OPPOSIZIONE VII


De vexata quaestione Sancti Bassi Maranensis et Sancti Bassi Termulensis. Origo atque historia.
Secondo la tradizione popolare maranese, la cittadina di Cupramarittima-Marano custodirebbe il sacro corpo del vescovo e martire Basso Nicensis o da Nizza. Il Mostardi, nel 1962, scrisse un'opera completa sulla figura di questo santo , narrandovi la sua storia e il suo culto. Tuttavia se per il culto di San Basso si hanno antichi documenti che attestano la diffusione di questo in alcune zone del Piceno sin dall'XI secolo, al contrario, per la presenza del suo corpo a Cupra-Marano, le fonti documentarie ufficiali sono tarde e cominciano solo agli inizi del XVIII secolo. In questo paragrafo non si ha l'intenzione di dimostrare se il corpo custodito nella cittadina sia o no quello del Santo, piuttosto si vuole far conoscere ai lettori una "vexata quaestio" sorta nel 1761 fra gli abitanti di Termoli e quelli di Marano riguardo queste reliquie, e che ancora oggi continua con una certa discrezione.
Dai tempi antichi, una tradizione popolare della città di Termoli, come fa fede tutt'oggi l'antica statua di San Basso del XII secolo collocata sulla facciata del suo Duomo, riferiva che in quella chiesa vi fossero conservate le reliquie del Santo, Vescovo e Martire di Nizza, senza tuttavia sapere il luogo preciso della sua sepoltura; ma leggiamo cosa scrisse il dotto arciprete termolese Francesco Paolo Menna sulla "Dissertazione sull'Invenzione del Corpo di San Basso", letta all'Accademia degl'Immaturi di Roma nel 1767: "Vi era nella nostra città di Termoli la tradizione ab memorabili, che in quel duomo si conservassero le Sacre Ossa del suddetto Vescovo e Martire S. Basso, trasferite colà da Nizza, senza sapersene il come, o il quando, ne il perché; e soltanto dicevasi da ognuno, che vi esisteva il Sacro Deposito in un luogo di esso Duomo, detta la grotticella di S. Basso, sito propriamente nella nave a mano sinistra corrispondente al Corno dell'Evangelio, e prima del Presbiterio, dove si osserva una Cappelletta sotterranea, in cui si accedeva per cinque scalini... Ciascheduno de' Vescovi di detta città aveva nutrita un ardente desiderio di rinvenire, ed elevare in luogo più decente il Sacro Deposito; ma perché ne mancavano i legittimi e saldi monumenti della vera, e reale esistenza, ognuno si era astenuto dal farne il tentativo, dubitando fortemente di non poter riuscire nell'intrapresa, non senza scandalo del luogo. E tanto più ogni rispettivo vescovo si arretrava dall'azzardarsi a farne la prova, perché i cittadini di Marano, villaggio della diocesi di Fermo nello stato ecclesiastico, da qualche tempo indietro avevano vantato, e avere in loro potere e nella propria Chiesa Matrice il corpo intero di esso Martire S. Basso, da cui asserivano, che se n'era dai loro maggiori conceduto a' Termolesi quella parte, che chiusa in un piccolo scattolino con cristallo davanti, conservavano questi nel petto della Statua del Santo Martire esposta nel nostro Duomo alla devozione del popolo. Vana credulità e diceria de' Maranesi, che l'avevano essi spacciata, e fatta credere all'istesso compilatore dell'Italia Sacra l'Abate Cistercense Ferdinando Ugelli... Credulità che a poco a poco aveva dato luogo ad una sacrilega supposizione fra i Maranesi con attribuirsi da loro a qualche altro cadavere la qualità e caratteristica del corpo di S. B. che si diceva in Marano venerarsi ed esistere". Il Menna continua poi a descrivere i tentativi con i quali i Maranesi cercarono di legittimare le loro menzogne: "...È sicurissimo, per tradizione fra i termolesi, che dai nostri Maggiori si fosse conceduto una reliquia dell'Ossa del Santo Martire, per la devozione che gli professavano, stante la vicinanza fra Marano e Termoli. Invidiosi, all'incontro, essi Maranesi di un tanto nostro bene, (dopo che il corpo di S. Basso fu nascosto sotto terra) cominciarono a spacciare che il Sacro Deposito si conservasse da loro, ed ognuno può figurarsi di quanti sconvenevoli ed illeciti mezzi si siano serviti, per dare agli altri ad intendere questa frottola". Il 31 dicembre 1760, il vescovo di Termoli Tommaso Giannelli, in seguito a dei lavori di scavo eseguiti nella cattedrale nei pressi della Grotticella di San Basso, rinvenne due antiche epigrafi inneggianti la sacra tomba del vescovo Basso e, sotto una di queste, un antico sarcofago in marmo contenente uno scheletro, ai piedi del quale una tavoletta di terracotta diceva in antichi caratteri: "HIC REQVIESCIT - CORPUS SANCTI BASSI - EPISCOPI ET MARTIRIS". Tutti questi documenti lapidari, nonché le reliquie del Santo poste in una nuova urna di cristallo, sono oggi visibili nella Cattedrale di San Basso di Termoli.
Sempre secondo il Menna, e la maggior parte degli storici termolesi , le reliquie di San Basso giunsero a Termoli da Nizza intorno al 579, portate dai longobardi in seguito ad un incursione che questi fecero nelle terre di Provenza. E fu in quel tempo che venne costruita nella città la Cattedrale con l'Episcopio, i cui vescovi registrati sino alla metà del XVIII secolo sono in numero di 66: "... Che Termoli fosse grande non c'è da metter in dubbio, essendo Capoluogo di Contea. Ma per erigere la Cattedrale vi bisognavano le ossa di un martire". Tra il 914 e il 1137, il corpo di San Basso venne occultato nella Cattedrale per timore di furti sacrileghi.
Priva di documenti, invece, sembra la storia del San Basso di Marano. Certo, i fiumi di parole non mancano, specialmente se si legge la storia del Mostardi, anche se egli sottolinea la perdita di tutti i documenti e le testimonianze tangibili. A proposito di quest'ultime, leggiamo cosa scrive a pagina 36 del suo volume "S. Basso...": "... Altri due documenti erano assai più espliciti: le due iscrizioni sepolcrali. In antichissimi documenti, copiati nel 1494 dal pievano Bartolomeo Brancadoro, leggiamo: "Restava questo sacro corpo chiuso dentro un sepolcro di pietra et sopra si trovò questa descrizione: HIC IACET CORPUS SANCTI BASSI - EPISCOPI ET MARTYRIS NICEE. Quasi da piedi a detto sepolcro vi era una lapide, così scritta: CORPUS SANCTI BASSI - EPISCOPI ET MARTYRIS - NICIENSIS"... Disgraziatamente tanto l'urna sepolcrale, quanto la lapide sono andate perdute. Le due iscrizioni del sepolcro di S. Basso devono essere scomparse durante la ricostruzione medioevale della chiesa, poiché il Brancadoro non le riferisce come presenti al suo tempo all'interno della chiesa, né il Civalli le ha vedute nella sua visita triennale". Come sempre, tutti i documenti importanti che riguardano la storia di Marano hanno avuto lo stesso destino: la dispersione; strano! Cosa dire poi della palese somiglianza delle lapidi di Marano con quelle di Termoli? E del loro ritrovamento? E del sepolcro in pietra simile all'altro? Casualità o forzatura? Nella sua "Teoria del commercio marittimo", egli afferma che il corpo di San Basso giunse nell'antica "Cupra Marittima" tra il V e il VI secolo, trasportato da marinai nizzardi che commerciavano olio con la cittadina (p. 120-122 del volume S. Basso...). Abbiamo già parlato delle fantasie narrate intorno a questo porto e del suo commercio, quindi è superfluo ripetere ciò. Nonostante tutte le sue certezze, his fretus, conclude il suo studio con queste parole (pag. 116 del volume S. Basso...): "Provata però dagli Atti Sinceri l'esistenza a Nizza del vescovo Basso martirizzato sotto Decio, constatata l'assenza del suo sacro corpo nella città natale ed episcopale, confermata l'identificazione del Corpo venerato a Cupra col S. Basso di Nizza, è logico conchiudere che la traslazione si è certamente verificata"; in verità non si sa a quale logica il Mostardi si sia appellato. Ultima considerazione da fare è questa: il Mostardi giustamente ritiene che di tutti i vari San Basso esistiti nella storia, solo due sono stati vescovi e martiri: quello di Nizza o Niciensis e quello di Lucera o Lucerinus. Ora se la città di Termoli possiede un San Basso, altri non può essere, secondo il Mostardi, che quello di Lucera, in quanto quello di Nizza è custodito appunto a Cupra-Marano. Tuttavia per il San Basso di Nizza sorgono alcuni problemi di carattere storico: "Nel Martirologio Romano, la cui prima edizione risale al 1583, al giorno 5 dicembre, è riportato: "S. Basso, vescovo di Nizza presso il fiume Varo, martirizzato sotto gli imperatori Decio e Valeriano dal preside Perennio". Ma l'unico Perennio storicamente noto è prefetto di Roma alla fine del II secolo. Ed un Basso che sia stato vescovo di Nizza risulta ignoto alle fonti agiografiche e agli elenchi episcopali. Inoltre, solo nel 1602, quindi dopo 19 anni dalla pubblicazione del Martirologio Romano, la diocesi di Nizza, a conclusione di un sinodo diocesano, proclama un S. Basso primo vescovo di Nizza e martire".

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