Dal 5 al 7 giugno, nella chiesa di San Gregorio a Fermo, sul tema "Storia locale e pluralità delle fonti", si è tenuto il 1° convegno del Centro di studi storici Fermani, recentemente costituito.
L'organizzazione dell'incontro è stata curata dalla Soprintendenza Archeologica delle Marche, dalla
Soprintendenza Archivistica per le Marche e dall'Archivio storico Arcivescovile di Fermo, con il coordinamento del professor Vito Fumagalli ed il patrocinio della Regione Marche, delle amministrazioni provinciale di Ascoli Piceno e comunale di Fermo, dell'A.P.T., della Cassa di risparmio di Fermo e della cooperativa XIII Maggio di Civitanova Marche.
Più che soffermarci sulle relazioni e sui contributi dei convenuti, che troveranno posto nel volume degli Atti, si ritiene utile dare un breve cenno dei passi più salienti e significativi degli interventi preliminari.
Mons. Cleto Bellucci, Arcivescovo di Fermo e illuminato promotore dello sviluppo delle attività culturali entro e fuori i confini della sua diocesi, ha sottolineato l'importanza della conoscenza del passato al fine di comprendere i fenomeni attuali e di operare meglio nella realtà che ci circonda.
Fabrizio Emiliani, sindaco di Fermo, ha ricordato il glorioso e fecondo passato della sua città nel settore degli studi ed ha espresso l'augurio che l'attenzione che i cittadini dedicano oggi alla cultura valga a cancellare la stasi riscontrata nell'ultimo cinquantennio. Ha inoltre auspicato che si stabiliscano rapporti di fruttuosa collaborazione con altri centri culturali già attivi.
Il presidente del Centro, Giuseppe Morichetti, ha illustrato sinteticamente gli obiettivi da raggiungere mediante l'utilizzo delle fonti non come semplice repertorio di notizie, ma come mezzo per chiarire e mettere a fuoco le problematiche dei diversi campi d'intervento. In tale quadro merita un cenno l'opera svolta dall'Archivio storico Arcivescovile di Fermo con la pubblicazione dei Quaderni, prezioso strumento di divulgazione e valorizzazione dei documenti ivi conservati.
Il prof. Fumagalli ha messo in luce come il diffondersi d'iniziative culturali di questo genere possa essere utile per contrastare il dilagare di attività foriere di frutti perniciosi, in quanto lo studio del passato - grazie alla sua capacità di arricchimento della memoria - è la migliore arma a nostra disposizione per conoscere il presente, per consolidare la fede negli ideali e porre un argine alla barbarie che si va diffondendo. E' però indispensabile evitare che, per malinteso spirito di campanilismo, si formino nuclei isolati ed incomunicabili, gelosi custodi delle proprie caratteristiche ed ostili verso tutto ciò che porta una nota di diversità. A tal fine è auspicabile che s'instaurino rapporti di collaborazione in ogni direzione per contrastare le tendenze egoistiche attuali, che puntano alla disgregazione della società ed al raggiungimento di autonomie esagerate e laceranti. Di qui discende la necessità di stringere rapporti con nuclei attivi, vivaci ed aperti alla collaborazione come, ad esempio, quelli operanti a Macerata. Ricorda infine la figura del prof. W. Hagemann, lo studioso tedesco grande amico delle Marche, dei suoi archivi e degli imperatori svevi.
Lo spazio ancora a disposizione permette solo di ricordare i nomi dei relatori (E. Bentivoglio, R. Budriesi, P. Carucci, V. Fumagalli) e dei presentatori di comunicazioni su particolari aspetti del tema del convegno (M. V. Biondi, E. Catani, R. Domenichini, B. Egidi, V. Galiè, O. Gobbi, A. Lucentini, M. Landolfi, F. Nobili Benedetti, M. Pasquinucci, P. Peretti, M. Piacentini, L. Rossi, A. Silvestro, M. V. Soleo, C. Verducci).
Torna alla pagina precedente