Quaderni
Archivio storico arcivescovile di Fermo n°34
ICONOGRAFIA E TEOLOGIA DEL REDENTORE
di Vittorio Perozzi
I - Vorrei soffermarmi prima sull'iconografia della statua del Redentore che raffigura Gesù Cristo Risorto che alza il suo braccio destro con le tre dita (ad indicare la SS. Trinità) per benedire la città, la popolazione di Ripa, cioè facendo il segno di croce, che è il suo segno.
Il volto di rara bellezza (come si può ammirare nella foto a pag.54 del libro) ha un'espressione autorevole, seria, regale, ha la tipologia classica trasmessaci da mosaici bizantini e medievali, cioè ha i capelli lunghi che cadono sulle spalle, ben composti, la barba corta che ricopre anche il mento. Ha dietro un'aureola, simbolo della sua divinità. Questa raffigurazione del volto del Redentore ha trovato la più sicura e mirabile conferma dalla Sacra Sindone, la cui fotografia fu scattata, per la prime volta, in occasione di una su ostensione, nel 1898 da Secondo Pia. Allora per la prima volta, con grande sorpresa, fu possibile vedere il vero volto di Gesù Cristo ed il suo corpo con tutti i segni della sua passione, poiché, essendo la Sindone come un negativo fotografico, è venuto fuori il positivo. La risonanza di questo evento fu enorme.
Nella statua il nostro Redentore indossa una tunica con maniche larghe che si ripiega sul braccio alzato ed anche nella mano sinistra e scende fino ai piedi, lasciandoli vedere nudi, col piede destro un po' più avanti del sinistro; essi poggiano su una semisfera, immagine del globo terrestre. Le mani ed i piedi non hanno il segno dei chiodi. Indossa sopra la tunica un manto che si appoggia sulla spalla sinistra, si piega sul fianco destro e scende sotto il ginocchio destro in modo obliquo a sinistra in basso. La Croce è obliqua a sinistra appoggiandosi vicino al piede destro.
Ora mi piace segnalare che questa iconografia ha dietro di sé una lunga tradizione pittorica, che ora richiamo per sommi capi.
Nella Chiesa di Sant'Apollinare in Classe a Ravenna, in un mosaico del VI secolo, Gesù Cristo Redentore seduto in trono fra quattro Angeli, ha la mano destra alzata con tre dita in atto di benedire.
Giotto (1267-1337) nel polittico Peruzzi ed in quello Stefaneschi raffigura il Redentore con la mano destra alzata a benedire.
Piero della Francesca (1415/20-1492) in un quadro ad Urbino intitolato
Madonna di Senigallia, presenta Gesù bambino in braccio a Maria SS. Con la mano destra (tre dita) alzata per benedire.
Andrea Mantenga (1431-1506): in un quadro dell'Ascensione agli Uffizi di Firenze, c'è Gesù con la mano destra alzata a benedire.
Il Perugino (soprannome di Pietro di Cristoforo Mannucci 1445/50-1523) in un polittico dell'Annunziata di Firenze, eseguito nel 1500, mostra Gesù che tiene la Croce con la sinistra ed alza la mano destra per benedire, tra quattro Santi.
Ricordo ancora Giovanni Bellini (1430-1516) che in due quadri, uno della Trasfigurazione a Venezia ed un altro a Parigi, mostra Gesù con la mano destra alzata benedicente, con tre dita.
Nello stesso atteggiamento lo raffigura Antonello da Messina (1430-1479) in un quadro intitolato Salvator mundi, che si trova a Londra.
È nota la celebre statua di Michelangelo che si trova a Santa Maria sopra Minerva a Roma, del 1521; essa raffigura Cristo Risorto che abbraccia la croce posta alla sua sinistra.
Anche un quadro del Pontormo (= iacomo Carnicci 1494-1556) del 1525 intitolato La Cena in Emmaus raffigura Gesù che tiene il braccio alzato benedicente.
Ricordiamo El Greco (= Domenico Theotokopulos 1541-1614) il grande pittore spagnolo di Toledo che in un quadro intitolato Il Redentore mostra Gesù con la mano destra alzata con tre dita per benedire.
La facciata della Basilica di S. Pietro che fu eretta da Carlo Maderno dal 1607 al 1614, è sormontata da una balaustra su cui sorgono la statua di Cristo Redentore al centro ed ai lati 12 statue, tutte in marmo, di S. Giovanni Battista e degli Apostoli (meno S. Pietro), alte m 5,70. Ora la statua di Cristo redentore ha una notevole somiglianza con la nostra: Gesù Cristo alza la mano destra benedicente e regge con la sinistra una croce di bronzo un po' inclinata, come quella della nostra statua, verso destra ed ha l'aureola dietro il capo.
Ancora a Roma, nella Basilica di S. Giovanni in Laterano, la cattedrale di Roma, la facciata, opera di E. Galilei, eseguita nel 1736, ha anch'essa alla sommità 12 statue di Santi in marmo con al centro quella di Gesù Cristo Redentore rappresentato come la nostra statua: Egli alza il braccio destro in alto nell'atto di benedire e regge con la mano sinistra una Croce che s'innalza in modo verticale.
Conclusione: colui che a Milano ha progettato la nostra statua del Redentore, si è rifatto ad una lunga tradizione che raffigura così il Redentore. L'elemento della croce non è insolito in questa iconografia, come dimostrano la pittura del Perugino, la statua di Michelangelo e quella della Basilica di S. Pietro e di S. Giovanni in Laterano.
Per ultimo vorrei ricordare che l'immagine di Gesù Cristo oggi tanto diffusa, composta dalla suora polacca Faustina Kowanlska, morta nel 1938, santificata dal Papa di recente, raffigura Gesù che alza il braccio benedicente.
Annotazioni
II - Ora alcune brevi annotazioni di carattere teologico sulla nostra statua del Redentore.
Il bel titolo di Redentore è attribuito a Gesù Cristo in quanto realizzatore della Redenzione degli uomini.
La Redenzione è da una parte liberazione dalla schiavitù delle forze del male, dall'alienazione da Dio e da uno stato di decadenza morale, dall'altra parte è riferimento della vita divina, riconciliazione con Dio, per il suo aspetto positivo, è perdono dei peccati, elevazione alla dignità di figli di Dio e destinazione alla vita eterna con Dio. La verità della Redenzione è stata insegnata da Gesù Cristo stesso, quando rispondendo ai timori ed allo stupore dei suoi apostoli, rivelò ad essi, alla luce delle profezie, il mistero della sua prossima morte. Ai discepoli di Emmaus spiegò che il Cristo doveva soffrire per entrare nella sua gloria, Mosè ed i profeti lo avevano annunciato (Lc 14, 25-27). Una volta ha detto a loro il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti (Mt 20, 28). I suoi discepoli conclusero: Colui che non avrebbe dovuto né soffrire, né morire, va a soffrire e morire per noi, per i nostri peccati, in qualità di capo, per offrire il sacrificio che ci salverà. Queste le parole di S. Pietro nella sua Prima Lettera: Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della Croce (2, 24).
Sul tema ricchissimo della Redenzione, i teologi dal Medioevo in poi, hanno elaborato vari schemi teologici.
Sintesi conclusiva; non la sofferenza in sé del Signore, ma la sofferenza per amore ha prodotto la nostra salvezza. La Redenzione è un mistero di amore. La sofferenza e la morte in Croce di Gesù Cristo sono l'espressione del massimo amore a Dio ed agli uomini e di obbedienza a Dio, e quindi la massima riparazione, il massimo merito. La solidarietà che esiste tra Lui come capo e le membra del suo corpo mistico estende a noi il valore supremo espiatorio e riparatore della sua morte in croce ed esige da noi la collaborazione. Ultima osservazione: la nostra Redenzione è ora iniziata, non è completa. Essa sarà perfetta, pienamente realizzata con la resurrezione del nostro corpo, secondo le parole di S. Paolo: Noi aspettiamo la redenzione del nostro corpo, poiché nella speranza siamo stati salvati (Rom 8, 23).
La Croce allora che regge la statua del Redentore è, sia emblema di vittoria, sia segno che ricorda le sofferenze e morte che il Figlio di Dio vi ha patito per noi, sorgente della nostra Redenzione, testimonianza suprema del suo amore che ci ha ottenuto tutti i beni divini della nostra salvezza.