Dall'esame delle carte relative ai fatti del1823 si sarebbe tentati di individuare il motivo principale di questa ricerca anche nell'affermazione del prestigio statale, in considerazione della minaccia d'infliggere pene severe ai colpevoli e, in particolare, a Nicola Balloni e Andrea Guidotti.
Tanto più che si cerca di configurare l'abbandono delle barche patrie come ingratitudine nei confronti dello stato, elargitore della grazia rappresentata dalla concessione di un posto di lavoro e della possibilità di sfamare le famiglie. Quindi una sorta di lesa maestà. In tal senso parrebbe lecito ricondurre il sistema repressivo a strumento di affermazione del prestigio nazionale.
Tuttavia, forse in relazione alla particolare figura dello stato teocratico, la conclusione scaturisce grazie all'applicazione di principi evangelici ispirati al perdono ed all'amore del prossimo: sembra di essere nell'ambito della parabola del figliol prodigo e dell'esortazione "sinite parvulos venire ad me", che negano qualunque volontà di sostenere indiscriminatamente il prestigio statale.
Sono principi cristiani di valore universale, senza dubbio, ma di difficile applicazione nel mondo del lavoro e nella politica oggi come allora e che nel caso particolare non hanno dato gran risultato se non, forse, quello di evitare immediati coinvolgimenti rivoluzionari.(19) La situazione dei pescatori comunque non migliora.
A fronte dell'esasperazione delle già dure condizioni di vita degli strati sociali più umili, che spingono molti sventurati a non prestare la loro opera a favore di uno stato poco generoso, i burocrati non colgono il significato degli avvenimenti e tra esitazioni, incertezze e ripensamenti portano avanti l'opera di ricostituzione dell'ordine ricorrendo a logori rimedi conciliativi senza affrontare il gravoso impegno delle riforme.
Probabilmente proprio all'incapacità/impossibilità dei rappresentanti dello Stato di interpretare il loro ruolo vanno imputati il disordine, la frammentarietà e l'inconsistenza delle azioni per arginare il fenomeno dell'emigrazione dei pescatori nel Regno di Napoli protrattosi per oltre dieci anni.
4) – Conclusione
I fatti esposti illustrano alcuni aspetti particolari della crisi in cui si dibatte la marineria pontificia dell'800.
La vertenza a proposito dei servizi offerti dai porti piceni, oltre alla inconsistenza della macchina burocratica pontificia, mette in luce l'insoddisfazione dei commercianti e dei lavoratori.
I primi lamentano i danni loro inflitti, i secondi esprimono il proprio malcontento con forme di boicottaggio e di danneggiamento rivolte soprattutto contro i mercanti ed i vettori navali ma che, per lo stretto rapporto che lega clienti ed operatori, in definitiva si ritorcono su di essi.
L'emigrazione clandestina dei pescatori è uno dei tanti mali che travagliano la vita dei marittimi adriatici nell'800.
Se molte e gravi sono le preoccupazioni che agitano i governanti chiamati a sanare la ferita apertasi con la fuga dei pescatori sambenedettesi, tuttavia maggiori sono i dolori e i disagi cui vanno incontro i fuggiaschi e le loro famiglie.
L'intervento delle autorità appare diretto a modificare aspetti non essenziali del problema senza approfondire i motivi reali della conflittualità.
Le carte di cui ci si è avvalsi costituiscono una chiara testimonianza delle sofferenze della gente di mare che, oltre all'inclemenza degli elementi, ha spesso dovuto far fronte all'altrui incomprensione ed egoismo.
NOTE
(1) - Per la storiografia sulla marineria e sul commercio pontifici non si può fare a meno di consultare, negli Atti del Seminario di Storia Marittima su Tendenze e orientamenti nella storiografia marittima contemporanea: gli Stati italiani e la Repubblica di Ragusa (sec. XIV-XIX), a c. di A. DI VITTORIO, Napoli 1986, i saggi di S. ANSELMI, Il piccolo cabotaggio nell'Adriatico Centrale: bilancio di studi, problemi, metodi, programmi, pp.125-150 e di C. MANCA, La Storiografia marittima sullo Stato della Chiesa, pp. 95-124, con ricchissima bibliografia.
(2) - Tali barconi di portata compresa tra 4 e 6 tonnellate, mossi a remi, con equipaggio composto di 4 o 5 marinai-scaricatori, uno dei quali con funzioni di conduttore o direttore e gli altri di facchino, venivano classificati nel 5° gruppo dello "Stato dei legni marittimi": nel 1838, sul totale di 498 terriere, 237 erano ascritte al I circondario adriatico, 123 al II, 114 al III e solo 24 a quello mediterraneo.
(3) - Lettera del 6.3.1823 indirizzata a E.za R.ma (il Camerlengo).
(4) - Come attesta il passo di una lettera del vice rassegnatore dei grani di Grottammare, Giosafat Ravenna, che afferma di essere "così esausto di denaro, che ha obbligato il sopradetto a ricorrere dall'esattore il suo onorario. Se la carica di Rassegnatore mi facesse avere le giuste mie propine, che mi si negano da Negozianti favoriti dalli Ministri Doganali, che permettono gl'imbarchi de generi a me appartenenti". Queste parole sollevano appena il velo sulle relazioni tra funzionari di amministrazioni diverse, facendoci intravedere una realtà dove gelosie ed inganni giocano ruoli importanti. (ASR, Camerl. p. I, Tit. XII, b. 96, fasc. 11)
(5) - ASR, Camerl. p. I, tit. IX, b. 82, fasc. 4, lett. del 30.4.1823.
(6) - ASR, Camerl. p. I, tit. IX, b. 82, fasc. 4.
(7) - ASR, Camerl. p. I, tit. IX, b. 82, fasc. 5/4, lett. del 18.6.1823.
(8) - ASR, Camerl. p. I, tit. IX, b. 82, fasc. 5/4 lett. 426 del 23.10.1823.
(9) - ASR, Camerl. p. I, tit. IX, b. 82, fasc. 5/4, appunto del 4.11.1823 e lett. dell'8.11.1823.
(10) - ASR, Camerl. p. I, tit. IX, b. 82, fasc. 5/4, lett. 455 del 9.11.1823 e 484 del 30.11.1823.
(11) - ASR, Camerl. p. II,tit. IX, b. 576, fasc. 1811, lett. 350/340 del 4.3.1827.
(12) - ASR, Camerl. p. II, tit. IX, b. 576, fasc. 1811, lett. 733 del 9.3.1827.
(13) - ASR, Camerl. p. II, tit. IX, b. 576, fasc. 1811, app. del 23.2.1827.
(14) - ASR, Camerl. p. II, tit. IX, b. 576, fasc. 1811, lett. 733 del 9.3.1827.
(15) - Il ricovero delle barche era un problema che assillava proprietari, padroni e marinai. Ne troviamo un'eco nella motivazione addotta da Giuseppe Vagnozzi per esercitare la pesca in Dalmazia, nella corrispondenza del Valentini nonché nel progetto di un canale-rifugio a Porto di Fermo avanzato in quegli anni da Domenico Nocelli, v. ASR, Camerl., p. I, tit. IX, b 552, fasc. 640; b. 560, fasc. 903; etc. e p. I. Tit. IX,b. 87, fascc. 25 e 25/3.
(16) - Sulla liberazione dei marinai schiavi in Algeria dal 1815 v. un memoriale, probabilmente del maggio 1817, conservato all'ASR, Camerl. p. I, Tit. IX, b. 85, fasc. 19/1, dove si legge: "le dolenti Famiglie dei poveri Pescatori rammentano (...) la loro desolazione (...) per avere la maggior parte di Esse perduti i loro capi di casa per le Piraterie di Mare (...) Eransi i restanti Pescatori volontariamente sottoposti al Dazio di un quattrino e mezzo per ogni libra di pesce, che si pesca in quel littorale, affinchè si fosse dall'Appaltatore data una somma anticipata, con cui incominciare a redimere dalla schiavitù (...) infelici schiavi (...) restando eziandio aperto l'adito ad altro ogetto utilissimo, qual'è quello di armare in qualche guisa quel Littorale per impedire così in futuro le frequenti ed ormai troppo libere Piraterie". Sulla camicia è riportata la seguente osservazione, burocraticamente cinica e spietata: "essendo stati peraltro gli schiavi liberati dalla generosa Nazione inglese in Algeri, mancò l'oggetto (...) Nulla ostante si è portato al Camerlengato per attivare questo dazio onde impiegarlo per altri aggi interessanti il Litorale". Per i maltrattamenti da parte padronale, v. ASR, Camerl. p. II, Tit. IX, b. 556, fasc. 734.
(17) - ASF, Prefettura del Tronto, Marina 1808-1815, b. 58.
(18) - ASR, Camerl. p. I, Tit. IX, b. 82, fasc. 6/11, b. 84, fasc. 14/15 e b. 87, fasc.25; M. GABRIELE, a c. di, L'industria armatoriale nei territori dello Stato Pontificio dal 1815 al 1880, Roma 1961, passim e, per cenni all'emigrazione dei pescatori, p. 21 nota 2, pp. 27, 28, 62 e ss., per la miseria dei facchini p. 11 nota 2.
(19) - La partecipazione del popolo ai moti del 1831 fu modesta. La provincia di Fermo rimase abbastanza tranquilla, (v. ASR, Camerl. p. II, Tit. IX, b. 618, fasc. 3807.
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Fonti archivistiche
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- ASR, Camerlengato-Marina, p. II, tit. IX, b. 535, fasc. 42; b. 556, fasc. 734; b. 576, fasc. 1811; b. 584, fasc. 2101; b. 589, fasc. 2393/5; b. 615, fasc. 1825; b. 616, fasc. 3716; b. 618, fasc. 3807; b. 621, fasc. 3907;
- ASR, Camerlengato-Annona e grascia, p. I, tit. XII, b. 96, fasc. 11/5,11/10,11/12.
- ASF, Pref. Tronto, Marina 1808-1815, b. 58.
ABBREVIAZIONI
- ASR Archivio di Stato di Roma
- ASF Sezione staccata dell'Archivio di Stato di Fermo
- DSPM Deputazione di Storia Patria per le Marche
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