Notizie sulle sedi consolari nelle Marche Pontificie
nel secolo XIX

appendice

Appendice 1
Cenni sul movimento commerciale marittimo in Adriatico nel secolo XIX

1) - Con la presente nota si vuol proporre una valutazione approssimata del carico di lavoro gravante sugli uffici consolari ubicati nei porti minori dell'Adriatico, in particolare quelli del 1° circondario.
Si è visto che la parte preponderante dell'attività dei consoli era legata al commercio marittimo. Per ricavare un parametro di riferimento indicativo ci si può quindi avvalere delle statistiche sul commercio marittimo in Adriatico.
I documenti consultabili sono fondamentalmente di due tipi:
- il primo, quello più idoneo allo scopo, è rappresentato dalle situazioni periodiche inoltrate dai luogotenenti di porto agli ispettori, reperibili, sia pur parzialmente, all'ASR: per il momento si dispone solo di quelle relative al 1830 e al 1833;
- il secondo, molto più ricco in apparenza ma non impiegabile immediatamente, è il testo già citato di Gabriele, dove le stesse statistiche sono state elaborate, riferite alle principali bandiere presenti nei mari pontifici e poi presentate aggregate per circondari e per i porti di Ancona e Civitavecchia.
Prima di procedere oltre è opportuno riportare alcune definizioni:
- navigazione di rilascio: il naviglio, in occasione di sosta in porto e qualunque sia la durata della sua permanenza nel sorgitore, non effettua operazioni di sbarco/imbarco merci;
- navigazione di commercio: il naviglio impegnato in tale attività, di piccolo o di grande cabotaggio o di altro genere, effettua operazioni di sbarco-imbarco nei porti dove approda.
2) - Dall' esame della statistica annuale del traffico mercantile del 1° circondario dell'Adriatico nel 1830, è possibile trarre elementi utili per compilare le tabelle 1 e 2, dove vengono indicati il numero di navi ed i quantitativi di merci in arrivo o in partenza (si trascurano i decimali).

Tabella 1
Arrivi

Il rapporto tra le navi arrivate di bandiera straniera e quelle nazionali assume i seguenti valori, rispettivamente per i porti indicati in tabella procedendo da nord a sud: 0,104, 0,07, 0,06, 0,04, 0,08, 0,06, con valore medio pari a 0,07.

Tabella 2
Partenze

Nell'anno 1833 le navi straniere in arrivo sono:
- a Porto Recanati, 3 austriache per commercio,
- a Porto Civitanova, 7 austriache per commercio e 1 napoletana per rilascio,
- a Porto Fermo, nessuna,
- a Marano, 1 austriaca per commercio e 2 napoletane per rilascio,
- a Grottammare, 5 austriache e 16 napoletane per commercio,
- a S. Benedetto, 1 austriaca e 2 napoletane per commercio,
per un totale di 17 navi austriache e 18 napoletane per commercio e 3 napoletane per rilascio.

3) - Si passa ora alla valutazione approssimata.
Nella tabella 3, in corrispondenza degli anni dal 1825 al 1833, si riportano il numero di navi pontificie (Np) austriache (Na), napoletane (Nn) e di varie bandiere (Nv) arrivate nei porti dello Stato Romano, per la sola navigazione di commercio, desunte dalla tabella VII del testo di Gabriele, da cui si ricavano il numero totale delle navi estere arrivate Ns e il rapporto Q tra questo valore e il numero totale degli arrivi Nt, dove Ns=Na+Nn+Nv e Nt= Np+Ns.

Tabella 3

Moltiplicando il coefficiente Q per il numero totale di navi approdate nel I circondario in un certo anno (NtI) si ottiene il numero di navi straniere che hanno toccato i porti di quella zona, riportato nella tabella 4 con i simboli NsI' e NsI'', che verranno illustrati più avanti.
Il coefficiente Q=Ns/Nt costituisce un parametro significativo della partecipazione del naviglio estero al commercio marittimo globale. Non si prende in considerazione l'analogo coefficiente desumibile dalla portata, perché l'interesse in questa sede è rivolto soprattutto al numero di battelli in arrivo.
Tabella 4

Tale conteggio è riferito soltanto a circa la metà del movimento annuo complessivo per il commercio, in quanto non sono state prese in considerazione le cifre relative all'analogo traffico in partenza ed a quello di rilascio: per fornire un quadro completo della situazione, in tabella 5 si riportano i dati annui globali, comprensivi degli arrivi e partenze, per la navigazione di commercio e quella di rilascio nei tre circondari dell'Adriatico e dei quantitativi di merci espressi in migliaia di tonnellate (mt), desunti dalle tabelle IV, V e VI di Gabriele.
Tabella 5

Dalla tabella 3 si rileva che la bandiera più rappresentata, dopo la nazionale, è quella austriaca, seguita a molta distanza dalla napoletana. Non è possibile identificare nazioni diverse da queste perché raccolte insieme nella colonna "altre".
I valori NsI' della tabella 4 traducono in cifre, con ampia approssimazione, il numero di arrivi annui di navi con bandiera estera nei porti del I circondario, da 100 a 200 l'anno per la sola navigazione di commercio. Essi sono assolutamente inaccettabili perché l'incidenza del traffico estero nel primo circondario oscilla intorno al 6%-8% anziché al 34%-41% della media generale.
Perciò, per i fini prepostici, è sufficiente considerare un coefficiente Q fisso, pari a 0,10, per ottenere un'indicazione abbastanza attendibile, mediante il quale si ottengono i valori NsI'' riportati sempre in tabella 4.
Pertanto, per determinare l'entità del movimento marittimo sotto bandiera straniera nei sorgitori in esame in anni diversi dal 1830, si può anche fare ricorso alle statistiche pubblicate da Gabriele, integrate dal procedimento sopra descritto, ma con Q=0,10, ottenendo chiaramente un limite superiore difficilmente valicabile dagli arrivi effettivi, il che attesta come la presenza di navi straniere nei porti del I circondario sia insignificante e sporadica e, conseguentemente, poco gravosa sotto questo aspetto l'attività di quegli uffici consolari.

4) - Alla luce di questi risultati, oggi può apparire inspiegabile per quali motivi nazioni come gli Stati Uniti, la Danimarca e il regno di Svezia e Norvegia insediassero diversi consolati in un bacino ristretto e poco frequentato dalle loro navi. Differente il discorso per Francia, Austria e Napoli: al di là della consistenza dei volumi di traffico, per questi stati era di sommo interesse, per motivi politici, estendere la propria presenza il più possibile nel territorio per svolgere molteplici attività, anche al di fuori di quelle ufficialmente riconosciute.
Si può chiudere pertanto la presente appendice esprimendo concordanza con l'affermazione di Gabriele, già precedentemente citata: "i porti minori sono prevalentemente tutti quelli del primo circondario Adriatico, prevalentemente pescherecci, tra i quali spicca solamente S. Benedetto", fatta eccezione per la sopravvalutazione dell'attività di questo porto che, come risulta da altre fonti, anche per la pesca non vanta movimento complessivo superiore a quello di Porto Fermo, almeno nel 1830 e nel 1833.

Appendice 2


1. Premessa

Nella presente nota si espongono alcune considerazioni sull'origine dei consolati e sulla loro attività nel passato ed un breve cenno sull'odierno ordinamento del servizio consolare italiano, stabilito con decreti del Presidente della Repubblica.

2. Uno sguardo al passato.
Si riporta una sintesi della trattazione di Moroni.
Per favorire e salvaguardare il traffico mercantile e la marina nazionale impegnata negli scambi commerciali, i governanti hanno istituito dei rappresentanti nei principali porti stranieri. A seconda dell'importanza delle località cui sono assegnati, questi funzionari prendono il nome di console generale, console, vice console o agente consolare.
L'istituzione dei consoli si può far risalire al medioevo. A quel tempo si diffonde l'uso del "consolato del mare", che trae le sue origini da trattati e consuetudini instauratisi a partire dall'anno 1075. La genesi del consolato, secondo l'accezione moderna del termine, almeno per quanto riguarda i consoli esteri negli stati pontifici, va ricercata negli anni del 1500 e seguenti.
Compito principale del console è favorire il commercio dei sudditi del proprio paese che approdino in porti stranieri: generalmente il console risiede in città portuali.
Nello Stato Romano il console viene nominato dal Cardinal Camerlengo, con il quale corrisponde abitualmente.
Non sempre nelle nazioni in cui operano consoli pontifici è destinato un nunzio o un internunzio. In tal caso ai consoli, oltre agli affari di genere commerciale che rimangono sempre preminenti, vengono assegnate anche questioni relative alla diplomazia, alla sanità pubblica, alla materia ecclesiastica, cosicché i rapporti con il governo centrale non sono incanalati sempre e solo nel filone consueto (console-camerlengo), ma anche secondo altri filoni (console, internunzio o nunzio, cardinale segretario di stato), oppure, quando occorra, si coinvolgono il segretario per gli affari interni, il tesoriere generale e altre autorità ecclesiastiche, civili e militari del governo.
I consoli pontifici all'estero sono generalmente prescelti fra i cittadini del paese in cui si trova il luogo in cui dovranno svolgere la loro attività. Essi traggono i loro proventi non da stipendi od onorari (ad eccezione di casi rarissimi), ma dall'incasso dei diritti e delle tariffe connesse all'espletamento della loro attività: rilascio di documenti relativi all'introduzione o all'esportazione di merci ed al carico di navi, visti su passaporti ecc.
A fine anno, inoltre, viene loro attribuita una somma di denaro a rimborso delle spese sostenute per il disbrigo delle pratiche.

3. I consolati francesi.
Una trattazione estesa della materia, riferita alla normativa francese, ci è offerta da Gian Paolo Nitti, che ha esplorato a fondo gli archivi d'oltralpe.
L'autore avrebbe dovuto estendere l'indagine anche agli altri stati italiani, sempre per il periodo 1815-1900, dopo la pubblicazione del primo testo relativo al Regno Sabaudo, ma non abbiamo trovato traccia di tale ulteriore lavoro Le origini del servizio consolare francese si possono far risalire al XIII secolo, quando Marsiglia, seguendo la prassi instaurata da Venezia, Genova, Pisa, Amalfi, Provenza e Catalogna istituì i "consoli del mare" in Siria, in Asia Minore e nei principali porti del Mediterraneo Orientale.
Essi avevano il compito di gestire la problematica connessa con la concessione delle franchigie e dei privilegi commerciali, di esercitare un'azione mediatrice fra gruppi di mercanti connazionali in reciproco contrasto e di trasmettere in patria, ai "consoli di città", le notizie più importanti dal punto di vista del mantenimento e dello sviluppo del commercio con la nazione in cui risiedevano.
Col passare dei secoli e con l'instaurarsi delle rappresentanze diplomatiche, ai consoli rimase affidata soltanto la funzione di patrocinatori degli interessi commerciali, in particolare marittimi.
Questa situazione dovette avere il suo peso sulla decisione adottata dal ministro Colbert nel 1669 e 1681, quando il servizio dei consoli fu incluso tra quelli specifici del ministero della marina.
Dopo un breve periodo di dipendenza dal dicastero degli esteri (1761-1766), il servizio ritornò a quello della marina fino al 1793, per essere definitivamente trasferito agli esteri nonostante alcuni tentativi per farlo tornare alla vecchia dipendenza.
La struttura fu profondamente trasformata ai primordi della monarchia di luglio, per conformarla meglio alla normativa vigente in campo commerciale e civile, sulla base delle conclusioni raggiunte da apposita commissione, succeduta ad altre nominate nel 1825 e nel 1830.
Un'altra riforma fu varata nel 1883, ma molti ed importanti aggiornamenti erano stati adottati nel periodo intercorrente tra i due provvedimenti principali al fine di migliorare il servizio.
Si è giunti ormai al di là dei limiti temporali che c'interessano e pertanto, senza indugiare oltre sull'argomento, ci si dedica alla illustrazione della corrispondenza consolare.
I primi esempi di documentazione periodica specifica possono essere considerate le relazioni che in passato gl'inviati veneziani e genovesi avevano l'obbligo di preparare al loro rientro in patria per darne lettura al Senato.
Anche i consoli, in qualità d'intermediari tra la madre patria e il mondo economico-commerciale insistente nella zona di loro competenza, in epoca moderna ebbero l'incarico di raccogliere, vagliare e inoltrare tutte le notizie che potessero contribuire a far meglio conoscere il paese in cui operavano.
Già nel 1681 il ministro Colbert impose la compilazione di relazioni annuali. La massa della corrispondenza consolare presente negli archivi francesi può essere distinta in tre gruppi, almeno per il periodo che va dal 1660 circa al 1793:
- istruzioni, ordini e dispacci ministeriali;
- riscontri e corrispondenza ad iniziativa del console;
- invio di "carte periodiche" compilate dal console in ottemperanza alle disposizioni generali.
Le carte relative al consolato d'Ancona per il periodo dal 1697 al 1792 sono contenute in tre volumi depositati presso les Archives Nationales, come quelle di Pesaro in un volume dal 1775 al 1798.
Quelle relative agli anni dal 1790 circa al 1815-1820 per un periodo fanno capo al ministero degli esteri e per un altro anche a quello delle manifatture e commercio, per la parte di competenza di questo dicastero. Negli Archives du Ministère des affaires étrangères si trovano quattro volumi relativi ad Ancona, dal 1793 al 1817. Va però tenuto presente che durante questo periodo il servizio consolare francese subì notevoli disfunzioni.
Avvenuta la restaurazione, a seguito delle innovazioni disposte per il servizio consolare, cambiarono anche la periodicità e le caratteristiche della documentazione periodica.
Finché, a partire dagli anni 80 del XIX secolo, fu creato il ruolo degli addetti commerciali presso le legazioni e furono costituite camere di commercio francesi all'estero, cosicché il ruolo dei consoli venne notevolmente ridimensionato, anche perché "il secolo dei trasporti rapidi, del telegrafo e delle grandi agenzie d'informazione aveva tolto al servizio consolare ogni possibilità di competere con i canali dell'informazione privata. Diplomatici, consoli e funzionari, per il carattere stesso delle loro mansioni e delle loro responsabilità, restavano tagliati fuori dal mondo degli affari. A distanza di un secolo, sussistono nella loro corrispondenza, e soprattutto nelle loro carte periodiche, le notazioni circa gli aspetti di una vita e di uno sviluppo economico che seguirono faticosamente, compilando dati e statistiche ufficiali, nell'intento di fornire al proprio governo informazioni piuttosto sicure, ma troppo spesso tardive. Se sul piano degli interessi immediati la raccolta e la elaborazione delle informazioni economiche non dette i frutti sperati dal governo e dal commercio francese, occorre rilevare che rappresentano ora, da un punto di vista storico-economico, una delle fonti più interessanti per lo studio del passato."
La fonte principale cui rivolgersi è costituita dalle carte periodiche, sostanzialmente omogenee nell'ambito delle varie sedi, pur se soggette a variazioni nel tempo. Le informazioni principali - di carattere commerciale, marittimo, annonario, economico, analitico-economico e vario - venivano riportate su appositi stampati.
Per le informazioni marittime, ad esempio, erano in uso diversi documenti:
- quadro generale del movimento marittimo;
- quadro del movimento marittimo francese;
- situazione trimestrale del movimento marittimo sotto bandiera di terzi;
- quadro del costo medio generale dei noli e delle assicurazioni marittime;
- informazioni periodiche sulle imprese di navi a vapore esistenti all'estero.
Parte delle notizie di carattere commerciale di fonte consolare venne pubblicata dall'amministrazione a partire dal 1829.

4. I consolati napoletani.
All'ASN esiste abbondante documentazione in proposito, di cui non è stato possibile avere copia.
Riteniamo superfluo riportare anche in questa sede i concetti espressi dallo Zuccari in contrapposizione al card. Pacca.

5. I consolati inglesi.
Utili e sintetiche notizie su l'organizzazione e l'attività del servizio consolare inglese in Italia si possono trarre da L. F. MARKS, Rapporti di consolati e legazioni inglesi in Italia dal 1830 al 1870 sulle condizioni economiche e sociali, Roma 1959, AEUI s.I, v. IX, fasc. 3, cui si rimanda.

6. I consolati sardi.
In merito si può consultare, tra l'altro, il Regolamento di S. M. il Re di Sardegna pei consolati in paese estero (26 dicembre 1815) con 6 moduli-tabelle dei consolati e vice consolati, ecc., Torino 1815-1816.

7. I consolati in genere.

Si può consultare, tra l'altro, L. Testa, Le voci del servizio diplomatico consolare italiano e straniero, Firenze 1898.

8. Il servizio consolare italiano oggi.
Si riportano gli stralci di alcuni articoli di legge che possono dare a grosse linee un'idea di come sia oggi organizzato il servizio consolare nel nostro paese.
"Le funzioni e i poteri dell'autorità consolare sono ad essa attribuiti dall'art. 45 del DPR 5 gennaio 1967, n. 18, dal presente decreto, dalle altre leggi dello Stato nonché dalle convenzioni e dagli usi internazionali."
"L'ufficio consolare svolge, nell'ambito del diritto internazionale, funzioni consistenti principalmente nel:
- proteggere gli interessi nazionali e tutelare i cittadini e i loro interessi;
- provvedere alla tutela dei lavoratori italiani particolarmente per quanto concerne le condizioni di vita, di lavoro e di sicurezza sociale;
- favorire le attività educative, assistenziali e sociali nella collettività italiana nonché promuovere, assistere, coordinare e, nei casi previsti dalla legge, vigilare le attività delle Associazioni, delle Camere di Commercio, degli Enti italiani;
- stimolare nei modi più opportuni ogni attività economica interessante l'Italia, curando in particolare lo sviluppo degli scambi commerciali;
- sviluppare le relazioni culturali.
L'ufficio consolare esercita, in conformità al diritto internazionale, le altre funzioni ad esso attribuite dall'ordinamento italiano, in particolare in materia di stato civile, notariato, amministrativa e giurisdizionale
."
" (...) In relazione al grado rivestito, i funzionari diplomatici esercitano (...) presso le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari, le funzioni indicate nella tabella 1 (…)

"Gli uffici all'estero comprendono (...) gli uffici consolari, che si distinguono in uffici consolari di I e II categoria (...) L'istituzione e la soppressione degli uffici consolari di I categoria sono disposte con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro per gli affari esteri, previo parere del Consiglio di amministrazione, di concerto con il Ministro del tesoro.
L'istituzione e la soppressione dei Consolati generali e dei Consolati di II categoria sono disposte con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro per gli affari esteri; l'istituzione e la soppressione dei Vice consolati e delle Agenzie consolari di II categoria sono disposte con decreto del Ministro per gli affari esteri. In città sedi di Missione diplomatica non possono essere istituiti uffici consolari di II categoria."
"La Missione diplomatica sovraintende e coordina l'attività degli Uffici consolari istituiti nello Stato di accreditamento."
"La Missione diplomatica, in mancanza di un ufficio consolare in loco, esercita anche le funzioni di ufficio consolare."
"I capi degli uffici consolari possono essere incaricati di funzioni diplomatiche e del compimento di singoli atti di natura diplomatica nei casi in cui nel Paese non vi sia Missione diplomatica o questa non sia in condizione di provvedere."
"I funzionari consolari onorari sono scelti tra persone, preferibilmente di cittadinanza italiana, che godano di stima e prestigio e che diano affidamento di poter adempiere adeguatamente alle funzioni consolari(...) I Consoli generali e Consoli onorari sono nominati e revocati con decreto del Ministro per gli affari esteri. I Vice consoli e Agenti consolari onorari sono nominati e revocati, previa autorizzazione ministeriale, con decreto del capo della Missione diplomatica o del Console generale o del console da cui rispettivamente dipendono (...)
"

Diamo anche un rapido cenno delle principali materie assegnate ai consoli: stato civile (certificazione relativa a cittadinanza e matrimonio, rettifica di atti, funzioni notarili); passaporti, rimpatri e sussidi (vidimazione e rilascio di passaporti, documenti di viaggio, esame di ricorsi, elargizione di sussidi ed erogazioni in denaro, interventi per rimpatri ed assistenza a non cittadini); attribuzioni in materia di controversie, di assistenza giudiziaria e giurisdizionale volontaria (arbitrati, rogatorie, notificazioni, inabilitazioni, adozioni, tutele, interdizioni); amministrazione d'interessi privati; attribuzioni in materia di navigazione; attribuzioni di carattere amministrativo; etc.
Le retribuzioni dei consoli appartenenti alla carriera diplomatica, che costituiscono la maggior parte del personale addetto ai consolati, sono state fissate con il DPR n. 18.
Apposita tabella, vistata dai Ministri per gli affari esteri, delle finanze e del tesoro, stabilisce l'ammontare dei diritti consolari. Va tenuto presente che, a differenza di quanto avveniva in passato, "i diritti (...) percepiti dalle Missioni diplomatiche e dagli uffici consolari di I e di II categoria si acquisiscono interamente all'erario."
Inoltre, "tutte le spese per il mantenimento e il funzionamento delle rappresentanze diplomatiche e degli uffici consolari di I categoria sono a carico dello Stato, comprese in particolare le spese di cancelleria, di pulizia, di energia e di riscaldamento." "Le spese per il funzionamento degli uffici consolari di II categoria sono a carico dei titolari degli uffici stessi. Sono concesse a rimborso le spese postali, telegrafiche e telefoniche e per sussidi ai connazionali. Il ministero fornisce la bandiera, lo scudo, i sigilli e i timbri d'ufficio, stampati e materiale di cancelleria. Ai titolari dei predetti Uffici il Ministero può concedere contributi per le spese di ufficio e per quelle di rappresentanza."
I consoli non godono delle immunità dalla giurisdizione penale del paese ospitante, stabilite a favore dei rappresentanti diplomatici in seguito a trattati o per consuetudine, in quanto rivestono una figura di ufficiale pubblico inserito in un organismo amministrativo all'estero.
Sono invece protetti gli ambienti e gli archivi dove si svolge l'attività consolare. In proposito il documento principe di riferimento è la convenzione di Vienna del 24 aprile 1963 sulle relazioni consolari, ratificata dall'Italia, che permette di sottoporre alla giurisdizione dello stato ospitante il console per gli atti da lui compiuti a nome della madre patria per i quali, però, per la natura stessa della materia trattata, riesce difficile riconoscere quando la funzione diplomatica risulti preponderante sull'amministrativa.
Da quanto sopra esposto, risulta che il fondamento del servizio consolare è rimasto praticamente quello dell'800 inoltrato: la differenza maggiore che si riscontra sta nel fatto che i consoli ora sono prevalentemente cittadini della nazione ospitata e appartenenti alla carriera diplomatica, quindi godono di retribuzione stabilita da normativa e non sono più legati all'incertezza della percezione dei diritti consolari che, sembra, li spingesse a volte a calcare un po' troppo la mano sulla loro clientela.
Gli unici rappresentanti a cui, in parte, si può riconoscere un maggiore legame con il passato, sono quelli onorari: una volta stabilito che i diritti consolari devono essere versati all'erario e che le spese soggette a rimborso sono già indicate nell'articolo del decreto, ben poco però rimane lasciato alla discrezionalità del console rispettoso delle norme.

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