Non rientra certo nei nostri intenti promuovere la fortuna di Vicente Palmaroli che, del resto, è in una fase decisamente positiva. Desideriamo solo suggerire al lettore di dedicare un po' di attenzione a questo pittore che, dopo aver goduto in vita di una buona fama ed essere stato rapidamente dimenticato dopo la morte, recentemente è stato molto rivalutato. Senza dubbio si tratta di un pittore di formazione accademica, che però si lascia trascinare dal suo eclettismo a frequentare diversi generi: la pittura storica, praticata in gioventù, poi abbandonata e ripresa solo sporadicamente in seguito, ma senza convinzione; il ritratto, in cui ci ha lasciato eccellenti esempi, soprattutto quando il personaggio da ritrarre è una donna, valga per tutti "Conchita Miramón", immortalata nella sua gentile avvenenza; la pittura religiosa, coltivata anch'essa nel periodo di formazione e, più tardi, sul finire dell'ultima permanenza romana; la pittura di genere commerciale, forse la più praticata da lui, in particolare a Parigi.
La pittura spagnola dell'Ottocento, che probabilmente in Eduardo Rosales ed in Mariano Fortuny ha i suoi esponenti più rappresentativi, si è sviluppata mantenendo stretti legami, diretti o mediati, con le consorelle europee. Soprattutto con la francese, più moderna e commerciale e con l'italiana, più accademizzante e legata alla tradizione, ma anche con l'inglese, la tedesca, la belga, ecc.
A prevalente fattore comune di gran parte degli artisti iberici di questo periodo si può porre l'eclettismo.
Vicente Palmaroli rientra a pieno titolo e in prima linea in questo quadro, non soltanto grazie alle molteplici ed amichevoli relazioni professionali con gran parte dei suoi colleghi ma anche, e soprattutto, grazie alle sue doti di artista completo.
Ricordiamo che tra i frequentatori del suo studio parigino abbiamo segnalato Goupil. Era costui un mercante d'arte operante in quella città che, secondo Giuliano Briganti, «forniva alla ricca borghesia artisticamente incolta del Secondo Impero e della Terza Repubblica, quella pittura che era fatta per lei e che a lei, sola, era gradita: la pittura dei vincitori di medaglie ai Salons, degli artisti di mondano successo, degli orientalisti, dei classicisti, dei pittori di genere.»(51)
La presenza di Goupil va quindi considerata estremamente significativa. Attraverso questo mercante passava l'intermediazione che consentiva al grosso pubblico di fruire dell'opera del pittore che aveva accesso ai palazzi del bel mondo e che accoglieva nel suo studio gli esponenti di questo stesso mondo. Goupil era uno dei monetizzatori del successo di Palmaroli il quale, di conseguenza, si configura come uno degli artisti collocabili nelle categorie esemplificate da Briganti.
In mezzo ad una produzione vasta e disparata come quella di Vicente Palmaroli, troviamo delle opere d’eccellente fattura, che ci provano come anche un pittore di formazione accademica possa dipingere un quadro perfetto non soltanto sotto l'aspetto formale.
Non va dimenticato infine che tra i meriti di Palmaroli, come maestro di pittura, va annoverato quello di aver giustamente apprezzato le doti di José Moreno Carbonero, a sua volta maestro di due grandissimi pittori moderni, quali Picasso e Dalí.
Conclusioni
In precedenza abbiamo dato ampio spazio alle vicende terrene ed alle opere dei nostri artisti. Ora cercheremo di racchiuderle in anguste schede.
Pietro Palmaroli, pittore, conosciuto però esclusivamente come abilissimo restauratore. Fin dal 1809 godette di fama estesa ben oltre i confini nazionali. Operò prevalentemente a Roma e a Dresda. In vita non fu esente da critiche, che si accentuarono nei decenni immediatamente successivi alla sua scomparsa. In questi ultimi anni si è destato un certo interesse per la sua attività, che ha portato a rivalutare e ad apprezzare meglio la sua personalità. Tale giudizio positivo è convalidato, a distanza di oltre un secolo e mezzo dagli interventi, dalla sopravvivenza di molte delle opere da lui restaurate, tuttora in ottimo stato di conservazione. Definito da alcuni abilissimo artigiano, in considerazione della sua perizia nel restauro di affreschi e pitture, riteniamo invece che sia giustificato attribuirgli la qualifica di artista. Infatti, quando ci si trova ad affrontare problemi connessi al salvataggio delle opere di sommi pittori delle scuole più disparate (Raffaello, Leonardo, Tiziano, Guercino, Correggio, etc.), non è sufficiente disporre di capacità di trattare i materiali, conoscenze tecniche multiformi, esperienza, ecc., ma bisogna essere in grado di afferrare pienamente e non tradire il concetto che l'autore ha voluto esprimere. E' un confronto quasi alla pari, tra artista creatore e artista riparatore-conservatore. Sotto altro aspetto, è quanto si verifica tra critico d'arte e artista. Quando ci s'imbatte in un Roberto Longhi non si può fare a meno di chiamarlo artista.
Felice Palmaroli. Ci limitiamo a riportare il giudizio di Scicolone sull'unica opera esistente: il quadro appare onestamente costruito.
Gaetano Palmaroli, pittore e litografo. Maestro di pittura. Le necessità della vita quotidiana ne hanno condizionato la vena e l'hanno confinato ai margini dell'arte. Gran parte della sua produzione è stata dedicata alla riproduzione di capolavori conservati nel Museo del Prado. Come per Pietro, ma in chiave minore, si ripete il confronto tra artista creatore e artista riproduttore, a volte con un terzo incomodo, a seconda che il riproduttore sia solo incisore o solo disegnatore. Abbiamo però anche qualcosa di veramente suo: l'affresco di Fermo e la tavoletta di proprietà di Vittorio Rivosecchi. In sintesi, possiamo dire che, pittore di estrazione accademica, ottimo disegnatore, non riuscì a superare il limite che inesorabilmente le accademie stringono attorno alla maggior parte dei propri discepoli.
Vicente Palmaroli. Di estrazione tutto sommato modesta, grazie all'ingegno ed alla naturale capacità di stringere e mantenere relazioni con influenti personaggi della classe dominante, in Spagna ed in Italia ha ricoperto importanti cariche ed ha ottenuto numerosi riconoscimenti ufficiali. Ottimo disegnatore e fine colorista, bravo fino al virtuosismo, è forse stato eccessivamente legato alle correnti in voga ed al plauso dei committenti. Vissuto in Italia ed in Francia nel periodo in cui vi lavoravano macchiaioli e impressionisti, non è riuscito a scavalcare la barriera della formazione accademica, pur lasciandoci delle prove di alto livello. Significative, sotto questo aspetto, le sue amicizie e relazioni con altri pittori: Meissonier, Ussi, Induno. Tra le sue opere non mancano eccellenti quadri e ritratti di squisita fattura. Qua e là affiora un po' di Goya, un po' di Fortuny, un po' di Meissonier. Ha svolto un ruolo di piccolo caposcuola: da ricordare tra i suoi allievi José Maria Carbonero, maestro di Picasso e Dalì. Ancor oggi occupa un buon posto nella storia dell'arte spagnola del XIX secolo. A giudicare dai resoconti del mercato d'arte, dove sue opere appaiono saltuariamente e godono di discrete quotazioni, la sua produzione desta ancora un buon interesse.
Note
(1) La data di nascita è desumibile dalla lettera di Vicente trascritta alla seguente nota 16. Le notizie biografiche sono state tratte da: M. OSSORIO Y BERNARD, Galería ... , cit., pp.507-508; C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit.; da U. THIEME-F. BECKER, Allgemeine Lexicon ... , cit., vol. XXVI, p. 178; R. PÉREZ Y MORANDEIRA, Vicente Palmaroli, Madrid 1971; C. GONZALEZ LOPEZ-M. MARTI, Pintores españoles en Roma (1850-1900), Barcelona 1987; J. L. DIEZ, Panorama della pittura dell'Ottocento da Goya a Picasso, in AA. VV., Da Goya a Picasso. La pittura spagnola dell'Ottocento, catalogo della mostra di Milano, Palazzo Reale 19 ottobre-1° dicembre 1991, pp. 15-26, 169. Si riscontra generale concordanza sul luogo e sulla data della morte, mentre esistono discordanze per quanto riguarda la nascita. BRYAN, Dictionary ... , cit., vol. IV, pp. 60-61, da' come data e luogo di nascita "1835 at Madrid", WOERMANN, Historia del Arte, t. VI, p. 494, (il testo originale, Geschichte der Kunst aller Zeiten und Völker comparve a Leipzig nel 1922 e il riferimento a Vicente è alla p. 389 del I volume), da' come anno di nascita il 1835; un catalogo del 1925, de la SOCIEDAD ESPAÑOLA DE AMIGOS DEL ARTE, Exposición de retratos de niño en España, Madrid 1925, p. 88, lo da' nato a Zarzalejo nel 1834. Così pure l'ENCICLOPEDIA UNIVERSAL ILUSTRADA EUROPEO AMERICANA, vol. XLI, Barcelona 1920, pp. 395, 396. BÉNÉZIT indica Madrid, 1834. Lo segue J. A. GAYA NUÑO, Arte del Siglo XIX, "Ars Hispaniae", Madrid 1966. G. STOPITI, Galleria biografica d'Italia, Palmaroli Comm.e Prof.e Vincenzo, Roma s. d., indica Madrid. Il LAROUSSE DU XXe SIECLE, t. V, Paris 1932, p. 331, lo da' nato a Madrid nel 1835.
(2) Cfr. C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., cap. II pp. 136 e ss. José de Madrazo fu promotore della riforma dell'Accademia reale di San Fernando, della creazione di una scuola indipendente da questa, dell'invio a Roma - a partire dal 1848 - di pensionanti per lo studio delle belle arti e dell'organizzazione dell'Esposizione Nazionale. Alla morte venne sostituito dal figlio Federico "en el pontificado del arte español, y, naturalmente, esto lo ensoberbeció è hizo creerse infalible è indiscutible." J. L. DIEZ, Panorama... , cit., p. 20, così si esprime su Federico de Madrazo y Kuntz: "arrivò a essere il ritrattista più ricercato del suo tempo e un vero dittatore delle arti, poiché, sempre appoggiato dalla corona, ricoprì molte cariche in campo artistico".
(3) M. RICO, Recuerdos de mi vida, Madrid 1906, p. 18.
(4) Per una descrizione dell'aspetto e delle abitudini di Vicente, v. C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., cap. III, pp. 92-93 e fig. 5. Ne riportiamo uno stralcio: «Palmaroli era de mediana estatura, pero muy bien plantado; cuando joven, era vivo y delgado, con los años engruesò y se puso más pesado. Tenía blanca la tez, el cabello rubio, y ojos de un azul claro, pero muy expresivos. Había en su fisonomía una sonrisa y una expresión de bondad y inteligencia que predisponía en su favor, y nunca le abandonó, porque era el reflejo de un carácter cariñoso y simpático que le hacía encontrar un verdadero amigo en cada persona que trataba, correspondiendo á su vez á este afecto que sabía despertar. De joven era muy hablador, muy entusiasta, muy soñador; tenía verdadera vanidad de su condición de artista, y trataba, con sus melenas y pequeños detalles del traje, de demonstrarlo. Nunca se mezcló en política, pero sus ideas eran liberales: y en religión, si bien manifestó alguna despreocupación con respecto á ciertas fórmulas mundanas, poseéa en el fondo un misticismo ideal y poético que supo traducir muy bien en sus cuadros religiosos, que creo es lo mejor que sintió... Vivió siempre Palmaroli en las elevadas regiones del Arte; fué caritativo, y desinteresado hasta tal punto, que nunca supo lo que era el dinero, aunque la realidad de la vida se lo debió hacer comprender algunas veces, y habiendo ganado mucho y no habiendo tenido ningún vicio, murió pobre.»; (p. 71) «Vemos, pues, al artista sacrificando sus gustos y sus aspiraciones más serias á la producción de obras, para dar gusto al comprador y satisfacer los caprichos de la moda. La realidad se le impuso un momento: tenía que vivir, y vivir en grande, como á él le gustaba. Sin embargo, en un alma de verdadero artista como la suya, esto no podía durar, y pensó en una vida más tranquilla que le permitiera trabajar de otro modo, retírandose á algún sitio más sosegado de los alrededores de la gran capital.» A titolo di curiosità si ricorda che proprio in via della Purificazione nel 1871 morì Felice Palmaroli.
(5) Vedansi tra l'altro: J. DE LA PUENTE, El dibujo en Rosales, Goya n° 117, Nov-Dec 1973, p. 158-164; J. A. PÉREZ-RIOJA, Un café-museo de Roma: el "Greco", Goya n° 164-165, Sep-Dec 1981, pp. 120-123; C. GONZALEZ LOPEZ-M. MARTI, Pintores ... , cit., pp. 36, 92 e 150; E. CASADO ALCALDE, Pittori spagnoli in Italia (XIX secolo), in AA. VV., Da Goya a Picasso, cit., pp. 27-58, v. p. 38. Non concordano del tutto sulla presenza abituale e qualificante di artisti spagnoli al caffè Greco: D. ANGELI, Le cronache del caffè Greco, Roma 1932; C. PASCARELLA, Il caffè Greco, in I sonetti, Storia Nostra, Le Prose, Milano 1955. Scrive in particolare Angeli a p. 80: "Gli artisti spagnuoli ebbero a Roma una posizione quale nessun gruppo di artisti ha avuto mai" - Ciò va ascritto a merito di Mariano Fortuny, che esplicò una sapiente e fortunata trama di relazioni pubbliche. Però siamo già nel periodo 1865-1885 - «Per tutto quel tempo essi furono gli arbitri e i direttori del pensiero artistico romano. I salotti più esclusivi aprivano loro le porte ... Essi avevano avuto diritto di cittadinanza in quei palazzi che ben raramente accoglievano i pittori e gli scultori paesani ... si capirà facilmente come questi artisti non sapessero troppo mischiarsi coi bohémiens del Caffè Greco e - quando lo facessero - dovessero farlo con quelle dovute precauzioni che marcassero la differenza fra gli uni e gli altri. D'altra parte gli artisti spagnuoli organizzarono quasi subito un loro circolo di ritrovo che si chiamò il "Circolo di Don Chisciotte": una ragione di più per appartarsi dalle sale del Caffè Greco, troppo scapigliate e troppo fuori delle regole, per una raccolta di artisti così favoriti dalla fortuna.»
(6) I rapporti con Morelli durarono a lungo. "il 18 giugno Morelli riceveva dal Signor F. Campoflorido, agente a Londra dei maggiori artisti spagnoli Gisbert, Palmaroli, Fernandes, Araujo - e dietro consiglio di quest'ultimo – la proposta di farsi da lui rappresentare per la vendita in Inghilterra. Ma, al solito, non vi dava seguito". (L'Urbe n° 2 p. 172)
(7) La Pascuccia era una delle più richieste modelle romane dell'epoca. Posava anche per Rosales. Ricordiamo i nomi di altre modelle che posavano per Vicente: Erminia, Amelia, Rosa e Checca (C. GONZALEZ LOPEZ-M. MARTI, Pintores ... , cit., p. 37). A proposito del successo ottenuto da Palmaroli alla mostra del 1862, C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., cap. III, p. 98, osserva: "No sé si Palmaroli ha adelantado mucho después, lo que sí sé es, que en esta primera obra daba mucho más que esperanzas: era un gran pintor."
(8) C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., premessa, p. 123. Alla sua morte, avvenuta prima del 27.3.1941 come si deduce dalla scheda biografica dedicata al padre da J. L. DIEZ, Panorama ... , cit., p. 169, il figlio Vincenzo lasciò al Museo del Prado molte delle opere paterne: «si tratta per la maggior parte di ritratti, come quello di Hersilia Castillo, Amedeo I di Savoia, donna Concha Miramón, virtuosistiche scene di genere, in stile colorista e brillante, e anche monumentali composizioni religiose, come lo splendido Martirio di santa Cristina, una delle sue ultime opere».
(9) C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., cap. IV, pp. 103-105.
(10) C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., cap. IV, p. 108.
(11) C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli... , cit., cap IV, pp 107-109. Nell'eseguire ritratti, come già accennato, Palmaroli «favorecía enobleciendo, acentuando lo que había de más grandioso en el modelo, sin desfigurar en nada lo que constituye el carácter del retratado, que, como está sorprendido y queda fijo, se comprende mejor que en la movilidad del original.»
(12) C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., cap. V pp. 68-69: «La mayor parte de las veces trabajaba sobre temas dados por el comprador que, más que asuntos, deseaba caras bonitas y muy concluídas. Cuando en un momento bosquejaba una figura ó una composición, las tenía vendidas al día siguiente.! Qué manera tan diferente de trabajar de como la había hecho antes y lo volvió á hacer después! Aquel fué un periodo de producción forzada, en el que procedía de un modo extraño (...) En cuanto á los titulos de estas obras eran casi siempre resultado de la colaboración de sus tertulios, que les ponían un nombre cuando estaban ya muy adelantados ó terminados. Palmaroli (...) no se preocupaba en esto.»
(13) V. C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., cap. III, p. 94; M. BRU-ROMO, La Academia Española de Bellas Artes en Roma, Madrid 1971, pp. 149 e segg. Il ribelle è lo scultore Agustin Querol. Va ricordato però che ben diverso fu il comportamento degli altri pensionanti, tra i quali i prediletti da Palmaroli furono: José Moreno Carbonero, Emilio Sala e Carlota Rosales. V. anche C. GONZALEZ LOPEZ-M. MARTI, Pintores ... , cit., pp. 154, 238, 247, 267, 272; R. PÉREZ Y MORANDEIRA, Vicente ... , (1971), cit., p. 19.
(14) Nelle biografie di Meissonier consultate (L. BÉNÉDITE, Meissonier, Paris, s.d.; J. L. E. MEISSONIER, Ricordi e colloqui, Milano 1898) non abbiamo trovato alcun riferimento all'amicizia tra i due pittori. Una sorte per certi aspetti simile guadagnano grosse sembra accomunarli: iniziano entrambi a dipingere giovanissimi, acquistano rapidamente fama e somme (il francese ancor più dello spagnolo), ma la fortuna materiale ed artistica li abbandona in prossimità della morte.
(15) Le accademie di cultura straniere svolgevano, e svolgono tuttora, un ruolo molto importante nel quadro delle attività culturali romane. Vedasi C. GENTILE, Francese o spagnola così ci piace la cultura. Le accademie straniere e il loro boom, La Repubblica, Roma 4 luglio 1989 p. VI.
(16) Come risulta da un elenco e da varie lettere conservate all'ASASL: vol. 151, f. 1921, lett. 2173 del 29.6.1887, verbale 2210 del 17.11.1887; vol. 153, f. 1949 e lettera 2272 del 9.7.1887 qui trascritta. «Roma 9 Luglio 1887 Ill.mo Signor Commendatore
Ringraziandola vivamente per le sue congratulazioni che accetto di tutto cuore, mi affretto a rispondere alla sua cortese lettera del 2 corrente dandole tutte le informazioni che Ella mi domanda. Sono nato a Zarzalejo addi 5 settembre dell'anno 1834 (Provincia di Madrid) di Gaetano Palmaroli e di Tommasa Gonzalez ed il mio nome è Vincenzo. Sono dal 1869 accademico di numero della R. Accademia di Belle Arti di San Ferdinando in Madrid nella classe della pittura; inoltre sono Commendatore dell'ordine di Carlo III° (Spagna), Cavaliere dell'Ordine d'Isabella la Cattolica (Spagna), Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia). Inoltre se ciò Le può esser utile aggiungerò che sono stato premiato con 3 medaglie di 1^ classe ed una di 2^ nelle Esposizioni Nazionali celebrate in Madrid negli anni 1862, 1867, 1871 ed inoltre con una medaglia di 2^ classe nella Esposizione Universale a Parigi nel 1867. Mettendomi alla Sua intera disposizione mi dico Suo devot.mo V. Palmaroli.»
(17) Palmaroli era un ottimo intrattenitore, cfr. nota 3.
(18) M. BRU-ROMO, La Academia ... , cit., p. 162. Tra le molte onorificenze conferitegli - cfr. precedente nota 16 - si ricordano solo la commenda di Carlo III e quella d'Isabella la Cattolica. Cfr. G. STOPITI, Galleria ... , cit.; C. GONZALEZ LOPEZ-M. MARTI, Pintores ... , cit., p. 152.
(19) I direttori del Prado sono stati scelti prevalentemente tra esponenti del mondo artistico, cfr. J. A. GAYA NUÑO, Historia y guia de los museos de España, Madrid II/1968, p. 401; F. J. LEON TELLO, recensione a A. E. PÉREZ SANCHEZ, Pasado, presente y futuro del Museo del Prado, Goya, n° 142, Jan-Feb 1978, pp. 247-248.
(20) C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., cap. VII, p. 82: «Con Palmaroli, que es una gloria, no se ha hecho nada, ni probablemente se hará; el vulgo está demasiado preocupado con glorias que nacen todos los días y nos hacen decír, con esta fanfarronada característica, que nuestros pintores son los mejores del mundo."
(21) T. FITTIPALDI, Inediti del Seicento nella quadreria del "Quadro del Priore" nella Certosa di San Martino a Napoli, Arte Cristiana 1988, pp. 347-368, 405-428; id., Il "Quadro del Priore" e le sezioni storico-artistiche della Certosa di San Martino di Napoli, Arte Cristiana 1984 pp. 267-365.
(22) Una copia di tale ritratto, con firma V. Palmaroli 1873 e la didascalia aggiornata al 1880, anno della morte del personaggio ritratto, fu ceduta dal Governo Spagnolo ed è ora conservata al Gabinetto Nazionale delle Stampe (Roma, villa Farnesina). Dati d'identificazione: CL 2133/1058, n° rep. 91757.
(23) J. A. GAYA NUÑO, Historia y guia ..., cit., p. 511.
(24) CONDE DE ALTEA, Historia del Palacio de España en Roma, Madrid 1972, p. 165. Grazie all'autorizzazione a suo tempo gentilmente concessa dall'Ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede, siamo in grado di riprodurre i quadri di Vicente dedicati ad Alfonso XIII.
(25) A. GRAVES, Art sales, vol. II London 1921, p. 309.
(26) Cfr. MAYER 1995, 100.000 oeuvres d'art, München 1995, e le annate precedenti dello stesso catalogo.
(27) J. CRUZADA VILLAAMIL, citato da R. PÉREZ Y MORANDEIRA, Vicente ... , (1971), cit., p. 14.
(28) M. CAÑETE, La Exposición de Bellas Artes de 1871, LIEyA 25 Nov. 1871, n° XXXIII, p. 566.
(29) M. RAMOS CARRION Y CAMPO ARANA, Revista Cómica de la Exposición de 1871, Madrid 1871, pp. 32, 33.
(30) ANONIMO, Don Vicente Palmaroli, LIEyA, 16 Abr. 1872, n° XV, pp. 227, 228.
(31) A. SIRET, Dictionnaire historique et raisonné des peintres de toutes les écoles, 1883, t. II, p. 125.
(32) G. STOPITI, Galleria ... , cit.
(33) C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., premessa p. 12; cap. IV p. 105-107; cap. VII p. 83.
(34) BRYAN, Dictionary ... , cit., pp. 60, 61.
(35) G. GAROLLO, Dizionario ... , cit., vol. II, p. 1491.
(36) ENCICLOPEDIA UNIVERSAL ILUSTRADA, cit., vol. XLI, pp. 395, 396.
(37) WOERMANN, Historia ... , cit., p. 494.
(38) SOCIEDAD ESPAÑOLA AMIGOS DEL ARTE, Exposición ... , cit., p. 88.
(39) P. LAROUSSE, op. cit., p. 331.
(40) AA. VV., Un siglo de Arte Espa±ol, Madrid 1955, pp.18, 19.
(41) A. MARICHALAR, El retrato, sta in AA. VV., Un siglo ... , cit., pp. 21 e ss., v. p. 25.
(42) R. PÉREZ Y MORANDEIRA, Vicente Palmaroli ... , (1957), pp. 172-175.
(43) G. ROUCHES, La peinture espagnole, Paris 1952, pp. 450-451.
(44) J. A. GAYA NUÑO, Arte ... , cit., p. 378.
(45) R. PÉREZ Y MORANDEIRA, Vicente ... , cit., (1971), sovracopertina e pp. 18, 49.
(46) A. E. PÉREZ RIOJA, Un café ... , cit., pp-. 120-123.
(47) G. GONZALEZ-M. MARTI, Pintores ... , cit., pp. 150-152.
(48) A. M. ARIAS DE COSSIO, La pintura del siglo XIX en España, Barcelona 1989, pp. 43, 44.
(49) J. L. DIEZ, Panorama... , cit., pp. 23, 88.
(50) E. CASADO ALCALDE, Pittori spagnoli in Italia (XIX secolo), sta in AA. VV., Da Goya..., cit., pp. 27-58, cfr. p. 38.
(51) G. BRIGANTI, Il giudizio di Brigitte, La Repubblica, Roma 9 settembre 1989. Adolphe Goupil è ricordato anche da C. GONZALEZ- M. MARTI, Pintores ... , cit., p. 32, come venditore di acqueforti di Mariano Fortuny. Stralciamo inoltre da J. L. DIEZ, Panorama ... , cit., p. 170, il seguente passo: «(Fortuny nel 1867) realizza uno dei suoi capolavori, la Vicaría; per questo quadro, Fortuny, come era diventata sua abitudine per molte delle scene di costume da lui dipinte, utilizza, come modelli, persone della sua cerchia di amici, tra i quali il maestro Meissonier in uniforme da generale. L'opera presentata nel suo studio romano ha un immediato successo, successo che si rinnoverà quando Adolphe Goupil lo esporrà nel 1871 nella sua galleria di Parigi». Ricordiamo, però, che Palmaroli non aveva solo Goupil come agente, cfr. nota 6.
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