Addio Filarella
GROTTAMMARE - Smantellata la vecchia scogliera, costruito un nuovo braccio di molo perpendicolare all’arenile.

di Pierluigi Fonzi

A coloro che questa inusuale e interminabile stagione di mitezza climatica vede ancora numerosi passeggiare lungo la spiaggia nord di Grottammare, non sarà sfuggita la presenza di gru e grossi camion che hanno smantellato la vecchia scogliera e costruito un nuovo braccio di molo perpendicolare all’arenile. I meno giovani Grottesi ricordano che il nome di quegli scogli era la “filarella”, per la sua forma lineare dalla spiaggia verso il largo per un centinaio di metri. I più aulici e forse meno giovani all’epoca lo chiamavano molo di Sisto V, ma non saprei se questo fosse dovuto a documentati riscontri storici relativi al nostro illustre concittadino.

A noi ragazzi che non avevamo il permesso dei genitori o non disponevamo di natanti atti ad arrivare alla più vasta scogliera derivata dalla frana della fine dell’ottocento, la “filarella” ha rappresentato le prime esperienze di pesca con la canna. Le prede più comuni erano le “bavose”, piccoli pesci di scoglio dall’orrendo aspetto viscido che pretendevamo di farci cucinare e che neppure i gatti di casa invece gradivano. Talvolta abboccavano altri pesci di scoglio che chiamavamo “sparacine” la cui cattura impegnava di più l’abilità del pescatore e in una zuppa potevano essere anche gradevoli pur se piene di spine.

Durante i rari permessi di pesca notturna si pescavano inoltre, con l’aiuto di una torcia e di un retino da farfalle, quei piccoli gamberi trasparenti che chiamavamo “salibrici”. Da anni ormai questa fauna non esisteva più, l’insabbiamento degli scogli e forse un mutato habitat ittico ha provocato l’estinzione di quelle specie. Ai ricordi della “filarella” si associano purtroppo anche eventi luttuosi che hanno visto i drammatici annegamenti di bambini delle “colonie”; in quel tratto di spiaggia a quei tempi decisamente periferico trascorrevano le vacanze estive i ragazzi di collegi e orfanotrofi che, non pratici di nuoto, si avvicinavano troppo agli scogli dove si formavano, a causa della corrente, buche con acqua profonda.

Fortunatamente numerosi anche i salvataggi operati dal bagnino storico delle “colonie’, Sandro Zaccagnini, personaggio indimenticabile della spiaggia Grottese meglio noto come “Lutro”. Adesso la “filarella” non c’è più; esperti di correnti marine avranno stabilito che lo spostamento di un molo di qualche metro arricchirà l’arenile di nuova sabbia portata dal largo. Alcune profane riserve su questa diagnosi ci sia consentito averle, magari il tempo ci darà torto e saremo lieti di cancellarle; quello che nessuno potrà cancellare sono i tanti ricordi che ci legano a quelle vecchie pietre annerite dal tempo e dalle alghe che ora finiranno in qualche anonima massicciata.

Pubblicata anche sul www.ilquotidiano.it giovedì 07 dicembre 2006, ore 15:58

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