces, como tantos otros compañeros suos, estimado en su verdadero valor. Palmaroli, aunque, no sea estilísticamente un revolucionario, posee un prodigioso dominio de la técnica y un gran sentido de la composición, una paleta rica y varia, y sabe dotar a sus personajes de una notable elegancia. Su obra nos atrae por su lirismo, tan de su tiempo y tan característico del gusto de la aristocracia y la alta burguesía para las que pintó. Como ellas, se dejó mecer por la moda, y hoy es la moda la que nos devuelve a un Palmaroli revalorizado (...) El éxito logrado luego por la Capilla Sixtina en la Universal de París de ese mismo año, refrendó el de Madrid. No sin que algún crítico desorientado, ignorando en bloque a la Escuela Española, citase a Palmaroli con elogio entre los italianos (...) ¿Cuestión sólo de nombre, o de parentesco artístico (...)? Ambas cosas, quizá, pero tambièn, falta de costumbre de tener en cuenta a los pintores españoles, porque los únicos que se conocían en Francia eran los que allí residían, y eran discépulos y seguidores de artistas extranjeros, y así, se había tenido hasta entonces a la pintura española por muerta, desde los tiempos de Goya, y sin esperanza de resurrección (...) A los diez años de vivir en Francia, Palmaroli estaba ya cansado de su forzada producción para los marchantes, y empezó a pensar seriamente a retirarse en algún lugar de las inmediaciones de París, a pintar con más tranquilidad y más independencia del capricho del comprador. El género de pintura a que él se dedicaba no tenía tampoco el éxito de antes, en este momento de triunfo del impresionismo (...) ("En el estudio" è un) bosquejo apuntado rápidamente con asfalto, con la ágil espontaneidad del mejor impresionismo, y una radiante concepción del color que bien pudiera creerse reflejo de la nueva escuela, si no conociéramos los antecedentes del artista, que la hacen más probable derivación del luminismo fortunyano.»

1981 - A. E. PÉREZ-RIOJA (46)
«Palmaroli, pensionado por los Reyes de España, y que pinta un cuadro de devoción que se elogia mucho.»

1987 - C. GONZALEZ-M. MARTI (47)
«Viajan más adelante a Nápoles, donde conocen las últimas tendencias artísticas encabezadas por Domenico Morelli y retratan a mujeres ataviadas de albanese y ciocciare ... a Florencia y se relacionan con Stefano Ussi, quien influirá en sus obras de temática histórica (...) tras conocer en un viaje a París las tendencias neorrománticas de Ernest Meissonier, Palmaroli pinta abundantes cuadros de género, interiores, retratos y cuadros de la recente historia española (...) La obra de su última etapa en Roma está influida por la nueva corriente idealista europea y, en particular, por la pintura inglesa de Lorenzo Alma Tadema y Federico Leighton.»

1989 - A. M. ARIAS DE COSSIO (48)
«Sin embargo, la pintura de historia encuentra una primera fase de esplendor en el nombre de tres artistas. Ellos son José Casado del Alisal, Antonio Gisbert y Vicente Palmaroli (...) Vicente Palmaroli (es) pintor muy heterogéneo que dejó una obra no demasiado abundante y, en cambio, muy desigual, en la que se mezclan muy buenos retratos con lienzos vacíos y demaclatorios. Su estilo es exponente claro de esa continuidad que ya tanta veces he señalado entre el romanticismo y el eclecticismo (...) Su estirpe italiana se advierte en la elegancia y el virtuosismo de su pintura. Aunque Vicente Palmaroli no fue una primera figura de nuestro siglo XIX, sé hay que contar con él para entender la simbiosis leteraria y artística que se establece desde el romanticismo y que se prolonga más allá del final del siglo.»

1991 - J. L. DIEZ (49)
«Tra i pittori spagnoli che appartennero al circolo di amici di Fortuny e vennero in un modo o nell'altro influenzati dalla sua irresistibile personalità, i più significativi non furono dei meri imitatori, ma elaborarono uno stile proprio, partendo da una formazione essenzialmente realista (...) Come Agrasot, anche Vicente Palmaroli (1834-1896) fu un pittore straordinariamente versatile che seppe coniugare, secondo le diverse esigenze, l'affettata eleganza della ritrattistica borghese, il pittoresco anedottico dei quadri di casacón di ambientazione settecentesca, come quello intitolato Il concerto, o ancora il sobrio realismo più prettamente spagnolo ravvisabile, per esempio, nel Sermone della Cappella Sistina, uno dei suoi capolavori (...) (il ritratto di Hersila Castilia) opera assai rappresentativa della ritrattistica di "rappresentanza" femminile borghese, divenuta di moda in Francia e da lì in tutta Europa, è ovviamente un quadro su ordinazione, nel quale Palmaroli non esita a utilizzare tutti i più retorici convenzionalismi pur di compiacere il cliente. In effetti l'ampollosità decorativa del vistoso abito, la languidezza affettata della giovane donna e alcuni espedienti, il guanto nella mano e l'allusione alla musica come inclinazione particolarmente femminile sono abituali in questo genere di ritratti, dalla pretenziosità ostentata. In tutto ciò Palmaroli si destreggia abilmente. Artista di grande maestria e particolarmente abile nell'adottare stili diversi secondo il carattere del dipinto, dal preziosismo alla Fortuny delle scene pompier e di genere al realismo energico e sobrio dei ritratti più intimi. Così, la vaporosità dei veli del vestito, la morbideza della carnagione e l'intelligente illustrazione del ritratto, in cui è perfettamente resa l'atmosfera dell'ambiente in penombra, sono tutti segni delle notevoli capacità di ritrattista di Palmaroli, cui si può imputare solo l'eccessiva lunghezza della tela, che toglie agilità alla figura. Insieme al ritratto dell'Infanta Isabella di Borbone, esposto anch'esso nel 1866, e al Sermone nella Cappella Sistina, la sua opera più conosciuta, questo è uno dei ritratti femminili "di rappresentanza" più belli e significativi del pittore.»

1991 - E. CASADO ALCALDE (50)
«Quasi tutti questi pittori di storia della prima generazione (con eccezioni come quella di Rosales) si dedicarono a suo tempo alla pittura del genere settecentesco che rese popolare Fortuny, malgrado fossero coloro che fecero progredire - pur con incertezze ed eclettismi - la pittura spagnola dal tardo purismo al primo realismo.»

Non rientra certo nei nostri intenti promuovere la fortuna di Vicente Palmaroli che, del resto, è in una fase decisamente positiva. Desideriamo solo suggerire al lettore di dedicare un po' di attenzione a questo pittore che, dopo aver goduto in vita di una buona fama ed essere stato rapidamente dimenticato dopo la morte, recentemente è stato molto rivalutato. Senza dubbio si tratta di un pittore di formazione accademica, che però si lascia trascinare dal suo eclettismo a frequentare diversi generi: la pittura storica, praticata in gioventù, poi abbandonata e ripresa solo sporadicamente in seguito, ma senza convinzione; il ritratto, in cui ci ha lasciato eccellenti esempi, soprattutto quando il personaggio da ritrarre è una donna, valga per tutti "Conchita Miramón", immortalata nella sua gentile avvenenza; la pittura religiosa, coltivata anch'essa nel periodo di formazione e, più tardi, sul finire dell'ultima permanenza romana; la pittura di genere commerciale, forse la più praticata da lui, in particolare a Parigi.
La pittura spagnola dell'Ottocento, che probabilmente in Eduardo Rosales ed in Mariano Fortuny ha i suoi esponenti più rappresentativi, si è sviluppata mantenendo stretti legami, diretti o mediati, con le consorelle europee. Soprattutto con la francese, più moderna e commerciale e con l'italiana, più accademizzante e legata alla tradizione, ma anche con l'inglese, la tedesca, la belga, ecc.
A prevalente fattore comune di gran parte degli artisti iberici di questo periodo si può porre l'eclettismo.
Vicente Palmaroli rientra a pieno titolo e in prima linea in questo quadro, non soltanto grazie alle molteplici ed amichevoli relazioni professionali con gran parte dei suoi colleghi ma anche, e soprattutto, grazie alle sue doti di artista completo.
Ricordiamo che tra i frequentatori del suo studio parigino abbiamo segnalato Goupil. Era costui un mercante d'arte operante in quella città che, secondo Giuliano Briganti, «forniva alla ricca borghesia artisticamente incolta del Secondo Impero e della Terza Repubblica, quella pittura che era fatta per lei e che a lei, sola, era gradita: la pittura dei vincitori di medaglie ai Salons, degli artisti di mondano successo, degli orientalisti, dei classicisti, dei pittori di genere.»(51)
La presenza di Goupil va quindi considerata estremamente significativa. Attraverso questo mercante passava l'intermediazione che consentiva al grosso pubblico di fruire dell'opera del pittore che aveva accesso ai palazzi del bel mondo e che accoglieva nel suo studio gli esponenti di questo stesso mondo. Goupil era uno dei monetizzatori del successo di Palmaroli il quale, di conseguenza, si configura come uno degli artisti collocabili nelle categorie esemplificate da Briganti.
In mezzo ad una produzione vasta e disparata come quella di Vicente Palmaroli, troviamo delle opere d’eccellente fattura, che ci provano come anche un pittore di formazione accademica possa dipingere un quadro perfetto non soltanto sotto l'aspetto formale.
Non va dimenticato infine che tra i meriti di Palmaroli, come maestro di pittura, va annoverato quello di aver giustamente apprezzato le doti di José Moreno Carbonero, a sua volta maestro di due grandissimi pittori moderni, quali Picasso e Dalí.

Conclusioni
In precedenza abbiamo dato ampio spazio alle vicende terrene ed alle opere dei nostri artisti. Ora cercheremo di racchiuderle in anguste schede.
Pietro Palmaroli, pittore, conosciuto però esclusivamente come abilissimo restauratore. Fin dal 1809 godette di fama estesa ben oltre i confini nazionali. Operò prevalentemente a Roma e a Dresda. In vita non fu esente da critiche, che si accentuarono nei decenni immediatamente successivi alla sua scomparsa. In questi ultimi anni si è destato un certo interesse per la sua attività, che ha portato a rivalutare e ad apprezzare meglio la sua personalità. Tale giudizio positivo è convalidato, a distanza di oltre un secolo e mezzo dagli interventi, dalla sopravvivenza di molte delle opere da lui restaurate, tuttora in ottimo stato di conservazione. Definito da alcuni abilissimo artigiano, in considerazione della sua perizia nel restauro di affreschi e pitture, riteniamo invece che sia giustificato attribuirgli la qualifica di artista. Infatti, quando ci si trova ad affrontare problemi connessi al salvataggio delle opere di sommi pittori delle scuole più disparate (Raffaello, Leonardo, Tiziano, Guercino, Correggio, etc.), non è sufficiente disporre di capacità di trattare i materiali, conoscenze tecniche multiformi, esperienza, ecc., ma bisogna essere in grado di afferrare pienamente e non tradire il concetto che l'autore ha voluto esprimere. E' un confronto quasi alla pari, tra artista creatore e artista riparatore-conservatore. Sotto altro aspetto, è quanto si verifica tra critico d'arte e artista. Quando ci s'imbatte in un Roberto Longhi non si può fare a meno di chiamarlo artista.
Felice Palmaroli. Ci limitiamo a riportare il giudizio di Scicolone sull'unica opera esistente: il quadro appare onestamente costruito.
Gaetano Palmaroli, pittore e litografo. Maestro di pittura. Le necessità della vita quotidiana ne hanno condizionato la vena e l'hanno confinato ai margini dell'arte. Gran parte della sua produzione è stata dedicata alla riproduzione di capolavori conservati nel Museo del Prado. Come per Pietro, ma in chiave minore, si ripete il confronto tra artista creatore e artista riproduttore, a volte con un terzo incomodo, a seconda che il riproduttore sia solo incisore o solo disegnatore. Abbiamo però anche qualcosa di veramente suo: l'affresco di Fermo e la tavoletta di proprietà di Vittorio Rivosecchi. In sintesi, possiamo dire che, pittore di estrazione accademica, ottimo disegnatore, non riuscì a superare il limite che inesorabilmente le accademie stringono attorno alla maggior parte dei propri discepoli.
Vicente Palmaroli. Di estrazione tutto sommato modesta, grazie all'ingegno ed alla naturale capacità di stringere e mantenere relazioni con influenti personaggi della classe dominante, in Spagna ed in Italia ha ricoperto importanti cariche ed ha ottenuto numerosi riconoscimenti ufficiali. Ottimo disegnatore e fine colorista, bravo fino al virtuosismo, è forse stato eccessivamente legato alle correnti in voga ed al plauso dei committenti. Vissuto in Italia ed in Francia nel periodo in cui vi lavoravano macchiaioli e impressionisti, non è riuscito a scavalcare la barriera della formazione accademica, pur lasciandoci delle prove di alto livello. Significative, sotto questo aspetto, le sue amicizie e relazioni con altri pittori: Meissonier, Ussi, Induno. Tra le sue opere non mancano eccellenti quadri e ritratti di squisita fattura. Qua e là affiora un po' di Goya, un po' di Fortuny, un po' di Meissonier. Ha svolto un ruolo di piccolo caposcuola: da ricordare tra i suoi allievi José Maria Carbonero, maestro di Picasso e Dalì. Ancor oggi occupa un buon posto nella storia dell'arte spagnola del XIX secolo. A giudicare dai resoconti del mercato d'arte, dove sue opere appaiono saltuariamente e godono di discrete quotazioni, la sua produzione desta ancora un buon interesse.

Note
(1) La data di nascita è desumibile dalla lettera di Vicente trascritta alla seguente nota 16. Le notizie biografiche sono state tratte da: M. OSSORIO Y BERNARD, Galería ... , cit., pp.507-508; C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit.; da U. THIEME-F. BECKER, Allgemeine Lexicon ... , cit., vol. XXVI, p. 178; R. PÉREZ Y MORANDEIRA, Vicente Palmaroli, Madrid 1971; C. GONZALEZ LOPEZ-M. MARTI, Pintores españoles en Roma (1850-1900), Barcelona 1987; J. L. DIEZ, Panorama della pittura dell'Ottocento da Goya a Picasso, in AA. VV., Da Goya a Picasso. La pittura spagnola dell'Ottocento, catalogo della mostra di Milano, Palazzo Reale 19 ottobre-1° dicembre 1991, pp. 15-26, 169. Si riscontra generale concordanza sul luogo e sulla data della morte, mentre esistono discordanze per quanto riguarda la nascita. BRYAN, Dictionary ... , cit., vol. IV, pp. 60-61, da' come data e luogo di nascita "1835 at Madrid", WOERMANN, Historia del Arte, t. VI, p. 494, (il testo originale, Geschichte der Kunst aller Zeiten und Völker comparve a Leipzig nel 1922 e il riferimento a Vicente è alla p. 389 del I volume), da' come anno di nascita il 1835; un catalogo del 1925, de la SOCIEDAD ESPAÑOLA DE AMIGOS DEL ARTE, Exposición de retratos de niño en España, Madrid 1925, p. 88, lo da' nato a Zarzalejo nel 1834. Così pure l'ENCICLOPEDIA UNIVERSAL ILUSTRADA EUROPEO AMERICANA, vol. XLI, Barcelona 1920, pp. 395, 396. BÉNÉZIT indica Madrid, 1834. Lo segue J. A. GAYA NUÑO, Arte del Siglo XIX, "Ars Hispaniae", Madrid 1966. G. STOPITI, Galleria biografica d'Italia, Palmaroli Comm.e Prof.e Vincenzo, Roma s. d., indica Madrid. Il LAROUSSE DU XXe SIECLE, t. V, Paris 1932, p. 331, lo da' nato a Madrid nel 1835.
(2) Cfr. C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., cap. II pp. 136 e ss. José de Madrazo fu promotore della riforma dell'Accademia reale di San Fernando, della creazione di una scuola indipendente da questa, dell'invio a Roma - a partire dal 1848 - di pensionanti per lo studio delle belle arti e dell'organizzazione dell'Esposizione Nazionale. Alla morte venne sostituito dal figlio Federico "en el pontificado del arte español, y, naturalmente, esto lo ensoberbeció è hizo creerse infalible è indiscutible." J. L. DIEZ, Panorama... , cit., p. 20, così si esprime su Federico de Madrazo y Kuntz: "arrivò a essere il ritrattista più ricercato del suo tempo e un vero dittatore delle arti, poiché, sempre appoggiato dalla corona, ricoprì molte cariche in campo artistico".
(3) M. RICO, Recuerdos de mi vida, Madrid 1906, p. 18.
(4) Per una descrizione dell'aspetto e delle abitudini di Vicente, v. C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., cap. III, pp. 92-93 e fig. 5. Ne riportiamo uno stralcio: «Palmaroli era de mediana estatura, pero muy bien plantado; cuando joven, era vivo y delgado, con los años engruesò y se puso más pesado. Tenía blanca la tez, el cabello rubio, y ojos de un azul claro, pero muy expresivos. Había en su fisonomía una sonrisa y una expresión de bondad y inteligencia que predisponía en su favor, y nunca le abandonó, porque era el reflejo de un carácter cariñoso y simpático que le hacía encontrar un verdadero amigo en cada persona que trataba, correspondiendo á su vez á este afecto que sabía despertar. De joven era muy hablador, muy entusiasta, muy soñador; tenía verdadera vanidad de su condición de artista, y trataba, con sus melenas y pequeños detalles del traje, de demonstrarlo. Nunca se mezcló en política, pero sus ideas eran liberales: y en religión, si bien manifestó alguna despreocupación con respecto á ciertas fórmulas mundanas, poseéa en el fondo un misticismo ideal y poético que supo traducir muy bien en sus cuadros religiosos, que creo es lo mejor que sintió... Vivió siempre Palmaroli en las elevadas regiones del Arte; fué caritativo, y desinteresado hasta tal punto, que nunca supo lo que era el dinero, aunque la realidad de la vida se lo debió hacer comprender algunas veces, y habiendo ganado mucho y no habiendo tenido ningún vicio, murió pobre.»; (p. 71) «Vemos, pues, al artista sacrificando sus gustos y sus aspiraciones más serias á la producción de obras, para dar gusto al comprador y satisfacer los caprichos de la moda. La realidad se le impuso un momento: tenía que vivir, y vivir en grande, como á él le gustaba. Sin embargo, en un alma de verdadero artista como la suya, esto no podía durar, y pensó en una vida más tranquilla que le permitiera trabajar de otro modo, retírandose á algún sitio más sosegado de los alrededores de la gran capital.» A titolo di curiosità si ricorda che proprio in via della Purificazione nel 1871 morì Felice Palmaroli.
(5) Vedansi tra l'altro: J. DE LA PUENTE, El dibujo en Rosales, Goya n° 117, Nov-Dec 1973, p. 158-164; J. A. PÉREZ-RIOJA, Un café-museo de Roma: el "Greco", Goya n° 164-165, Sep-Dec 1981, pp. 120-123; C. GONZALEZ LOPEZ-M. MARTI, Pintores ... , cit., pp. 36, 92 e 150; E. CASADO ALCALDE, Pittori spagnoli in Italia (XIX secolo), in AA. VV., Da Goya a Picasso, cit., pp. 27-58, v. p. 38. Non concordano del tutto sulla presenza abituale e qualificante di artisti spagnoli al caffè Greco: D. ANGELI, Le cronache del caffè Greco, Roma 1932; C. PASCARELLA, Il caffè Greco, in I sonetti, Storia Nostra, Le Prose, Milano 1955. Scrive in particolare Angeli a p. 80: "Gli artisti spagnuoli ebbero a Roma una posizione quale nessun gruppo di artisti ha avuto mai" - Ciò va ascritto a merito di Mariano Fortuny, che esplicò una sapiente e fortunata trama di relazioni pubbliche. Però siamo già nel periodo 1865-1885 - «Per tutto quel tempo essi furono gli arbitri e i direttori del pensiero artistico romano. I salotti più esclusivi aprivano loro le porte ... Essi avevano avuto diritto di cittadinanza in quei palazzi che ben raramente accoglievano i pittori e gli scultori paesani ... si capirà facilmente come questi artisti non sapessero troppo mischiarsi coi bohémiens del Caffè Greco e - quando lo facessero - dovessero farlo con quelle dovute precauzioni che marcassero la differenza fra gli uni e gli altri. D'altra parte gli artisti spagnuoli organizzarono quasi subito un loro circolo di ritrovo che si chiamò il "Circolo di Don Chisciotte": una ragione di più per appartarsi dalle sale del Caffè Greco, troppo scapigliate e troppo fuori delle regole, per una raccolta di artisti così favoriti dalla fortuna.»
(6) I rapporti con Morelli durarono a lungo. "il 18 giugno Morelli riceveva dal Signor F. Campoflorido, agente a Londra dei maggiori artisti spagnoli Gisbert, Palmaroli, Fernandes, Araujo - e dietro consiglio di quest'ultimo – la proposta di farsi da lui rappresentare per la vendita in Inghilterra. Ma, al solito, non vi dava seguito". (L'Urbe n° 2 p. 172)
(7) La Pascuccia era una delle più richieste modelle romane dell'epoca. Posava anche per Rosales. Ricordiamo i nomi di altre modelle che posavano per Vicente: Erminia, Amelia, Rosa e Checca (C. GONZALEZ LOPEZ-M. MARTI, Pintores ... , cit., p. 37). A proposito del successo ottenuto da Palmaroli alla mostra del 1862, C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., cap. III, p. 98, osserva: "No sé si Palmaroli ha adelantado mucho después, lo que sí sé es, que en esta primera obra daba mucho más que esperanzas: era un gran pintor."
(8) C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., premessa, p. 123. Alla sua morte, avvenuta prima del 27.3.1941 come si deduce dalla scheda biografica dedicata al padre da J. L. DIEZ, Panorama ... , cit., p. 169, il figlio Vincenzo lasciò al Museo del Prado molte delle opere paterne: «si tratta per la maggior parte di ritratti, come quello di Hersilia Castillo, Amedeo I di Savoia, donna Concha Miramón, virtuosistiche scene di genere, in stile colorista e brillante, e anche monumentali composizioni religiose, come lo splendido Martirio di santa Cristina, una delle sue ultime opere».
(9) C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., cap. IV, pp. 103-105.
(10) C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., cap. IV, p. 108.
(11) C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli... , cit., cap IV, pp 107-109. Nell'eseguire ritratti, come già accennato, Palmaroli «favorecía enobleciendo, acentuando lo que había de más grandioso en el modelo, sin desfigurar en nada lo que constituye el carácter del retratado, que, como está sorprendido y queda fijo, se comprende mejor que en la movilidad del original.»
(12) C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., cap. V pp. 68-69: «La mayor parte de las veces trabajaba sobre temas dados por el comprador que, más que asuntos, deseaba caras bonitas y muy concluídas. Cuando en un momento bosquejaba una figura ó una composición, las tenía vendidas al día siguiente.! Qué manera tan diferente de trabajar de como la había hecho antes y lo volvió á hacer después! Aquel fué un periodo de producción forzada, en el que procedía de un modo extraño (...) En cuanto á los titulos de estas obras eran casi siempre resultado de la colaboración de sus tertulios, que les ponían un nombre cuando estaban ya muy adelantados ó terminados. Palmaroli (...) no se preocupaba en esto.»
(13) V. C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., cap. III, p. 94; M. BRU-ROMO, La Academia Española de Bellas Artes en Roma, Madrid 1971, pp. 149 e segg. Il ribelle è lo scultore Agustin Querol. Va ricordato però che ben diverso fu il comportamento degli altri pensionanti, tra i quali i prediletti da Palmaroli furono: José Moreno Carbonero, Emilio Sala e Carlota Rosales. V. anche C. GONZALEZ LOPEZ-M. MARTI, Pintores ... , cit., pp. 154, 238, 247, 267, 272; R. PÉREZ Y MORANDEIRA, Vicente ... , (1971), cit., p. 19.
(14) Nelle biografie di Meissonier consultate (L. BÉNÉDITE, Meissonier, Paris, s.d.; J. L. E. MEISSONIER, Ricordi e colloqui, Milano 1898) non abbiamo trovato alcun riferimento all'amicizia tra i due pittori. Una sorte per certi aspetti simile guadagnano grosse sembra accomunarli: iniziano entrambi a dipingere giovanissimi, acquistano rapidamente fama e somme (il francese ancor più dello spagnolo), ma la fortuna materiale ed artistica li abbandona in prossimità della morte.
(15) Le accademie di cultura straniere svolgevano, e svolgono tuttora, un ruolo molto importante nel quadro delle attività culturali romane. Vedasi C. GENTILE, Francese o spagnola così ci piace la cultura. Le accademie straniere e il loro boom, La Repubblica, Roma 4 luglio 1989 p. VI.
(16) Come risulta da un elenco e da varie lettere conservate all'ASASL: vol. 151, f. 1921, lett. 2173 del 29.6.1887, verbale 2210 del 17.11.1887; vol. 153, f. 1949 e lettera 2272 del 9.7.1887 qui trascritta. «Roma 9 Luglio 1887 Ill.mo Signor Commendatore
Ringraziandola vivamente per le sue congratulazioni che accetto di tutto cuore, mi affretto a rispondere alla sua cortese lettera del 2 corrente dandole tutte le informazioni che Ella mi domanda. Sono nato a Zarzalejo addi 5 settembre dell'anno 1834 (Provincia di Madrid) di Gaetano Palmaroli e di Tommasa Gonzalez ed il mio nome è Vincenzo. Sono dal 1869 accademico di numero della R. Accademia di Belle Arti di San Ferdinando in Madrid nella classe della pittura; inoltre sono Commendatore dell'ordine di Carlo III° (Spagna), Cavaliere dell'Ordine d'Isabella la Cattolica (Spagna), Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia). Inoltre se ciò Le può esser utile aggiungerò che sono stato premiato con 3 medaglie di 1^ classe ed una di 2^ nelle Esposizioni Nazionali celebrate in Madrid negli anni 1862, 1867, 1871 ed inoltre con una medaglia di 2^ classe nella Esposizione Universale a Parigi nel 1867. Mettendomi alla Sua intera disposizione mi dico Suo devot.mo V. Palmaroli.»
(17) Palmaroli era un ottimo intrattenitore, cfr. nota 3.
(18) M. BRU-ROMO, La Academia ... , cit., p. 162. Tra le molte onorificenze conferitegli - cfr. precedente nota 16 - si ricordano solo la commenda di Carlo III e quella d'Isabella la Cattolica. Cfr. G. STOPITI, Galleria ... , cit.; C. GONZALEZ LOPEZ-M. MARTI, Pintores ... , cit., p. 152.
(19) I direttori del Prado sono stati scelti prevalentemente tra esponenti del mondo artistico, cfr. J. A. GAYA NUÑO, Historia y guia de los museos de España, Madrid II/1968, p. 401; F. J. LEON TELLO, recensione a A. E. PÉREZ SANCHEZ, Pasado, presente y futuro del Museo del Prado, Goya, n° 142, Jan-Feb 1978, pp. 247-248.
(20) C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., cap. VII, p. 82: «Con Palmaroli, que es una gloria, no se ha hecho nada, ni probablemente se hará; el vulgo está demasiado preocupado con glorias que nacen todos los días y nos hacen decír, con esta fanfarronada característica, que nuestros pintores son los mejores del mundo."
(21) T. FITTIPALDI, Inediti del Seicento nella quadreria del "Quadro del Priore" nella Certosa di San Martino a Napoli, Arte Cristiana 1988, pp. 347-368, 405-428; id., Il "Quadro del Priore" e le sezioni storico-artistiche della Certosa di San Martino di Napoli, Arte Cristiana 1984 pp. 267-365.
(22) Una copia di tale ritratto, con firma V. Palmaroli 1873 e la didascalia aggiornata al 1880, anno della morte del personaggio ritratto, fu ceduta dal Governo Spagnolo ed è ora conservata al Gabinetto Nazionale delle Stampe (Roma, villa Farnesina). Dati d'identificazione: CL 2133/1058, n° rep. 91757.
(23) J. A. GAYA NUÑO, Historia y guia ..., cit., p. 511.
(24) CONDE DE ALTEA, Historia del Palacio de España en Roma, Madrid 1972, p. 165. Grazie all'autorizzazione a suo tempo gentilmente concessa dall'Ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede, siamo in grado di riprodurre i quadri di Vicente dedicati ad Alfonso XIII.
(25) A. GRAVES, Art sales, vol. II London 1921, p. 309.
(26) Cfr. MAYER 1995, 100.000 oeuvres d'art, München 1995, e le annate precedenti dello stesso catalogo.
(27) J. CRUZADA VILLAAMIL, citato da R. PÉREZ Y MORANDEIRA, Vicente ... , (1971), cit., p. 14.
(28) M. CAÑETE, La Exposición de Bellas Artes de 1871, LIEyA 25 Nov. 1871, n° XXXIII, p. 566.
(29) M. RAMOS CARRION Y CAMPO ARANA, Revista Cómica de la Exposición de 1871, Madrid 1871, pp. 32, 33.
(30) ANONIMO, Don Vicente Palmaroli, LIEyA, 16 Abr. 1872, n° XV, pp. 227, 228.
(31) A. SIRET, Dictionnaire historique et raisonné des peintres de toutes les écoles, 1883, t. II, p. 125.
(32) G. STOPITI, Galleria ... , cit.
(33) C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., premessa p. 12; cap. IV p. 105-107; cap. VII p. 83.
(34) BRYAN, Dictionary ... , cit., pp. 60, 61.
(35) G. GAROLLO, Dizionario ... , cit., vol. II, p. 1491.
(36) ENCICLOPEDIA UNIVERSAL ILUSTRADA, cit., vol. XLI, pp. 395, 396.
(37) WOERMANN, Historia ... , cit., p. 494.
(38) SOCIEDAD ESPAÑOLA AMIGOS DEL ARTE, Exposición ... , cit., p. 88.
(39) P. LAROUSSE, op. cit., p. 331.
(40) AA. VV., Un siglo de Arte Espa±ol, Madrid 1955, pp.18, 19.
(41) A. MARICHALAR, El retrato, sta in AA. VV., Un siglo ... , cit., pp. 21 e ss., v. p. 25.
(42) R. PÉREZ Y MORANDEIRA, Vicente Palmaroli ... , (1957), pp. 172-175.
(43) G. ROUCHES, La peinture espagnole, Paris 1952, pp. 450-451.
(44) J. A. GAYA NUÑO, Arte ... , cit., p. 378.
(45) R. PÉREZ Y MORANDEIRA, Vicente ... , cit., (1971), sovracopertina e pp. 18, 49.
(46) A. E. PÉREZ RIOJA, Un café ... , cit., pp-. 120-123.
(47) G. GONZALEZ-M. MARTI, Pintores ... , cit., pp. 150-152.
(48) A. M. ARIAS DE COSSIO, La pintura del siglo XIX en España, Barcelona 1989, pp. 43, 44.
(49) J. L. DIEZ, Panorama... , cit., pp. 23, 88.
(50) E. CASADO ALCALDE, Pittori spagnoli in Italia (XIX secolo), sta in AA. VV., Da Goya..., cit., pp. 27-58, cfr. p. 38.
(51) G. BRIGANTI, Il giudizio di Brigitte, La Repubblica, Roma 9 settembre 1989. Adolphe Goupil è ricordato anche da C. GONZALEZ- M. MARTI, Pintores ... , cit., p. 32, come venditore di acqueforti di Mariano Fortuny. Stralciamo inoltre da J. L. DIEZ, Panorama ... , cit., p. 170, il seguente passo: «(Fortuny nel 1867) realizza uno dei suoi capolavori, la Vicaría; per questo quadro, Fortuny, come era diventata sua abitudine per molte delle scene di costume da lui dipinte, utilizza, come modelli, persone della sua cerchia di amici, tra i quali il maestro Meissonier in uniforme da generale. L'opera presentata nel suo studio romano ha un immediato successo, successo che si rinnoverà quando Adolphe Goupil lo esporrà nel 1871 nella sua galleria di Parigi». Ricordiamo, però, che Palmaroli non aveva solo Goupil come agente, cfr. nota 6.


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