Attendere che passino anni, decenni e secoli affinché una qualunque realizzazione umana - un impianto, un edificio, etc. - acquistino pregio ed interesse senza far nulla nel frattempo per illustrarne e studiarne la natura ed i componenti, per conservare le strutture interessate e l'ambiente circostante - porti, strade, abitazioni, officine, trasporti, magazzini, etc. - è un sistema destinato ad un quasi sicuro insuccesso.
Infatti, più dell'inesorabile logorio del tempo, le insopprimibili e incontrollabili esigenze umane non consentono la sopravvivenza indisturbata di edifici abbandonati. Tanto più in zone a forte espansione demografica. E' un'affermazione oziosa e lapalissiana la mia, ma può essere opportunamente impiegata per entrare in argomento quando si ha a che fare con l'archeologia industriale grottammarese.
Dai "Cenni statistico-economici dello Stato Pontificio" di Angelo Galli, apparsi nel lontano 1840, risulta l'importanza della attività industriali allora in atto a Grottammare. Purtroppo passeranno pochi anni ancora e la raffineria di zucchero, come la fabbrica di cremore di tartaro e di liquirizia, scomparirà dal panorama delle produzioni picene.
Ritengo che possa essere di sicuro e rilevante interesse condurre una ricerca su queste iniziative imprenditoriali quasi pioneristiche. Finora se n'è scritto qua e là, in volumi di storia locale, in testi di statistica. Nessuna monografia è finora venuta alla luce.
Che si aspetta ?
Che tutto crolli o venga demolito per dar luogo a nuovi insediamenti abitativi o venga fagocitato dallo sviluppo connesso alla eventuale realizzazione del porto turistico ?
Purtroppo la mia attività quotidiana non mi consente di dedicarmi a tale impresa. Ritengo però utile fornire, oltre al suggerimento già formulato, anche uno stimolo che mi auguro venga raccolto da qualche volenteroso interessato alla raccolta, conservazione, illustrazione di tutto quello che può risultare utile per delineare nei suoi giusti connotati quell'iniziativa promossa dal conte Francesco Paccaroni.
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