Con grande stupore, ho letto sulla stampa di alcune interpellanze e
interrogazioni presentate prima dal capogruppo di Forza Italia, Augusto
Evangelisti, al comune di San Benedetto del Tronto, quindi dal consigliere
regionale di Alleanza nazionale Guido Castelli, in Regione.
In primo luogo, non comprendo affatto perché sia stato coinvolto
ripetutamente il Comune di Grottammare, dato che l’Opera pia Costante Maria è un
ente del tutto autonomo e regolarmente riconosciuto. L’unica spiegazione è
di tipo politico, tesa cioè a mettere in cattiva luce
l’amministrazione comunale di Grottammare e soprattutto il movimento
“Solidarietà e Partecipazione” che la sta guidando da dieci anni a questa parte.
L’accenno letto sui giornali in merito agli espropri effettuati dal Comune
a spese della “Povera” Costante Maria è sicuramente grave: gli atti sono a
disposizione di tutti e chi ha un minimo di capacità giuridica sa bene che
gli espropri vengono da anni pagati secondo i valori di mercato dei beni, anzi
in qualche caso con maggiorazioni.
A mio modesto avviso, il signor Augusto Evangelisti, prima di
rivolgersi alla stampa, avrebbe forse fatto meglio ad acquisire notizie dagli
uffici e dai dirigenti del suo Comune, probabilmente ciò gli avrebbe
consentito di evitare numerosi e quanto mai evidenti “errori”.
Lo stesso consiglio mi sento di dare al consigliere regionale Castelli
quando leggo che si rivolge alla Regione per chiedere se questa poteva applicare
alla Fondazione di Grottammare la normativa delle Ipab (Istituti di pubblica
assistenza e beneficenza).
Una breve ricerca effettuata negli archivi e su qualche vecchio
codice di diritto amministrativo ha messo in evidenza:
a) che la Costante Maria è stata costituita come Ente Morale da apposito
decreto del re Umberto in data 27 maggio 1880.
b) che la legge 17 luglio 1890 n. 6972 , più conosciuta come legge
Crispi, all’articolo 1 recita: “Sono istituzioni di assistenza e
beneficenza soggette alla presente legge le opere pie ed ogni altro ente morale
che abbia in tutto od in parte per fine di prestare assistenza ai poveri”.
E’ quindi chiaro che è stata la legge Crispi e non certo la Regione Marche
a regolamentare e configurare l’Opera Pia Costante Maria come IPAB sin dal
lontano 1890.
Per quanto riguarda poi il rispetto della volontà del testatore e le
modifiche dello statuto della Costante Maria, intendo rispondere citando l’art.
70 della stessa legge: “Le istituzioni contemplate dalla presente legge alle
quali sia venuto a mancare il fine o siano diventate superflue perché siasi al
fine medesimo in altro modo pienamente e stabilmente provveduto, sono soggette a
trasformazione. La trasformazione deve essere fatta in modo che allontanandosi
il meno possibile dalla intenzione dei fondatori, risponda ad un interesse
attuale e durevole della pubblica beneficenza.”
La modifica dello statuto dell’Opera Pia è stata effettuata nel 1999 nel
pieno rispetto di questa precisa legge nazionale, e con il vaglio del Co.re.co,
che ha approvato la delibera senza alcuna prescrizione.
Analizzando poi nel merito le attività della Costante Maria, ricordo che la
stessa ha ospitato, in una delle sue abitazioni, per anni, una casa
famiglia che accoglie minori con gravi handicap, che il suo consiglio di
amministrazione si è attivamene impegnato nella ristrutturazione e rivalutazione
del patrimonio, partecipando ad accordi di programma per la ristrutturazione di
alloggi da destinare ad edilizia economica pubblica residenziale, nonché
collaborato con il Comune di Grottammare per interventi educativi a favore
di minori.
In conclusione, non mi resta che precisare che personalmente
condivido in pieno quanto fatto da Crispi ed anzi vorrei che ancora oggi si
agisse a livello di politica nazionale per riaffermare la forte
valenza pubblica del concetto di solidarietà sociale. Nello specifico a
chi formula interrogazioni o interpellanze consiglio di chiamare in
causa Crispi e con lui la storia del nostro paese.
*Sindaco di Grottammare