OPPOSIZIONE VIII
Su una misteriosa cassa comparsa nel XVIII secolo nella parrocchiale di Marano e sul suo prezioso contenuto.
Lo scorso anno è stato inaugurato nella chiesa di San Giovanni Battista di Grottammare il Museo Sistino. Fra le opere d'arte sacra esposte, alcune provenivano dalla chiesa di San Basso di Marano ed erano accolte nel museo solo provvisoriamente. Queste, conosciute come "vesti di San Basso", sono state conservate sino ai nostri giorni in due vetrinette-reliquiari poste ai lati del presbiterio dell'omonima chiesa maranese. Complessivamente gli oggetti custoditi erano 17: una teca in argento fuso e cesellato; una croce reliquiario in argento; un cingolo formato da quindici elementi in avorio; una mitra in seta, lino e argento; due pettorali in lino e seta rossa, verde e oro, ornati con oggettini in metallo; un manipolo e una stola; un amitto; due calzari; una federa; dei nastri (tre galloni); una tovaglia; una tonacella; un velo o fazzolo; un piviale; un camice.
Il giorno che potei esaminare un documento inedito conservato all'Archivio Arcivescovile di Fermo - pubblicato dagli autori di questo libro in appendice - dovetti constatare che buona parte degli oggetti in questione fossero un tempo appartenuti con molta probabilità a Grottammare, custoditi nella chiesa di San Giovanni Battista. Il documento, risalente al 1483 e scritto in volgare, elenca oggetti di oreficeria, numerosi manufatti tessili, reliquie ed altro, contenuti in una cassa custodita nella chiesa. Una parte di questi oggetti catalogati - sia perché il documento ne menziona la provenienza e sia perché nella descrizione se ne riconosce l'antica fattura - erano anticamente di proprietà dell'Abbazia di San Martino di Grottammare. Ma se gli oggetti in questione sono gli stessi, come e quando sono giunti nella parrocchiale di Marano? È difficile rispondere a queste domande. Il Mostardi, in uno studio sulle vesti di San Basso , riferisce che non si hanno notizie delle vesti che coprirono il santo sino al X secolo (sic!). Quando il corpo di San Basso fu rivestito di nuove vesti, le antiche furono riposte in una cassapanca della chiesa parrocchiale di Marano. In questo luogo, la cassapanca con il suo prezioso contenuto fu dimenticata "... per qualche generazione". Nel 1743, sempre secondo la sua storia, "...ci si accorse del deposito delle sacre vesti di San Basso, chiuse nella cassapanca". Recuperate, furono dopo alterne vicende collocate definitivamente nel 1966 presso le due vetrinette sopra menzionate (pp. 11-12 dello studio). Il Mostardi, oltre ha non fare riferimento a nessun tipo di documento, racconta questa storia con una buona dose di approssimazione. Non dice, per esempio, se le vesti antiche erano le stesse usate per vestire il santo dal X secolo in poi, né cita l'anno in cui il corpo del santo fu rivestito con quelle nuove. In un suo studio precedente , aveva citato gli anni delle ricognizioni effettuate sul sacro corpo, tra cui quelle del 1619 e del 1689, dicendo tuttavia che non si sono ritrovate le relazioni delle indagini (come al solito). Altra ricognizione citata è quella del 1749, questa volta completa di relazione.
Gli oggetti "incriminati", quelli che, secondo la mia opinione, hanno una buona probabilità che siano gli stessi citati dall'antico documento, sono in tutto quattordici. Per verificare la similitudine tra gli "oggetti di San Basso" e quelli citati dal documento del 1483, farò una comparazione tra le descrizioni date dal Mostardi nel suo volume (citato alla nota 57) con quelli del documento, servendomi anche di uno studio più recente:
MITRA I (pag. 13-14)
Mostardi - dice che il lavoro del tessuto è di stile orientale e risale intorno al X secolo.
Documento - una mitra che fo de labato di San Martino.
PETTORALE I / II (pag. 15-16)
M. - dice che sono due pezzi di seta rossa e trama in filo d'oro e seta verde. Entrambi hanno ornamenti metallici. (Fonte alla nota 51, pag. 90: striscia di lino... e trame lanciate in seta rossa, verde oro... alcuni ornamenti sono fissati al centro di stelle di carta... due delle quattro placchette sono ancora fissate al centro di stelle di carta).
D. - doi para de parati di panno di lino forniti con una pianeta con cinque rose de argento.
CROCE PETTORALE (pag. 16)
M. - dice che è una croce reliquiario in argento con retro apribile.
D. - una croce de argento.
TECA (pag. 16)
M. - dice che è una teca in argento, formata da due rosoni riuniti a scatola.
D. - uno tabernacolo de argento da portarsi lo corpo de Jesu Cristo per la terra.
GALLONI DEL PIVIALE (pag. 17)
M. - dice che sono di seta con ordito color rosso...
D. - tre bande de zennato russio - una banda de paliocto.
DALMATICA E GALLONI + TONACELLA (pag. 21)
M. - dice che è in seta rossa e che su di essa vi sono stati applicati quattro pannelli di stoffa; (la tonacella rossa è menzionata dallo studio alla nota 51, pag. 109).
D. - una tonacella e una dalmatica di sennato rossio con paramenti forniti.
PIVIALE I (MANTELLO) (pag. 20)
M. - dice che è in velluto damascato con perfetta decorazione e che si snoda armonioso con accurato disegno.
D. - uno mantile tucto lavorato con liste di bambace.
AMITTO (COTTA) (pag. 21)
M. - dice che è in lino, lavorato nel bordo a punto in croce con filo rosso ed in parte con filo giallo.
D. - doi cocte de panno de lingio.
CINGOLO IN AVORIO (pag. 22)
M. - dice che è formato da 14 piccoli cilindri... (in avorio) e da due pezzi per il nodo del fiocco. (Fonte alla nota 59, pag. 74: oggetto costituito da 14 cilindri d'avorio intagliati e infilati in un cordone al termine del quale pende una nappa...).
D. - pezzetti quindici de avolio de li quali fo una crocca de labato de Santo Martino - item un cofanetto di lengio ne lo quale se lo decto de avolio co le dicte reliqui e pezzi de avolio.
STOLA E MANIPOLO (pag. 22)
M. - dice che entrambi sono dello stesso tessuto in lamina d'oro e disegno geometrico.
D. - doi stoli con doi manuli.
Da quanto sopra riferito, non sembra improbabile che parte degli oggetti custoditi un tempo nella chiesa di San Giovanni Battista di Grottammare siano gli stessi che oggi sono indicati come "vesti e oggetti di San Basso". Ciascuno tragga le proprie conclusioni.
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