CARBONARI Lorenzo fu Sante,
nato ad Ancona il 4 giugno 1823,
residente a Grottammare,
inabile al lavoro per ferite riportate in guerra
Carbonari Lorenzo: il garibaldino di Grottammare
CARBONARI LORENZO, pur essendo nato ad Ancona, da tempo risiedeva a Grottammare. Era un marinaio ed era iscritto nella matricola pontificia per la gente di mare. La sua iscrizione risale presubilmente - la matricola è andata perduta - nel marzo del 1841 a Grottammare.
Il Carbonari marinaio, oggi possiamo dire un fante di marina, insieme al conterraneo Raffaele Rivosecchi (1) di Marano (oggi Cupramarittima) a Talamone dovette sostituire il timoniere del piroscafo
Lombardo (comandante e timoniere era Andrea Rossi), il quale era stato sbarcato perchè dipendente della società Rubattino e non voleva essere ostaggio dei sequestratori del piroscafo - evidentemente non era stato avvertito della messainscena del finto atto di pirateria nostrana. Il pilota del "Lombardo" era l'anconetano Burrattini Carlo.
Alla guida del Lombardo sbarcarono a Marsala (2) sotto il fuoco delle navi Partenope e Stromboli.
la nave «Lombardo»
Veduta di Marsala scattata l'11 maggio 1860, il giorno dello sbarco (archivio Grifasi-Sicilia)
Carbonari ottenne a Calatafimi (15 maggio 1860) in località Pianto Romano (2a) (lungo la statale 113 che da Calatafimi va verso Trapani a circa un Km. dal paese vi è un bivio dal quale si arriva al colle di Pianto Romano.) il battesimo di fuoco e una ferita alla spalla destra che gli precluse i successivi combattimenti di Alcamo e Palermo.
A Milazzo (17-22 luglio 1860) venne riproposto in linea, ma ebbe una ferita alla testa.
Nonostante la ferita venne imbarcato sulla Piro-fregata a vela Tukery per la spedizione del 10 agosto 1860 a Castellamare di Stabia, nel vano tentativo di impadronirsi di una nave borbonica (2b).
Dopo la battaglia del Volturno (2c) venne dichiarato inabile al servizio, nonostante la domanda di essere arruolato come marinaio nella costituenda flotta della regia marina italiana.
Ottenne, tra pochi fra i "Mille", la pensione ai sensi della legge 22 gennaio 1865, n.2119, dopo essere stato promosso ufficiale - S.Tenente.
A Grottammare, dopo la pensione, pare gestisse un negozio di articoli da pesca.
Morì suicida a Senigallia, dove nel frattempo si era trasferito, il 27 dicembre 1890.
Note - (1) - RIVOSECCHI, detto ARIGOSETTI, Raffaele fu Nicola, nato a Marano il 7 maggio 1839, (già) marinaio, morto a Marano il 16 luglio 1861. Marano modificò il nome in Cupramarittima a seguito di un Regio Decreto del 9 novembre 1862.
Il Rivosecchi è il 858°nell'elenco ufficiale dei "Mille" e non ebbe pensione - (2)
Partito da Quarto il 6 maggio, il convoglio dei due vapori Lombardo
e Piemonte giungeva la mattina dell’11 presso le isole Égadi. Garibaldi, informato che poche ore prima due navi da guerra borboniche (la Stromboli, comandata dal contrammiraglio Guglielmo Acton,
e la Capri) avevano lasciato il porto di Marsala, decise
di effettuarvi lo sbarco. Nel porto c'erano ancora due cannoniere inglesi,
l'Argus e l'Intrepid, che avevano parte degli equipaggi a
terra, e un mercantile americano. Lo sbarco ebbe subito inizio e già
era compiuto quello del Piemonte e in parte quello dal Lombardo,
quando si videro arrivare tre navi borboniche: prima la Stromboli (Corvetta di 2° rango a ruote proveniente dalla Marina borbonica, varata in Inghilterra nel 1844, iscritta nel naviglio nazionale nel 1861, radiata nel 1865),
verso le 14, e poi la Capri con la Partenope (fregata a legno e a vela, costruita a Castellammare di Stabia nel 1834. Prese parte alla spedizione contro la Sicilia insorta nel 1818-1849. Nel 1860 partecipò alla cattura delle navi Piemonte e Lombardo a Marsala, dopo che ne erano sbarcati i garibaldini. Poi riparò a Gaeta e passò nel 1861 a far parte della Regia Marina, divenendo nave scuola cannonieri. Fu radiata nel 1868).
Queste non poterono prendere subito di mira i due legni garibaldini per il timore
di colpire le navi straniere (3), e solo più tardi, quando gli equipaggi di queste furono risaliti a bordo, venne iniziato il bombardamento. Ma era troppo tardi. In meno di due ore, dalle 13 alle 15, i Mille, aiutati dalla popolazione, erano a terra, incuranti del tardivo fuoco del nemico rivolto sui due legni della spedizione e quindi anche sulla città.
Il Lombardo, arenatesi, fu colato a picco (4), mentre il Piemonte venne verso sera catturato e poi rimorchiato a Napoli.
Mentre i volontari si accampavano oltre l'abitato, fuori dal tiro delle navi borboniche, Garibaldi convocò il Decurionato di Marsala nella grande aula del palazzo della Loggia e proclamò decaduto il Borbone dal Regno delle due Sicilie accettando la dittatura.
Alle 5,30 del giorno seguente, 12, i Mille iniziarono la marcia verso l'interno,
diretti a Salemi. (notizie tratte dal sito http://www.grifasi-sicilia.com) - (2a)
La battaglia di Calatafimi fu combattuta il 15 maggio 1860, alle falde del Colle di Pianto Romano, nei pressi dell'abitato, tra i Mille di Garibaldi, affiancati dai picciotti siciliani, e 2300 borbonici guidati dal generale Landi.
Il combattimento, iniziato verso le 10, si concluse al tramonto senza fasi violentissime (morirono fra i due schieramenti solo 19 soldati). I garibaldini entrarono in Calatafimi, sgombrata dai borbonici, prima dell'alba successiva.
La vittoria, ottenuta in condizioni non particolarmente difficili, fu psicologicamente decisiva per l'intera campagna. - (2b)
La notte del 13 agosto, su ordine di Persano, la nave Tüköry, piena di 150 garibaldini al comando di Piola Caselli, partita da Palermo il giorno prima, entrò furtivamente nel golfo di Napoli. Il Caselli, in accordo col capitano massone Vacca, comandante del vascello Monarca, tentò di abbordare quest’ultimo con alcune barche per impossessarsene. Scoperto il movimento dalle sentinelle, che reagirono con un fuoco infernale, una sola barca riuscí a stento a rientrare sul Tüköry che si allontanò approfittando del buio della notte, ma lasciando numerosi assalitori morti. Il traditore Vacca trovò rifugio sulla nave piemontese Maria Adelaide ferma nella rada. A Napoli, in quei giorni, furono stampati e diffusi apertamente numerosi fogli antiborbonici con evidenti inviti alla rivolta, senza che dalla polizia fosse preso alcun provvedimento. Il 15 agosto un battaglione di bersaglieri piemontesi fu fatto arrivare segretamente nel porto di Napoli e tenuto sotto coperta per essere impiegato al momento opportuno. Il 16 agosto in Basilicata, a Corleto Perticara, alcuni settari manifestarono a favore dell’unità d’Italia, contemporaneamente anche a Catanzaro furono organizzate manifestazioni a favore dei garibaldini. In Potenza, il comandante dei gendarmi, capitano Salvatore Castagna, ebbe da un prete, don Rocco Brienza, l’offerta di duemila piastre e il grado di maggiore se avesse riconosciuto un governo provvisorio rivoluzionario. Per il suo diniego fu poi perseguitato e dovette rifugiarsi tra i monti, unitamente ai suoi gendarmi. - (2c)
LA BATTAGLIA DEL VOLTURNO: lo schieramento garibaldino.
La linea garibaldina era un semicerchio con la curvatura rivolta a nord; al centro del diametro che ne costituisce la base c'è Caserta, dove Garibaldi collocò, con scelta felice, una forte riserva. All'estremo ovest erano poste le difese garibaldine di S. Tàmmaro e S. Maria Capua Vétere, costituite dalla divisione del vecchio generale polacco Alessandro Milbitz. A nord-ovest, nella parte alta del semicerchio, la divisione di Giacomo Medici era schierata in forti posizioni collinari a S. Angelo e, in rinforzo a questa, era giunta l'incompleta divisione del gen. Giuseppe Avezzana, sessantatreenne veterano murattiano.
Medici aveva, anche, distaccato la brg del gen. Achille Sacchi più a est, a presidiare il monte Tifata. A nord-est c'era soltanto un piccolo distaccamento di 295 garibaldini, appartenenti al 1° btg bersaglieri al comando del mag. Pìlade Bronzetti, che dal 28 settembre occupava l'altura coronata dalle rovine del castello di Morrone. All'estremità est una divisione al comando di Nino Bixio difendeva Maddaloni e la strada che, dal bivio dei Ponti della Valle, conduce a Caserta. La riserva di Caserta, quartier generale, era costituita dalle brigate dell'inglese Ferdinando Eber, di Azzanti, del calabrese Pace e la Milano di Giorgis, tutte al comando di Turr. - (3)
due cannoniere a ruote britanniche: la prima, l’Argus (comandante Winnington) era stata incaricata di proteggere i consistenti interessi inglesi nella città (gli inglesi avevano investito molto denaro nel vino siciliano e, proprio a Marsala, vi era lo stabilimento di lavorazione ed i depositi dell’Ingham). La seconda era l’Intrepid (comandante Marryat) che, ufficialmente era in sosta di trasferimento da Palermo a Malta con messaggi urgenti del contrammiraglio Mundy, ma in realtà doveva raccogliere informazioni sull’evolversi della situazione. - (4) - Per completezza di informazione ricordiamo che recentemente la rivista Focus ha enfatizzato il ritrovamento del relitto della nave "Lombardo" sui fondali delle isole Tremiti. Il filmato del ritrovamento è stato trasmesso anche dalla RAI nel corso del programma «Lineablu» (luglio 2006). Oppure vederlo in formato 3gp
scarica).
Ecco come descrive la storia
Marcello ADAM della redazione del sito "Qui Italia".
CARBONARI
Lorenzo è il 236° dell'elenco alfabetico completo (pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia del 12 novembre 1878) di tutti i componenti la spedizione dei Mille di Marsala, compilato sulla scorta dell'Elenco pubblicato nel 1864 dal Ministero della Guerra, del prospetto dei pensionati fra i Mille di Marsala e delle notizie fornite dalla varie autorità del Regno.
Un primo Ruolo nominativo (in data 19 aprile 1862) di coloro che sbarcano a Marsala l'11 maggio 1860, fu compilato da una Commissione istituita nel dicembre 1861 e composta de signori Orsini Vincenzo e Stocco Francesco, maggiori generali; Acerbi Giovanni, intendente generale; Dezza Giuseppe, Cenni Guglielmo e Cairoli Benedetto, colonnelli; Manin Giorgio, tenente colonnello; Miceli Luigi e Della Palù Antonio, maggiori; Curzio Francesco e Uziel Davide, capitani; Calvino Salvatore e Argentino Achille, deputati al Parlamento, e De Cretsckmann Giulio Emanuele, maggiore.
In seguito, per rilascio delle autorizzazioni a fregiarsi della medaglia decretata dal Consiglio civico di Palermo il 21 giugno 1860 per gli sbarcati a Marsala, un Giurì d'onore riesaminò i titoli dei componenti la spedizione e il Ministero della Guerra pubblicò un nuovo Elenco dei Mille di Marsala, nel bollettino n.21 (Anno 1864) delle nomine e promozioni, in base al quale furono concesse le pensioni. Riconosciuta, in appresso, la necessità di completare quell'Elenco, con ruolo definitivo, fu proceduto ad una generale inchiesta informativa durante l'anno 1877 e 1878, e tale lavoro, portato al maggior possibile compimento, fu pubblicato. Il vero numero dei "Mille" garibaldini che sbarcarono a Marsala era 1089.
Si ringrazia il sig Pistelli Pietro per alcune notizie sul Carbonari
Per completare l'argomento sui Mille si rimanda alla lettura del libro "I Mille di Marsala album fotografico" (parte seconda) curato da Germano Bevilacqua (ed. Manfrini, 1985), in cui sono riportate 929 foto (con i dati tutti rigorosamente controllati).
la foto del Carbonari è stata scannerizata dal numero unico dell'«Illustrazione Italiana» del 1910 (Ed. Cappelli - Bologna). In questa edizione vi sono moltissimi dati inesatti corretti poi nel libro del Bevilacqua sopra accennato.