LA NECROPOLI di GROTTAMMARE - 1867

Concezio Rosa 1824-1876 tazza biansata elmo di tipo Corinzio armilla


La necropoli vista e descritta dall'archeologo CONCEZIO ROSA

DUE NECROPOLI della PRIMA EPOCA DEL FERRO
scoperte nel Piceno
Nota del dott. Concezio ROSA
(Comunicata alla Società italiana di Antropologia e di Etnologia nell'adunanza del 20 aprile 1873)
(Estratto dalla Gazzetta di Teramo del 4 maggio 1873, Tip.Scalpelli)

Ora che la nostra Società si sta occupando dello studio dei popoli primitivi d'Italia, giungerà certamente gradito l'annunzio di due antiche necropoli scoperte nel Piceno: dove in tempo anteriore alla fondazione di Roma una colonia Sabina andò a stabilirvisi per voto di primavera sacra, come narrano gli antichi scrittori.

NECROPOLI presso CUPRAMARITTIMA
Sono circa sei anni, che nella provincia di Ascoli Piceno, tra Grottammare e Marano, sulle colline che soprastano la sponda adriatica, il sig. Tommaso Loi nel praticare lavori agricoli cominciò a scoprire alcune tombe in un suo terreno in contrada Carpineto, alla distanza di circa due chilometri dal luogo, dove gli Etruschi alzarono un tempio alla Dea Cupra. (Chiesa di S.Martino - ndr.)
E siccome vi rinveniva gran copia di oggetti di bronzo, si decise a continuare gli scavi, per trarre profitto da quelle anticaglie. Le quali vendendo a questo ed a quello, si sono sparpagliate con grave danno degli studi della remota antichità; anzi presso qualche amatore passarono con indicazione di provenienza diversa, perchè certi speculatori che ne fecero commercio, credettero del loro interesse tener celato il vero luogo del trovamento (1).
Nella fine della state ultima avendo avuta conoscenza di questa scoperta volli visitare la località, e vedutane la importanza, perchè non se ne perdesse la memoria, cercai raccogliere notizie dagli operai addetto agli scavi e dallo stesso proprietario, che non solo fece pago il mio desiderio, ma con molta cortesia mi permise fare le indagini nei terreni scavati. Riuscii quindi a procurarmi parte degli oggetti rinvenutisi, e dietro le indicazioni seguendo le orme di quelli che non potei avere, mi sono poscia adoperato ad ottenerne i disegni. Per dare una idea a questa necropoli riassumo le principali notizie, riserbandomi di presentarne al più presto un ragguaglio corredato di tavole. (2)
Le tombe finora scoperte nei terreni del sig. Loi sono circa 200, ma vi è probabilità, che la necropoli continui nei terreni vicini.
Il seppellimento è fatto col metodo d'inumazione, e gli scheletri si sono trovati distesi con la faccia rivolta ad oriente alla profondità di m. 0,50 ed anche di m. 1,00 e ricoperti di sola terra.
Molto vasellame vi si è estratto, e le stoviglie (poche eccettuate) sono di pasta nera, lavorate senza l'aiuto del torno e malamente cotte: parecchi vasi presentano disegno a graffito, e nelle forme hanno l'aria della civiltà orientale. Vi sono pure fusaiuole di terra e cilindri con capocchia alle estremità, analoghi a quelli rinvenuti dal Gozzadini nei sepolcri di Villanova.
Abbondano gli ornamenti in ambra, e molto più quelli in bronzo: sono rimarchevoli le fibule di varia grandezza e forma, e le armille con nodi usate propriamente dai Piceni.
Tra gli istrumenti vi si notano alcuni paalstab di bronzo e parecchi di ferro.
Quanto ad armi rammento poche lance di bronzo ed un numero maggiore di ferro, e quanto ad arnesi militari alcuni elmi di bronzo di forma arcaica. Sventuratamente non si ebbe cura di conservare i crani, ma ho fatto vivissime premure per essere avvisato quando altre scoperte si verificheranno per potermi trovar presente e non far disperdere gli avanzi umani.

Necropoli nella Valle del Tronto.
Nella medesima provincia sulle colline meridionali della Valle del Tronto, e propriamente in prossimità del Comune di Colli, l'agricoltore Carlo Amodio verso la metà di marzo ultimo piantando la vigna in un terreno di sua proprietà in contrada Case Bianche rinvenne alcune tombe alla profondità di circa m. 0,50. Avutane gentilmente notizia dal signor Gabrielli, Conservatore del Museo civico di Ascoli Piceno, ci recammo insieme sul luogo del trovamento nei primi giorni del corrente mese, ed osservammo che in un'area di m. 11,00 di lunghezza e di m. 10,00 di larghezza erano state trovate 17 tombe. Tutto questo numero in sì breve spazio, e qualche altra tomba rinvenuta precedentemente in vicinanza, fanno congetturare che anche quivi fu una vasta necropoli, che si estende specialmente nella parte occidentale.
Il modo di seppellimento è simile a quello usato nella necropoli di Cupramarittima; il vasellame ha tanta somiglianza con quello di colà, che qualche vase sembra uscito dalle mani dello stesso artista. Anche gli ornamenti di ambra e di bronzo, come pure le armi di ferro, hanno perfetta analogia, sicchè le due necropoli possono tenersi come contemporanee. Dietro questa breve cenno si può con ragione dedurre: 1) - che le due necropoli son da riferire alla prima epoca del ferro, e ne fan pruova la qualità delle stoviglie, i paalstab di ferro e quelli di bronzo: i quali ultimi, essendo strumenti caratteristici dell'epoca precedente, non erano stati ancora al tutto disusati.
2) - Che la gente ivi seppellita appartenne agli antichi Piceni e rilevasi dalle armille proprie di quel popolo, il quale era giunto in quel tempo ad un grado elevato di civiltà, come scorgesi dagli oggetti rinvenuti.
3) - Che queste necropoli hanno una importanza pari alle più celebri della medesima epoca, quali sono quelle di Alba Lunga, di Villanova e di Golasecca: tanto più che non essendo presso i Piceni il costume d'incenerare i cadaveri, potranno in prosieguo raccogliersi i resti umani, che serviranno a dar luce alle antiche stirpi italiche.
Corropoli (Abruzzo) 18 aprile 1873

NOTE
  • (1) - Il 30 aprile del 1877 il reverendo Cesare Cellini dona al Municipio di Ripatrasone la sua collezione privata e nasce il museo civico di Ripatransone altre famiglie private concorrono a fornire il museo di oggetti e sono i conti Neroni, i Boccabianca, Sciarra-Condivi, Anelli, Bruti (es. il dono 178 - olletta stamnoide - inv. n° 313 è catalogato come provenienza ignota), Fedeli, Perazzoli, ecc.
    Nel 1931 il prof. Leporini provvide, per conto della Reale Soprintendenza alle Antichità di Ancona (diretta dal prof. Moretti) ad una prima catalogazione dei materiali del Museo, il quale registrò gli oggetti per categorie; "quando compaiono dati di provenienza, sono per lo più relativi ad oggetti che provengono da aree di scavo esterne alla regione. In rarissimi casi c'è un riferimento ad una provenienza dal territorio di Ripatransone..." (pag. 16 "La civiltà picena. Ripatransone: un museo un territorio", E. Percossi Serenelli della Sovrintendenza Archeologica per le Marche, edito da Maroni, 1989).
    A chi legge o consulta questo libro-catalogo non può sfuggire un dettaglio: il Cellini fu tra i primi a comprendere "il valore di certi reperti archeologici" e "fu lui a catalogare per primo gli oggetti escavati", fu suo il merito dell'iniziativa per l'istituzione del primo nucleo del museo civico donando al Municipio la sua raccolta privata e ... "ponendo con questo gesto una ipoteca sulla gestione futura del museo": guarda caso (è una fortuita combianzione!) fu nominato direttore del museo e vi restò tale fino al 1903 (anno della sua morte - era nato nel 1832).
    Ritornando al catalogo. La domanda che dovrebbe sorgere spontanea (e che mi sono posto) è questa: "Se mi immergo nella catalogazione dovrei in teoria riuscire a mappare la zona dei ritrovamenti, considerando anche che il Cellini era un esperto !"; in realtà questo tentativo va a vuoto perchè l'unico dato certo è il numero di inventario, mentre l'indicazione di provenienza è "stranamente" indicata come ignota (salvo alcuni sporadici casi, es. l'inventario n° 1017 viene catalogato come proveniente da S.Andrea; anche alcune donazioni del Bruti - es. l'inv. n° 1018 - è di provenienza S.Andrea, e il Bruti non aveva proprietà in tal zona).
    Quello che più colpisce è che anche altre donazioni sono catalogate come ignote (es. il n° 803 donato dai Fedeli di Ripa - costoro avevano diverse proprietà in zona di Grottammare - contrada Lame e Piane del Tesino, come riporta il catasto del 1770 di questo Comune). Se posso azzardare dei numeri, tranquillamente posso dire che l'80-90% dei reperti di questo Museo sono di "provenienza ignota", specialmente quelli provenienti da scavi del 1800 (in rarissimi casi c'è un riferimento ad una provenienza dal territorio di Ripatransone; altro possibile deposito potrebbe essere il Museo etnografico PIGORINI di ROMA, ma è tutto da verificare sia per l'elenco di pezzi con la data di ritrovamento e localizzzazione).
    A questo punto sono costretto a riconsiderare l'altro aspetto a monte di queste donazioni: il dr. Concezio Rosa arriva sul terreno del Loy dopo che erano trascorsi "sei anni" dai primi ritrovamenti di reperti nella zona e più oltre mi informa che "... siccome vi rinveniva [il Loy] gran copia di oggetti di bronzo, si decise a continuare gli scavi, per trarre profitto da quelle anticaglie..."; non vorrei apparire presuntuoso o maligno ma la conclusione che posso trarre e azzardare, per sinergia con tutte le considerazioni sopra esposte, è una sola: il materiale del museo civico di Ripatransone è proveniente dal territorio di Grottammare almeno per un valore dell'80 % (cioè quello catalogato come "provenienza ignota").
    Altro aspetto che mi colpisce del catalogo del museo ripano (guardando specialmente le mappature dei ritrovamenti riprodotte in cartine geografiche della nostra regione) è l'assenza totale del menzionamento della località di Grottammare; tale sito viene segnato come Cupramarittima (scritto tutto attaccato); questo potrebbe avere una spiegazione: che l'autrice voglia identificare Grottammare come Cupramarittima dei Piceni, ed allora: perchè non dichiararlo a grandi lettere, in modo da evitare confusioni con Marano ?
    Altra domanda che mi pongo: perchè vengono ignorati (o non menzionati) gli scavi del Gamurrini, del Dall'Osso, o notizie come quelle date dal Rosa ? E' da catalogare come "difetto di imparzialità" o l'autrice non è a canoscenza di questi scavi ?
    scavi - età del ferro

    Se si ha la pazienza di sfogliare il libro sopracitato "La civiltà picena. Ripatransone: un museo un territorio", e precisamente a pag.35 e a pag.59, si possono consultare 2 cartine stilizzate in cui sono riportati i luoghi delle Marche dove sono stati rinvenuti reperti archeologici, rispettivamente quelli riferiti alla preistoria (pag.35) sono 40 siti, quelli riferiti all'età del ferro (pag.59)sono 84. Ebbene: la località di Grottammare non è menzionata. Eppure la dott.ssa E. Percossi Serenelli della Sovrintendenza Archeologica per le Marche sa benissimo la consistenza dei ritrovamenti archeologici, soprattutto Piceni, nel nostro territorio. L'opuscoletto del Concezio ne è un'ulteriore testimonianza qualificabile !

  • (2) - Sarebbe interessante controllare se poi quest'intenzione ha avuto un seguito.


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