FRA CRISPINO: per una informazione libera

grafico della Freedom House

Dove la Rete è vietata.

Azerbaigian, Bielorussia, Birmania, Cina,Cuba,Iran, Iraq, Kazakhstan, Kyrgyzstan,Libia,Corea del Nord, Arabia Saudita, Sierra Leone, Sudan, Siria, Tagikistan, Tunisia, Turkmenistan, Uzbekistan, Vietnam: è l'elenco dei paesi nei quali i governi tengono completamente sotto controllo Internet con il pretesto di proteggere il pubblico da idee sovversive o che violano la sicurezza nazionale, come riporta uno studio dell'associazione Reporters sans frontières.
Ma il problema è più diffuso, secondo un'altra associazione per la difesa dei diritti umani, la Freedom house (www.freedonhouse.org), che sostiene che la censura di Internet si sta diffondendo. L'associazione calcola che il 63 per cento dei paesi hanno leggi che limitano la libertà di stampa.

Dalle notizie che emergono dalla lettura "Dove la rete è vietata" e dall'analisi del suo grafico è chiaro che l'idea dello Stato determina la società e stabilisce il grado e la forma di libertà da concedere al singolo individuo.
Tempo fa ho letto un breve articolo di Giulio Tremonti (1.5.2000), mi ha colpito la semplicità di esposizione dell'idea dello Stato. Si può condividere,si può non condividere.
La nota giornalistica era titolata "PROGRESSISTI NELLA RETE"
"... La sinistra del 2000 dovrebbe svilupparsi in base alla formula "Internet +Africa" (così Veltroni, l'Unità, 16 marzo 2000). Forse la sinistra è capace di svilupparsi sull'Africa. Ma certo non su Internet. Simbolo della "modernità" positiva, Internet è infatti una cosa lontanissima dalla sinistra. Le possibilità di provarlo sono ormai numerose, minime e massime, empiriche e filosofiche, passate, presenti e future.
Le prove pratiche. È fallito (prima ancora di cominciare) il "piano D'Alema", per "mettere un computer nello zainetto di ogni studente". Sarebbe stato un bidone per le famiglie: l'"opportunità" di spendere per un computer cantinizzato (assemblato cioè in nero, in cantina) e senza software. Come rifilare un libro, con le pagine in bianco.
È fallito (pare) il "piano Visco", mirato alla costruzione di un "Portale di Stato" basato sull'anagrafe tributaria, che avrebbe messo in "rete" i dati riservati propri di ciascuna impresa e offerto agli imprenditori la fantastica "opportunità" di mettersi sul "sito" di Visco, per farsi schedare.
E (pare) futuro anteriore il "piano Amato", basato sulla formula pompaggio-digitalizzazione. Pompaggio dall'economia della massima cifra possibile, a fronte delle concessioni per telefonia Umts. Utilizzo della stessa cifra, non per abbattere il debito pubblico, ma per finanziare un colossale piano pubblico di educazione digitale, dirigisticamente mirato allo sviluppo informatico. L'idea liberale è che lo sviluppo lo faccia il mercato. L'idea statalista è che lo sviluppo lo faccia lo Stato.
Il vertice europeo di Lisbona, oggettivamente dominato dalla sinistra, ha appena varato un "piano Internet". I piani di Lenin erano: "Elettrificazione + collettivizzazione". Il "piano Internet" europeo è concepito sullo stesso sfondo culturale, con lo stesso meccano verticale regolatorio. Per esempio, il "piano" di Lisbona inizia postulando l'imposizione di nuove "regole", per il commercio elettronico. È come accettare l'esistenza della lampadina, ma consentirne un uso limitato solo alle ore del giorno.
Passiamo ora alle prove filosofiche. I più "moderni", a sinistra (Amato), paragonano la "scoperta" di Internet alla "scoperta" dell'elettricità.
Per quanto "fantasioso", è un paragone minimo. Un paragone che coglie solo una minima parte del fenomeno. L'elettrificazione ha infatti prodotto i suoi effetti nel dominio "economico" (più energia per produrre) e nel dominio "sociale" (più luce, per vivere). Internet non solo percorre questi due domini, ma va molto oltre: entra nel dominio "politico". E qui concreta, per la prima volta nella storia l'utopia anarchica. Perché Internet non solo cancella le distanze e il tempo, ma cancella le regole.
La "rete" sprigiona infatti libertà e po0tenzialità individuali. Da un lato, abroga e svuota (quasi tutte) le regole "pubbliche", dall'altro lato accetta solo le regole che servono al suo funzionamento e che autogenera al suo interno. Regole che non funzionano perché sono "giuste", ma che sono giuste perché "funzionano", in forma orizzontale e interattiva all'interno di un dominio in cui ciascuno è l'autorità di se stesso.
Non solo. Ibridando reale e virtuale, in una meccanica in cui il virtuale è più reale del reale, Internet non si limita a "illuminare" l'esistente, ma crea una nuova dimensione dell'esistente concretizzando, insieme con l'utopia anarchica, il mito dell'uomo creatore, che non estrae, assembla o sfrutta beni naturali, ma crea su scala illimitata nuovi beni virtuali.
Sovrapponendosi allo spazio fisico, il cyber-space integra infatti un dominio totalmente nuovo, in cui si celebrano i trionfi della libertà e del mercato. Fenomenicamente è (sarà) così. Eticamente, può essere considerato un male. Politicamente è comunque difficile definire questo nuovo mondo come un mondo fatto per la sinistra, in cui la sinistra può sopravvivere, rigenerandosi.
In realtà, Internet causa e nello stesso tempo prova la crisi della sinistra. Con Internet il progresso non è più collettivo e dunque la sinistra non è più il progresso. L'anarchia della "rete" supera infatti l'ordine chiuso dello "Stato" e della "fabbrica", travolgendo il meccano mentale della sinistra.
".
Ogni commento è superfluo. L'informazione per essere libera deve essere un pò anarchica. Il Fra Crispino aspira a questo. Nell'ottocento l'informazione data da questo foglio grottese aveva questo taglio di libertà. Noi proseguiamo !

 

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